The Bear 2: recensione della seconda stagione


Buon giorno cuplovers, oggi torno sul blog per parlarvi ancora una volta di serie tv. Qualche giorno fa ho messo su instagram un sondaggio in merito a quale recensione scrivere prima e ha vinto la seconda stagione di The Bear. (Se volete scegliere le prossime recensioni in arrivo seguitemi su IG 😉 ).
The Bear è una serie strana, che coinvolge in modo quasi malsano, dal ritmo impeccabile e dove si finisce per sperare -quasi oltre ogni possibilità- che i sogni del protagonista si realizzino.

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The Bear secondo stagione locandina per la recensionenel piattino abbiamo:
recensione film serietv DRAMA sul blog le tazzine di yokofilm o serietv commedia

The Bear

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5 TAZZINE TONDE TONDE: una serie che mi ha preso tantissimo pur non essendo il mio genere
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La seconda stagione di The Bear si regge meno sulle spalle del suo talentuoso protagonista –Carmy- per dare più spazio ai personaggi secondari, alterna il dramma a momenti di commedia, e spinge lo spettatore a bramare quell’episodio in più, mentre, invece, The Bear 2 si chiude al culmine della storia lasciando con l’amaro in bocca.

Ho amato e odiato Carmy in questa seconda stagione. Jeremy Allen White è così bravo a dar vita al suo personaggio che non si può fare a meno di immedesimarsi in lui e di provare le sue stesse ansie, la sua stessa rabbia quando si auto sabota. In questo, Carmy e il cugino Richie sono più simili di quanto non sembrino. Ma, se, Carmy ha un vero e proprio crollo, Richie trova finalmente una sua quadra, ho amato moltissimo il suo percorso, la sua crescita, come sceglie di impegnarsi in qualcosa. L’episodio in cui assistiamo al suo tirocinio presso un rinomato ristorante stellato è stato uno dei più belli di questa stagione. Ho amato il cameo di Olivia Colman nei panni dello chef e, in generale, come si prende il suo tempo per insegnare a Richie. Richie stesso, in un ambiente non tossico, vedendo come tutti si impegnano con passione, come sia bello anticipare i desideri dei clienti e rendere davvero felici le persone, cambia, matura, trova quell’equilibrio che gli è sempre mancato. Ho adorato il suo personaggio.

Questa stagione esplora maggiormente il contesto famigliare dei Berzatto e ne risulta un quadro un po’ disturbante. Assistiamo all’ultima cena di famiglia prima della tragica morte di Mike ed è come assistere a una tragedia e una commedia insieme. Il Natale italoamericano dei Berzatto è caotico condotto da una madre (interpretata da Jamie Lee Curtis) a un passo dal collasso nervoso e con evidenti problemi mentali, il tutto mentre i figli cercano di aiutarla senza successo, lo zio e gli altri parenti cercano di tranquillizzarla per concludersi con il colpo di testa della donna che entra con la macchina dentro casa. In questo quadro è anche possibile notare come Mike mostrasse già i primi segni di quella depressione che lo porterà al suicidio e di come, forse, il tragico evento si sarebbe potuto evitare. Un dramma familiare in bilico tra follia e normalità che affascina e disturba perchè ci rendiamo conto che non è troppo lontano dalla realtà.

Deviare l’attenzione da Carmy per esplorare maggiormente i comprimari è un’ottima scelta, ho apprezzato molto il personaggio di Tina, come fatica a ingoiare l’orgoglio per imparare davvero a cucinare, come si relazioni poi con gli chef e come, con costanza, riesca a migliorare. Se ho amato il percorso di Richie non sono, invece, riuscita ad apprezzare Sydney l’ho trovata un po’ troppo presuntuosa, è brava, e molto, e capisco che si aspetti più riguardi da Carmy ma l’ho trovata un po’ troppo “prima della classe” per certi versi e anche incapace di accettare che Carmy ha una vita (o, almeno, ci prova) oltre al ristorante. È proprio sul termine “provare” che bisogna concentrarsi, Carmy prova, ogni tanto, a staccarsi dal lavoro e a costruirsi una vita sentimentale ma quando comincia davvero a provare qualcosa per Claire ecco che torna ad auto sabotarsi, come se l’idea che nella sua vita, finalmente, vada tutto bene, lo terrorizzi. Ed è una cosa che facciamo, più spesso di quanto pensiamo, autosabotarci.

La seconda stagione di The Bear si chiude lasciando lo spettatore col fiato sospeso: il locale ha finalmente aperto ma se andrà bene o meno è tutto da vedere. Il passato continua a perseguitare Carmy e, anche se il comportamento della madre, lascia intendere che Mike possa aver ereditato da lei qualche disturbo mentale (e che anche la tendenza di Carmy ad auto-sabotarsi derivi da questo) spero comunque che il suo personaggio venga in qualche modo approfondito ulteriormente data la sua enorme importanza…

The Bear 2 è più raffinata, più coinvolgente e più stressante rispetto alla prima stagione. I personaggi sono sempre più approfonditi, il cast da il meglio di sé, l’ho divorata e il finale mi ha lasciato col fiato sospeso ad attendere una terza stagione.
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