Intervista a Mia Valenti…ops Sara Lorenzini

    Oggi, per la nostra rubrica “una bevuta in compagnia” abbiamo il piacere di ospitare Mia Valenti autrice del libro “Il Diavolo veste Zara.
    [custom_frame_right]una bevuta in compagnia sul blog letterario de le tazzine di yoko - interviste[/custom_frame_right]

    Intervista a Mia Valenti
    A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO
    Benvenuta nel salottino virtuale delle Tazzine Mia, posso offrirti un caffè o una cioccolata calda?
    Grazie per avermi invitata! Una cioccolata calda la prendo volentieri…

  • Com’è cominciata l’avventura che ti ha portato alla pubblicazione, con Mondadori, di “Il Diavolo veste Zara”?
  • Siccome non sono tanto brava a dire le bugie, vi dirò subito la verità. Io mi chiamo Sara Lorenzini, sono l’autrice di “45 metri quadri” e di “Diario semiserio di una redattrice a progetto”, due romanzi editi da Mondadori. “Il Diavolo veste Zara” è il mio terzo romanzo, firmato con pseudonimo. Ma Mia Valenti non è un nome scelto a caso: è il nome della protagonista e questa è la sua storia.

  • Il richiamo del tuo romanzo a “Il diavolo veste Prada” salta subito all’occhio. In che modo ti ha spronato o ispirato a scrivere “il Diavolo veste Zara”?
  • Il titolo che ho scelto è una provocazione. Oggi le giovani donne, le assistenti, le precarie, le stagiste sono decisamente più agguerrite e consapevoli… È arrivato il momento della riscossa, non sono più disposte a rinunciare ai loro sogni e alla loro carriera. Non si fermano se incontrano un principe azzurro tanto meno un vecchio capo che non è disposto a lasciarle esprimere. Insomma, “Il diavoletto” oggi siamo noi, per questo sulla cover c’è scritto: Adesso tocca noi! E quindi direi di sì: “Il diavolo veste Prada” mi ha ispirato perché rileggendolo, a dieci anni dalla sua uscita, mi sono chiesta quanto siano cambiate le cose e quanto siano diverse nel nostro Paese. Mia non capita per caso nella maison d’alta moda in cui lavora, crede nel suo talento, ammira il suo capo ma decide di smettere di subire, di provare a realizzare il suo sogno professionale.

  • Quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso come scrittrice? Hai qualche aneddoto da raccontarci?
  • Sicuramente il mio esordio. Dopo tanti racconti, “Diario semiserio di una redattrice a progetto” è stato il mio primo romanzo e l’ho scritto senza immaginare che qualcuno lo avrebbe mai pubblicato. E poi “45 metri quadri”, il secondo, che è stato molto più difficile da scrivere e che ha significato molto per me, una bella conferma. Di aneddoti da raccontare ne avrei moltissimi, quelli più belli ed emozionanti sono legati alle lettere che ricevo dai miei lettori. Molti mi dicono grazie perché riesco a raccontare in chiave ironica i problemi che vive la nostra generazione. il divolo veste zara - le tazzine di yokoDi buffo, invece, mi capita spesso di essere confusa con le mie protagoniste, molti mi chiedono se i miei romanzi siano auto-biografici. Ecco perché mi sono “vendicata” e ho reso la mia protagonista, Mia Valenti, l’autrice de “Il diavolo veste Zara”.

  • Il tuo romanzo è ambientato nel mondo dell’alta moda. Potresti spiegare ai nostri lettori di cosa si occupa, effettivamente, una fashion designer?
  • Per scrivere questo romanzo ho scoperto e studiato il mondo dell’alta moda, un’eccellenza italiana. E mi è capitato di parlare con molte giovani fashion designer che mi hanno spiegato tutto della loro professione: dal disegno del figurino alla scelta dei tessuti, dalla colorazione del modello alla preparazione della sfilata. È un lavoro molto creativo, di grande precisione, che richiede una costante attenzione per i particolari e anche una lunga gavetta.

  • Il Diavolo veste Zara si presenta come un’autobiografia, mettere la vita di Mia sulla carta è stato difficile?
  • Direi che è stata una sfida! Come dicevo, ho studiato a fondo un mondo che non conoscevo e che mi ha appassionato per riuscire a costruire bene le situazioni vissute da Mia. Per raccontare, invece, le sue difficoltà, le sue ambizioni, i suoi sogni e, specialmente, le dinamiche di ufficio, con i capi e i colleghi, ho attinto molto alla mia esperienza personale. Al di là del contesto in cui si muove, Mia potrebbe essere ciascuna di noi, una ragazza in crisi economica, che vive tutte le difficoltà, le ansie e le preoccupazioni a causa di un capo terribile e ingiusto, specialmente in un Paese come il nostro in cui non c’è un vero ricambio generazionale.

  • Nel libro Mia si scontra con il suo capo, Veronique, che si rifiuta di delegare ai giovani e tiranneggia i suoi sottoposti. Mi parli di lei e del rapporto che le lega?
  • Mia ammira Veronique e la disprezza allo stesso tempo. Veronique ha fatto la storia della maison in cui lavora Mia. Mia ha studiato sui libri le sue bellissime creazioni ed è molto fiera di essere diventata già la sua assistente. Allo stesso tempo, però, Mia che comincia a sognare di prendere il suo posto un giorno, non vuole diventare come lei. Veronique è una donna sola, egoista, tiranna e presuntuosa. Si tiene stretta la poltrona, anche in un momento in cui il brand andrebbe svecchiato per salvare l’azienda dalla crisi. Veronique non vuole mai ascoltare le idee di Mia, le chiede solo di eseguire gli ordini. E Mia non ci sta.

  • Veronique, come tante persone della sua età, non ha un buon rapporto con la tecnologia e, proprio per questo, si affida al tuo alter ego letterario. Riuscirà a far pace con la tecnologia?
  • pila di libri-cuoreNon ve lo posso svelare… vi dico solo che Veronique è proprio negata! Non sa nemmeno scaricare un allegato… Per lei i social network sono inutili, per Mia invece sono una grandissima risorsa. Chissà…

  • Veronique e Mia rappresentano due generazioni a confronto: quale delle due uscirà sconfitta? Oppure ci sarà una riappacificazione?
  • Qui rischiamo di sfiorare lo spoiler… vi posso però rivelare che, sebbene il finale non sia affatto buonista, in un certo senso, nessuna delle due ne uscirà sconfitta. A essere spietato sarà solo il mercato, come dirà Mia. E il gioco tra le due, fino alla fine, sarà pulito.

  • Come spesso succede oggigiorno il lavoro di Mia non è fisso, fa la freelance, lavora più ore dell’orologio eppure non ha il tanto sospirato e sempre più irraggiungibile posto fisso. La sua situazione cambierà in meglio?
  • No, non è questo il punto. Mia non sogna il posto fisso, Mia sogna di vedere riconosciuto il suo talento. Lei vuole conquistare il suo posto nel mondo, non un contratto. È lì che cerca la sua sicurezza da un punto di vista lavorativo, per costruire il suo futuro.

  • Quale consiglio daresti a chi sogna di lavorare nel mondo della moda?
  • Di frequentare una buona scuola, di avere l’umiltà di fare una lunga gavetta, ma di continuare a disegnare abiti per se stessi, senza perdere mai il proprio stile.

  • Potresti scegliere una citazione dal tuo romanzo e condividerla con i nostri lettori?
  • La vita è quella cosa che succede quando non sei connessa a internet” oppure “Siamo una generazione che non ha niente da perdere. Chi ci sottovaluta, sbaglia”.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri in campo letterario? Pensi di scrivere un seguito de “Il Diavolo veste Zara”?
  • Non lo so. Chissà se me lo chiederanno i lettori… Intanto ho in testa un nuovo romanzo, anche questo come “Il diavolo veste Zara” con un respiro internazionale.

    Ti ringrazio per aver risposto alle mie domande e ti faccio i miei migliori auguri per la tua carriera di scrittrice.
    Grazie!

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2 Comments
  • nunzia viceconte
    13 Febbraio, 2015

    Sembra davvero molto interessante ed originale, purtroppo non ho ancora letto nessun libro di questa autrice, ma mi rifarò, promesso 😀 per il momento mi segno il titolo, questo mi ispira un sacco, e poi non so perché…i libri scritti sotto pseudonimo mi incuriosiscono sempre di più 😛

    • Laura Lombardozzi
      13 Febbraio, 2015

      Te lo consiglio, è molto bello 🙂

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