La lancia del deserto: recensione del secondo libro della saga Demon Cycle di Peter V. Brett

Buon giorno cuplovers! Oggi, finalmente, comincio a scrivere la recensione del libro che mi ha occupato per così tanto tempo nell’ultimo mese ed è anche il motivo per cui sono uscite così poche mie recensioni: La lancia del deserto di Peter V. Brett secondo, lunghissimo, volume del Demon Cycle.
La lancia del deserto è un libro impegnativo, non solo per il peso del volume che ho amorevolmente trasportato nel tragitto casa-lavoro (pesa una tonnellata e mezzo) ma perché l’autore ha deciso di inserire due nuovi pov all’interno della narrazione e di dedicare moltissimo spazio all’antagonista della storia. In questa recensione vi spiegherò approfonditamente perché questo personaggio e, in particolar modo, la sua mentalità, mi sono risultate così indigeste. Purtroppo, devo dire che, se ho adorato L’uomo delle rune, questo secondo volume, sebbene introduca diverse cose interessanti e approfondisca i demoni non mi ha catturato allo stesso modo.

nel piattino abbiamo:

La lancia del desertociclo dei demoni cover-le tazzine di yoko

(The Desert Spear)
Peter V. Brett
Edito da Mondadori (25 maggio 2021)
Pagine volume 560  pagine della trilogia 1574
€ 35,00 cartaceo – € 15,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
Il sole sta tramontando sull’umanità. E la notte appartiene a voraci creature demoniache che vanno a caccia di esseri umani. Le leggende narrano di un liberatore, che un tempo era riuscito a unire il genere umano nella lotta, vittoriosa, contro i demoni. C’è qualcosa di vero in quella storia? Gli Uomini del Nord sostengono che il liberatore sia il mitico Uomo delle Rune…

Ciclo dei Demoni (The Demon Cycle)

  1. L’ Uomo delle rune (The Warded Man)
  2. La Lancia del deserto (The Desert Spear)
  3. La Guerra alla luce del giorno (The Daylight War)
  4. (The Skull Throne)
  5. (The Core)


Delizioso, quattro tazzine e mezzo!
voto in tazzine Strega del Crepuscolovoto in tazzine Strega del Crepuscolovoto in tazzine Strega del Crepuscolovoto in tazzine Strega del CrepuscolotazzinaMEZZA+_stregaDELcrepuscolo

La lancia del deserto è il romanzo che non vedevo l’ora di leggere da quando, tanti anni fa, mi innamorai de “l’uomo delle rune” e, sebbene mi sia piaciuto, non posso dire di non esserne rimasta, in parte, delusa. La storia di Arlen, Leesha e Rojer mi aveva pienamente convinto e lasciato con un sacco di domande cui non vedevo l’ora di avere una risposta. La lancia del deserto da alcune risposte ma l’autore, a mio avviso, dedica troppi capitoli a narrare l’ascesa al potere di Jardir. Concentrandosi troppo sull’impero krasiano a discapito della trama principale. Questi capitoli mi hanno… annoiato. Non sono riuscita a capire se l’intento dell’autore era quello di descrivere lo stile di vita del popolo del deserto o di far apprezzare al lettore il personaggio di Jardir, se l’intento era quest’ultimo, allora ha fallito su tutta la linea.

Jardir è cresciuto in una società che da valore solo alla forza, gli unici uomini onorevoli, nella società krasiana, sono i guerrieri che, ogni notte, scendono nel dedalo per combattere contro i demoni, tutti gli altri vengono considerati inferiori anche se, di fatto, senza i mercanti, il resto dei krasiani non se la passerebbe molto bene… Questo lo porterà ad allontanarsi dall’amico Abban solo perché quest’ultimo non ha il coraggio di un guerriero. È come se, per Jardir, ci fossero dei requisiti fondamentali da possedere e, chi non li ha, è automaticamente un essere inferiore. È stato interessante vedere con gli occhi di Jardir il terribile tradimento ai danni di Arlen e come l’uomo abbia deciso che l’amico non era degno della lancia e che non poteva essere il liberatore solo per una questione religiosa. Quello che non sopporto di Jardir è il suo non voler ammettere, nemmeno con se stesso, che le sue azioni hanno portato alla morte di persone innocenti, che ha tradito un amico che si fidava di lui e, peggio ancora, si nasconde sempre dietro alla religione. Jardir è un conquistatore e, in quanto tale, lascia dietro di sé una scia di sangue e impone i propri usi e costumi ai popoli sottomessi, come i conquistatori hanno sempre fatto, niente di nuovo sotto il sole, eppure, lui si ritiene migliore perché è convinto che questo sia il volere di Everam. Inutile dire che il pericolo di questa situazione è che Jardir arrivi a considerarsi una sorta di dio onnipotente… Ho trovato il suo personaggio irritante, senza dubbio ben approfondito, ma mentre leggevo, spesso mi sono ritrovata a pensare cose come: “anche meno Jardir eh, anche meno

Ben lontano dal deserto, la Conca prospera grazie alle invenzioni di Leesha, alla ferocia di Arlen e alla musica di Rojer. I rapporti tra i tre ragazzi sono quanto mai complessi. Arlen è convinto di non essere più umano e, a differenza di Jardir, vuole che le persone se la cavino senza di lui. Questo, a mio avviso, è quello che fa di lui il vero Liberatore che sceglie di fornire agli uomini i mezzi per liberarsi da soli, piuttosto che comandarli e privarli della libertà. Arlen è il personaggio più complesso della storia e, anche in questo secondo volume, non se la passerà bene… Per la prima volta dopo anni, si ritroverà faccia a faccia con la vita cui ha rinunciato per diventare l’uomo delle rune e, anche se lui afferma di essere riuscito nel proprio intento e di non avere rimpianti, la verità non è così semplice. Leesha fa del suo meglio per aiutare gli abitanti della Conca e finisce per diventarne la leader. Leesha è una donna in gamba, forte e intelligente eppure finirà per dimenticare la cosa più importante… Rojer continua a struggersi per Leesha, pur sapendo che lei non lo ricambierà mai, però, almeno, non è così pronto a lasciarsi persuadere da Jardir che loro e i krasiani sono uguali. Il ragazzo deve crescere ma l’ho trovato già un po’ più adulto rispetto al primo libro.
In questo volume c’è un nuovo personaggio principale che va ad aggiungersi agli altri pov già presenti: Renna. Se in “L’uomo delle rune” non mi aveva particolarmente colpito ed era davvero marginale qui acquista molto più spazio divenendo protagonista al fianco degli altri, non ho potuto fare a meno di provare rabbia per la terribile situazione in cui si trova, una situazione la cui unica via di scampo la porterà, inevitabilmente, alla rovina… Il destino di Renna sembra indissolubilmente legato a quello di Arlen: che sia lei l’unica donna a poter davvero stare al suo fianco?

Mentre ciascun personaggio percorre la propria strada, tutto sembra voler convergere, inevitabilmente, a uno scontro finale tra Arlen e Jardir ma anche il Principe Coreling, la più potente creatura uscita dal Fulcro, sta studiando la situazione, prima di fare la sua mossa. I piani di tutti i personaggi potrebbero naufragare miseramente di fronte all’arrivo di un nuovo, letale, nemico.

La Lancia del Deserto è un buon secondo volume ma non privo di pecche. Se ho apprezzato moltissimo l’approfondimento che è stato fatto sui demoni e sulla caratterizzazione dei personaggi ho trovato che troppi capitoli siano stati dedicati al passato di Jardir cosa che ha rallentato di molto la narrazione rendendo questo romanzo fin troppo lungo. Ho adorato scoprire più cose sui demoni anche se non posso non domandarmi come, con l’aiuto dei mimic, le creature non abbiano ancora annientato l’umanità… La loro gerarchia è interessante così come lo è il loro capo, il principe Coreling. Questa creatura pare avere in mente un piano preciso ed è pronto ad eliminare qualunque ostacolo sul suo cammino che si tratti dell’Uomo delle Rune o del Liberatore Krasiano…
Tutti i pezzi sono allineati sulla scacchiera, non rimane che aspettare per scoprire chi farà la prima mossa.


Nona Grey
Un piccolo odio

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

Ho detestato l’arroganza di Jardir, odio chi si sente superiore a tutto e, soprattutto, si sente sempre nel giusto. Jardir ha la convinzione che tutto quello che fa sia voluto da Everam e non si rende conto di non essere un Liberatore ma solo un Conquistatore che costringe i popoli sottomessi ad adattarsi ai suoi usi e costumi e che uccide chi gli si oppone, innocenti o meno. Sentirsi legittimati a fare qualsiasi cosa perché è “il volere di dio” è il modo migliore per diventare un tiranno. Quanti uomini del nord sono morti? Quante donne sono state stuprate? Se Jardir fosse onesto con se stesso e si comportasse di conseguenza non mi risulterebbe insopportabile. Leesha e Rojer si sono lasciati ingannare dalle belle parole di Jardir un po’ troppo facilmente, a mio avviso, essi vedono solo un lato del popolo krasiano e non la loro mancanza di pietà… quando apriranno gli occhi sarà troppo tardi?

Mi è piaciuto molto lo scontro che ha visto contrapporsi Renna e Arlen al principe coreling, peccato davvero che, per un soffio, non siano riusciti ad ucciderlo… la scoperta finale fatta da Arlen, ossia che il Fulcro ospita milioni di demoni mi ha lasciato con ancor più domande: perché non escono dal Fulcro per sterminare l’umanità una volta per tutte? Certo, si capisce che i principi coreling possono emergere solo in alcune notti particolari, ma basterebbe che in una di quelle notti si accordassero per sferrare l’attacco decisivo… Mah! Spero che il prossimo volume approfondisca ulteriormente la questione…