The Bear: recensione della terza stagione
Buon giorno cuplovers, oggi torno sul blog per parlavi della terza stagione di The Bear. Una delle pochissime serie non fantasy che seguo con assiduità. The Bear è una serie che mi coinvolge sempre molto, splendidamente recitata con personaggi molto ben caratterizzati ma che rischia, stagione dopo stagione, di diventare un po’ ripetitiva e di non portare la storia e i personaggi a una risoluzione di un qualche tipo.
NELLE STAGIONI PRECEDENTI: stagione 1 | stagione 2
nel piattino abbiamo
The Bear
DISPONIBILE SU Disneyplus
STAGIONI 3 -in corso-
Delizioso, quattro tazzine e mezzo!
The Bear tre continua il suo viaggio nella vita di Carmy e della sua famiglia approfondendo in modo esemplare il protagonista della serie. Un uomo complesso, pieno di traumi mai affrontati e risolti che lui canalizza nella sua cucina, dove cambia ogni giorno menù e si impegna strenuamente per creare sempre piatti più geniali e migliori. Carmy è genio e sregolatezza, avanguardia e follia. Si dice che tutti i più grandi geni fossero anche un po’ folli e Carmy non fa eccezione. La follia della madre, il suicidio del fratello e gli anni di soprusi passati sotto gli ordini dello chef David Fields l’hanno segnato ma lo hanno anche reso quello che è. Il rapporto con Fields è quello che emerge maggiormente in questa stagione. Fields è stato l’aguzzino, il bullo di Carmy per anni, gli ha reso la vita impossibile, lo ha fatto star male eppure, quando Carmy lo affronta, capirà che, non solo l’uomo non è minimamente pentito per i modi duri, crudeli e folli che ha tenuto con lui ma è anche convinto che sia merito suo se Carmy, alla fine, ha avuto successo. Perchè Carmy non se ne è andato subito dopo aver capito quanto fosse prevaricatore Fields è qualcosa che lo show deve ancora mostrarci ma è indubbio che, in un certo senso, Carmy è rimasto soggiogato dal desiderio di eccellere e di essere apprezzato dallo chef più intransigente, meschino e crudele, in circolazione. Ed è forse per questo che, nei momenti di maggiore stress, Carmy comincia a somigliare sempre di più a Fields arrivando a scontrarsi con Sydney.
Sydney è una persona più equilibrata ma non geniale, in questa stagione la vedremo più volte domandarsi se valga la pena stare al fianco di una persona geniale ma anche sregolata come Carmy. Sydney vuole regolarità e sicurezza, non vuole cambiare menù ogni giorno e non vuole lottare per arrivare alla fine di ogni servizio senza disastri. Nel corso di questa stagione tuttavia si rivela essere una persona molto indecisa, cosa comprensibile ma, allo stesso tempo, snervante. Stare affianco a un genio vuol dire non solo dover scegliere se assecondarlo o meno ma anche accettare di essere messa in ombra, ma può anche voler dire imparare dal migliore… Spero che, nella prossima stagione, Sydney prenderà una decisione definitiva, che si tratti di rimanere al The Bear o meno, perché questo suo continuo tentennare non mi è per nulla piaciuto.
Richie e Tina sono i personaggi che ho apprezzato maggiormente in questa terza stagione. Grazie alla puntata dedicata al suo passato scopriamo come Tina sia finita a lavorare per Mikey e perchè sia così affezionata a lui. I motivi che hanno portato Mikey al suicidio non sono ancora del tutto chiari: è stata la condizione in cui si trovava il ristorante? O la follia che sembra pervadere la famiglia Berzatto? Le due cose insieme? Lo sapremo mai? Richie è molto maturato e ha trovato un equilibrio, in questa stagione riesce a creare un buon rapporto con l’ex moglie e la figlia, mi è piaciuto moltissimo come sia diventato dedito al proprio lavoro, come sia riuscito a innamorarsi della sua nuova professione e capisco che abbia il terrore che Carmy rovini tutto. Il rapporto tra i due cugini è sempre in bilico, la lite sempre dietro l’angolo e, rispetto alle stagioni precedenti, adesso è Richie quello più equilibrato.
The Bear è sempre una bella visione, ho apprezzato molto anche questa stagione anche se comincio a notare una certa ripetitività. Nonostante sia passato del tempo, la morte di Mikey sembra sempre incombere sul resto della famiglia che, forse per mancanza di risposte, non riesce ad andare avanti. Carmy sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi, mai felice dei propri risultati e sempre alla ricerca di quel qualcosa di più eppure così ferocemente devoto alla propria arte. Davvero per continuare a migliorare non si deve mai essere soddisfatti? Nemmeno per un istante?