Recensione di “Due Vite” di Emanuele Trevi

Cari Lettori, oggi vi racconto di una lettura speciale «Due Vite» di Emanuele Travi, un piccolo tesoro uscito qualche settimana fa per la Piccola Biblioteca Neri Pozza.

nel piattino abbiamo:

Due Vite

Emanuele Trevi
Edito da Neri Pozza (28 maggio 2020)
Pagine 128
€ 12,50 cartaceo – € 7,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
«L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità».
Così scrive Emanuele Trevi in un brano di questo libro che, all’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, così propensa alle illusioni.
Ne ridisegna i tratti: la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo; l’aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, così seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava. Ne mostra anche le differenti condotte: l’ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore.
Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell’unicità di questo libro non stanno nell’impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura: l’amicizia.
Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all’ultimo trasparente e felice,quel legame che accade quando «Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino».

UNA BELLA LETTURA

Se state per chiudere la pagina perché non conoscete Pia, Rocco o le loro opere, non fatelo perché vi assicuro, non è importante. Vi basti sapere che sono un uomo e una donna, diversissimi fra loro al punto da apparire quasi inconciliabili, scrittori ma soprattutto amici, che sono rimasti tali sino all’ultimo giorno delle loro vite.
Sebbene legati dalla passione per la scrittura, non è lei il vero collante del loro rapporto, infatti, ciò che unisce Pia e Rocco è il terzo protagonista di questa storia, nonché voce narrante di queste pagine: Emanuele Trevi.

«Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene»

Come vi dicevo, più che un memoriale «Due vite» è uno scritto d’amore, un elogio all’amicizia e alle sue fragilità, il racconto della «seconda vita» di un bizzarro, ma indissolubile trio.
La storia ha inizio a Parigi, al Musèe d’Orsay, dove tre individui osservano il neo-arrivato della galleria l’«Origine del Mondo» di Courbert.
Un uomo dai lineamenti spigolosi e dalla folta capigliatura, rapito dalla potenza dell’immagine, dà le spalle ad un altro poco più giovane di lui e ad una donna dall’aspetto signorile ed eccentrico allo stesso tempo.
I due uomini discutono animatamente sulla tecnica e sul significato del dipinto, mentre la donna con ferma discrezione cerca di placare la futile contesa.
Come in quella galleria così la vita di quel trio procede fra le pagine del libro di Trevi, che, aprendo il suo cuore al lettore, racconta di quella strana coppia di cui egli è stato spettatore e amico, rivale e sostenitore.

La diversità «aderente» fra Rocco e Pia è il nucleo centrale dell’opera e a dimostrazione di come la vera amicizia sia -anche e soprattutto- complementarietà lo stesso intento dell’autore appare (a mio avviso) differente quando scrive dell’uno o dell’altra.
Con la medesima intensità e intimità Trevi parla e racconta di quella strana coppia ma, mentre i capitoli dedicati a Pia appaiono teneri monumenti alla sua bontà e unicità, le parole dedicate a Rocco compongono più una lettera di perdono e di riscatto.

«Le parole non sono stati d’animo»

Perché leggere questo intimo racconto?
perché tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto parte di un trio e proprio per questo sappiamo che molto spesso il fragile equilibrio di questo rapporto dipende dalla forza e la pazienza di uno dei «moschettieri», quello apparentemente neutrale che placa gli animi ed evita gli attriti.
A volte però ciò non basta e il trio si spezza. Ci si allontana silenziosamente, a piccoli passiVi è mai successo? Vi siete mai chiesti perché avete smesso di vedere o sentire quella persona?
Leggere Trevi mi ha fatto riflettere proprio sul valore dell’amicizia e su quella «seconda vita» che apparentemente viviamo nella testa di chi ci vuole bene.

Secondo voi, i vostri amici, cosa scriverebbero di voi in questo istante?
Probabilmente, indipendente da come scegliamo di vivere la nostra vita e inseguire la nostra felicità, avremo sempre bisogno di qualcuno che ci faccia caso.
Qualcuno a cui chiedere come sta andando la nostra seconda versione, qualcuno a cui affidare la seconda metà di noi.
Trevi, infatti, con la sua breve ma intensa opera, non fa altro regalare ai suoi due cari amici uno spazio in cui continuare a convivere, per sempre, in perfetta armonia:
Rocco con il suo Pasticciaccio e Pia con il suo Giardino Segreto tornano indietro al 1995, davanti a quel dipinto e, come nell’opera di Malevich in copertina, si rincontrano e si riabbracciano per sempre nelle parole e nei ricordi dell’autore.

«Solo così, quando fare il bene è una cosa che letteralmente ti scappa, mentre nemmeno ci pensi, la mano arriva al momento giusto e scongiura il peggio. Paragonato a questo istinto morale, il bene volontario produce sempre il suono di una moneta fasulla»

«Due Vite» con la sua intensa ed intima brevità è una riflessione sull’amicizia, sul perdono e sulla diversità.
Dopo aver letto di questa amicizia fra quell’uomo, altero e rancoroso in costante ricerca dell’approvazione altrui e quella donna eccentrica e naturalmente buona che ritrova sé stessa in un giardino ai piedi dei monti pisani, continuo a domandarmi come la mia «seconda vita» verrebbe scritta in questo momento e da chi.
Ho capito che il compromesso, quello incondizionato, è la vera essenza dell’amicizia e che, avere qualcuno con cui «rubare un po’ di piacere a questo mondo» non importa in che modo, è un bel regalo da fare a sé stessi e a chi ci vuole bene.

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1 Comment
  • Lou
    27 Giugno, 2020

    Una recensione”profonda”, con originali spunti di riflessione. Libro da leggere.

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