La guerra alla luce del giorno: recensione del terzo libro della saga Demon Cycle di Peter V. Brett

Buongiorno cuplovers!
In realtà vi sto scrivendo di sera e, vista l’ora, sarebbe più appropriato augurarvi la buona notte ma va beh… ^^” Prima di continuare a recuperare recensioni di film e serie tv arretrate voglio parlarvi della mia ultima, lunghissima, lettura. Come avrete notato, di recente ho recensito i primi due romanzi del Demon Cycle (“L’ Uomo delle rune” e “La Lancia del deserto“) e oggi vi parlo dell’ultimo, deludente, volume. “La Guerra alla Luce del Giorno” non è un brutto romanzo ma si è rivelato inferiore ai due volumi precedenti. Ci sono personaggi che hanno comportamenti assurdi e, in generale, il libro scorre molto lento per poi arrivare a un frettoloso scontro decisivo nel finale.

nel piattino abbiamo:

La Guerra alla Luce del Giornociclo dei demoni cover-le tazzine di yoko

(The Daylight War)
Peter V. Brett
Edito da Mondadori (25 maggio 2021)
Pagine volume 592 pagine libro 1567
€ 35,00 cartaceo – € 15,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
Il sole sta tramontando sull’umanità. E la notte appartiene a voraci creature demoniache che vanno a caccia di esseri umani. Le leggende narrano di un liberatore, che un tempo era riuscito a unire il genere umano nella lotta, vittoriosa, contro i demoni. C’è qualcosa di vero in quella storia? Gli Uomini del Nord sostengono che il liberatore sia il mitico Uomo delle Rune…

Ciclo dei Demoni (The Demon Cycle)

  1. L’ Uomo delle rune (The Warded Man)
  2. La Lancia del deserto (The Desert Spear)
  3. La Guerra alla luce del giorno (The Daylight War)
  4. The Skull Throne
  5. The Core


Quattro tazzine meno qualche piccola cosa
voto in tazzine Strega del Crepuscolovoto in tazzine Strega del Crepuscolovoto in tazzine Strega del CrepuscolotazzinaMEZZA+_stregaDELcrepuscolovoto in tazzine tazza giù

Non tutte le ciambelle riescono col buco e, purtroppo, non tutte le saghe migliorano di libro in libro. È il caso del Demon Cycle di cui, purtroppo, questo si è rivelato il volume peggiore. Se in la lancia del deserto l’autore aveva scelto di dedicare molti capitoli alla storia di Jardir, rallentando la narrazione, qui fa di peggio narrando quella di Inevera. Il problema non è tanto dedicare più spazio al personaggio di Inevera, che risulta comunque meno insopportabile del marito. Il problema è che l’autore narra per la terza volta la stessa storia cambiando solo punto di vista. Ho trovato interessanti alcune parti della storia di Inevera che sono utili per capire meglio il suo personaggio, le sue scelte e, soprattutto, capire come funziona la magia delle hora ma il tutto poteva tranquillamente essere inserito in un capitolo o due… Invera è un buon personaggio: determinata, decisa a creare la propria fortuna, manipolatrice ma anche onesta circa il suo modo di essere. Ama Jardir e sa che il Liberatore non nasce ma si crea ed è lei a scegliere di far diventare Jardir quello che è. Ma sebbene io l’abbia apprezzata, trovo che dedicarla tanto spazio abbia rallentato troppo la narrazione, quasi come se l’autore volesse allungare il brodo.

In la guerra alla luce del giorno l’autore cerca di approfondire i rapporti tra i vari personaggi e, allo stesso tempo, di delineare meglio la minaccia rappresentata dai principi coreling che sono sempre più decisi ad annientare Arlen e Jardir prima che sia troppo tardi. Cominciamo a capire meglio come funziona il Fulcro, come sono organizzate le caste dei demoni e quali sono i loro obiettivi, capitoli molto interessanti purtroppo intervallati da lunghi capitoli dedicati agli intrighi krasiani. Se Krasia ha dalla sua quella di essere un regno militarmente ben organizzato è anche vero che, sebbene Jardir sia il capo assoluto dei krasiani, deve sempre tenere conto delle trame dei vari capitribù, della rivalità sempre più feroce tra i suoi figli maggiori e delle mire della stessa Inevera. Se Krasia è un regno militarmente ben organizzato, non è coeso come la Conca del Taglialegna e Jardir dovrà farci i conti. Purtroppo ho trovato questa parte un po’ troppo lunga e noiosa anche se è stata utile per capire meglio i rapporti tra Jardir, Inevera e Abban. Insomma, come avrete capito, dal mio punto di vista, la pecca di questo libro è di essere inutilmente troppo lungo.

Per fortuna non tutto il romanzo è incentrato sugli intrighi della corte krasiana. Arlen e Renna, tornati alla Conca, si preparano ad affrontare il peggio e coronano la loro relazione sposandosi. Devo dire che, tra le varie, strane coppie, presenti nel romanzo, Arlen e Renna hanno il loro perché. Renna capisce Arlen meglio di chiunque altro e, sebbene sia parecchio insicura e un po’ aggressiva, apprezzo la sua schiettezza e i suoi modi diretti. Arlen diventa sempre meno umano e più potente, il legame con Renna è quello che lo tiene ancorato al mondo umano impedendogli di raggiungere il Fulcro anche se sono convinta che vi finirà per lo scontro decisivo. Leesha e Rojer si riconfermano tra i personaggi principali ma mentre Rojer matura e diventa più potente, Leesha ha un’involuzione notevole. La donna prova ancora dei sentimenti per Arlen e non si capacita che lui abbia scelto un’altra, ed è abbastanza ipocrita da credere che tutti possano scordarsi che sono in guerra solo perché lei si è presa una cotta per Jardir… Leesha sa benissimo che Jardir è un conquistatore, che i loro popoli sono in guerra, eppure pensa che … cosa? Che Jardir metterà da parte le sue mire espansionistiche per amor suo? Capite perchè non l’ho sopportata per tutto il romanzo?

Rojer d’altro canto si ritrova sposato con Sikvah e Amanvah e, per quanto improbabile, la sua unione con le due krasiane funziona meglio del previsto. Il loro rapporto, all’inizio molto teso, pian piano diventa sempre più solido. Mi è piaciuto come viene descritto il loro potere, i combattimenti con i demoni a suon di musica e canzoni sono descritti in modo suggestivo. Il buon Rojer è forse quello che si è sistemato meglio?

Mentre i demoni mentali si preparano ad attaccare in forze la gente della Conca, Arlen e Jardir si avvicinano a un inevitabile quanto decisivo scontro. Non possono esserci due Liberatori e, per quanto Arlen non si reputi tale, è giunta l’ora di saldare i conti con l’ex amico. Era evidente fin dal secondo libro che uno scontro simile sarebbe arrivato e sono contenta che l’autore abbia deciso di non aspettare fino all’ultimo volume.
Purtroppo, sebbene abbia apprezzato la scelta dell’autore di non rimandare lo scontro al quarto volume ho trovato il tutto un po’ frettoloso. Mi aspettavo qualcosa di un po’ più… epico.

La guerra alla luce del giorno mette fine alla faida tra Arlen e Jardir ma lascia in sospeso la battaglia contro i demoni. Mi piacerebbe poter leggere i due volumi conclusivi e spero che vengano, prima o poi, pubblicati, in questo romanzo si scopre come si potrebbero sconfiggere i demoni ma la strada per arrivare alla meta è ancora lunga. La guerra alla luce del giorno è un terzo volume non all’altezza dei precedenti, che si perde davvero troppo a raccontare di nuovo la stessa storia e con un numero di pagine eccessivo, ma che mi ha comunque piacevolmente intrattenuto e spero che, chissà, prima o poi potrò leggere il finale.


Nona Grey

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

L’ossessione di Jardir a battere Arlen l’ha portato alla morte e non posso dire che mi spiaccia per questo personaggio così arrogante, sempre convinto di essere nel giusto, che prima accetta l’aiuto di Inevera per salire al potere ma poi la usa come capro espiatorio per aver tradito Arlen. In fondo in fondo, Jardir sa di avere tradito l’amico, sa di non essere lui, il Liberatore, e arriva a convincersi che Arlen sia un demone per avere dei validi motivi per ucciderlo… Tutto questo cercare scuse, cercare giustificazioni me lo ha davvero fatto disprezzare. Se era abbastanza scontato che Arlen non sarebbe morto, non ero comunque convinta che Jardir sarebbe stato eliminato benché i due si siano affrontati in duello (di possibili escamotage ce ne sono). Ho apprezzato molto questa decisione perché un quarto libro incentrato, di nuovo, sul conflitto tra Arlen e Jardir non lo avrei sopportato.