Recensione all’anime “La forma della voce”

fantasie di zucchero sul blog letterario de le tazzine di yoko - rubrica anime e dorama

Buona sera cuplovers, oggi -dopo tantissimo tempo- vi parlo di un film d’animazione giapponese: La Forma della Voce.
C’era un tempo lontano in cui guardavo davvero tanti film d’animazione, poi, un po’ perché ho smesso di acquistare dvd, un po’ perché nei cinema li trasmettono solo per pochi giorni, e io non facevo mai in tempo ad organizzarmi, ho smesso di vederli in favore delle serie tv. Qualche giorno fa, sfogliando il catalogo di Netflix, ho scoperto che c’è una sezione dedicata anche agli anime e ai film d’animazione giapponesi (lo so, potevo anche accorgermene prima…) e così, incuriosita, mi sono messa a sfogliare il catalogo e ho scelto di vedere La Forma della Voce.
Se avete dei titoli da consigliarmi scrivetemeli nei commenti

nel piattino abbiamo: shoujo 02 - malatamente otaku - 1 barretta di cioccolato shoujo e josei sul blog letterario de le tazzine di yoko contemporaneo, romantico, bullismo.

La forma della voce

Regia di Naoko Yamada
Disponibile su Netflix


Delizioso, quattro tazzine e mezzo!
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Rivedere un film d’animazione giapponese dopo un paio di anni che non ne guardavo è stato un po’ come tornare a casa e scoprire che qualcosa è cambiato… Senza dubbio a livello grafico, i paesaggi, le case etc. sono molto più accurati pur non perdendo quei toni pastello che sono tanto tipici degli anime e che io, personalmente, ho sempre adorato. Allo stesso tempo mi sono un po’ dovuta riabituare ai tempi, dolci e lenti di queste storie, alla delicatezza dei sentimenti, all’importanza di un gesto all’apparenza semplice.
La forma della voce narra una storia di bullismo e redenzione, di crudeltà e gentilezza che a tratti un po’ spiazza portando lo spettatore a farsi delle domande, quelle che io, personalmente, mi sono già posta svariate volte nel corso degli anni.

Shoko Nishimiya è una dolcissima ragazzina non udente appena giunta in una nuova scuola, è un po’ impacciata e molto timida, gentile e sorridente. Per comunicare con i suoi nuovi compagni sceglie di usare un semplice quaderno ed è così che spera di integrarsi con loro. Nei primi giorni tutti si mostrano gentili con lei, tutto sembra andare per il meglio ma… un po’ alla volta gli altri ragazzi iniziano a schernirla. Sparlano di lei, la isolano, la prendono di mira. Perché? Questo film mostra quella che è una cruda verità: non c’è un motivo dietro al bullismo, non è per qualcosa che si è fatto che si viene bullizzati, succede e basta. Shoko non ha indossato un vestito strano, non si è comportata in modo insolito, non ha detto o commesso cattiverie, non ha fatto nulla di male ma, in quanto diversa dagli altri, viene presa di mira.
Shōya è uno dei primi a prendersela con lei, seguito da tutti gli altri. I compagni tormentano di continuo la povera Nishimiya e Shōya arriva a strapparle di dosso e gettarle via l’apparecchio acustico che è il suo modo per sentire, per connettersi con gli altri… come se in questo modo volesse isolarla ancora di più mettendo in evidenza quello che, secondo lui, la rende diversa da loro. Questo gesto crudele si ripete più e più volte fino a quando la madre di Nishimiya, esasperata dal fatto di dover ricomprare ogni volta l’apparecchio acustico e preoccupata per la figlia decide di farle cambiare scuola.
Quando la scuola, preoccupata per l’accaduto, cerca un responsabile, ben lungi da fare una bella ramanzina a un professore troppo indifferente per fare qualcosa, ecco che tutti i compagni incolpano Shōya. Dando prova che ognuno di loro ha sempre e solo pensato ai propri interessi e che non sono mai stati davvero amici, l’intera classe è pronta a dimenticare il male fatto e creare un capro espiatorio. La situazione si ribalta e Shōya passa da essere il bullo, ad essere la vittima. Si crea quindi una sorta di circolo vizioso per cui, chi ha inflitto dolore sembra destinato a ricevere lo stesso trattamento, una sorta di punizione karmica che, tuttavia, fa anche capire che i compagni di Shōya non si sono davvero pentiti per come hanno trattato la povera Nishimiya, altrimenti non rifarebbero la stessa cosa con Shōya. Non è quindi possibile mettere fine a questa catena di crudeltà e indifferenza una volta per tutte?

L’isolamento e la sofferenza di Shōya faranno crescere in lui il senso di colpa per quanto fatto a Nishimiya fino a farlo arrivare a un punto di svolta: decidere di cercarla per chiederle scusa. Shōya riuscirà a ritrovarla e a rimediare al male fatto? Lui stesso si è ormai rassegnato ad essere maltrattato e alienato eppure, proprio quando ha gettato la spugna qualcuno sarà inaspettatamente gentile con lui. A volte basta poco, un sorriso, un gesto, per salvare una persona.
La forma della voce è una storia delicata che ci mostra gli effetti del bullismo non solo su chi lo riceve ma anche su chi lo compie. Purtroppo non credo che, chiunque si ritrovi a fare il bullo, poi si renda conto del male che ha fatto come è successo a Shōya ma il percorso del ragazzo e il messaggio di questo bel film d’animazione non può che farmi ben sperare.
La forma della voce si è rivelato un film delicato, più profondo di quanto sembri e capace di trattare un tema un po’ abusato come il bullismo con inaspettata delicatezza ma senza celarne gli aspetti più alienanti e insensatamente crudeli.
Come ci si può adattare ad un mondo che non può sentirti? Che cosa si può fare quando redimersi sembra impossibile? A volte la risposta può essere più a portata di mano di quanto pensiamo: imparare ad ascoltare.

Può succedere che nel corso della vita si provi dolore, è la stessa cosa per tutti. Per questo motivo, devi cercare di accettare e amare anche i lati peggiori di te stessa, e andare avanti.”

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

Non mi aspettavo il risvolto drammatico del finale, il tentato suicidio di Nishimiya, il sacrificio di Shōya per salvarla che, in questo modo, si riscatta completamente per tutto il male che le ha fatto. Spesso sottovalutiamo il dolore che infliggiamo agli altri, non sappiamo quello che stanno passando e non valutiamo il peso delle nostre azioni…

Il finale, per fortuna, è lieto, Shōya è riuscito, a mio avviso, a rimediare al male che ha fatto e Nishimiya sembra felice o, almeno, non si odia più così tanto. Perché è questa una delle cose più brutte dell’essere vittima di bullismo: l’incolpare se stessi. Non si da la colpa al bullo ma si finisce per pensare che sia colpa nostra, di qualche nostra mancanza se veniamo trattati male.

La forma della voce si è rivelato davvero un bel film: delicato, profondo, curato nei dettagli con un bellissimo messaggio e per nulla banale.

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3 Comments
  • Serena "Sera"
    13 Dicembre, 2019

    Questo lo volevo andare a vedere al cinema ma poi non ce l’aveva fatta 🙂 sono contenta che l’abbiano messo su Netflix così ora posso vederlo

    • tazzine e zollette - strega del crepuscolo
      strega del crepuscolo (Chiari)
      13 Dicembre, 2019

      Io mi sono persa l’ultimo film dello studio Ghibli…. Ponyo … o qualcosa di simile, spero di riuscire a trovarlo su Netflix o su amazon…

  • Mara Vercanni
    13 Dicembre, 2019

    Sembra carinissimo approfitterò della vacanze di natale per vederlo !!!

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