Intervista ad Alessandro Renna

alessandro renna-le tazzine di yokoOggi per nostra rubrica “una bevuta in compagnia” abbiamo il piacere di ospitare Alessandro Renna!

Vincitore con il suo “4 bicchieri di Mexcaldel premio Chrysalide per il genere fantascienza, trovate la recensione di tutta l’antologia QUI. Potete leggere il suo racconto “Gli Inquisitori” QUI.

Intervista a Alessandro Renna
A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO

    Benvenuto Alessandro, accomodati pure nel salottino virtuale delle Tazzine di Yoko, gradisci una cioccolata o un caffè? Oppure un cappuccino? Ci sono un sacco di pasticcini virtuali tutti per te!

  • Parlami di te: chi è Alessandro?
  • Ehm… giuro, sono un po’ a disagio, il salottino sarà pure virtuale, ma la mia emozione è vera… non mi ha mai intervistato nessuno prima!

    Comunque, Alessandro è un “ragazzo” di 42 anni che ha sempre scelto strade “sicure” – liceo scientifico anziché artistico, Ingegneria Navale anziché Accademia di belle arti – rinunciando a inseguire subito i propri sogni e le proprie aspirazioni e che solo negli ultimi anni si è deciso a provare a percorrere le strade da sempre sognate, nello specifico, quella della scrittura e quella del disegno.

  • Quali sono i tuoi libri e autori preferiti?
  • Mmm… difficile, non ho dei modelli di riferimento, leggo generi diversi e spesso mi sono piaciute storie che non scriverei.  Amo molto il romanzo storico: Follett, Dunnet,  Pressfield e… stravedo per il ciclo sulla repubblica di Roma scritto da Colleen McCullough – per intenderci è l’autrice di Uccelli di Rovo! – e leggevo (sì, ultimamente quasi zero) anche molta fantascienza: Asimov, in primis, ma anche Heinlein, Herbert, Williamson, Farmer, Dick, P. Anderson (e scusa se mi fermo). Ultimamente mi sono avvicinato molto al Fantasy: Hobb, Turtledove, Paolini, Zimmer Bradley e, sicuramente, Martin, per forza! – anche se, pur non rinnegando la sua bravura e la sua maestosità, negli ultimi tempi mi è venuto un po’ a noia (credo sia normale dopo le scorpacciate che ho fatto dei suoi scritti negli ultimi cinque anni!). Mi piace molto anche l’avventura e la spy story: Clancy, Cussler, Forsyth, Follett (e sì, forse Follett è il preferito tra i preferiti).

    Chiudo la carrellata con due autori che non saprei far rientrare in uno specifico genere: l’italianissimo Amanniti (stupendo “Che la festa cominci”!) e la turca Yadè Kara, bellissimo il suo “Salam Berlino” delle Edizioni e/o!

  • Quando hai iniziato a scrivere racconti?
  • [custom_frame_left]una bevuta in compagnia sul blog letterario de le tazzine di yoko - interviste[/custom_frame_left]Cinque anni fa.

    A dire il vero è da quasi dieci anni che provo a scrivere, ma nel mio delirio di grandezza iniziale, mi sono cimentato subito con un romanzo storico che prevedeva tre linee temporali con una miriade di personaggi, davvero troppo per un incapace totale com’ero allora. Così, dopo 200 pagine di sproloqui che s’inseguivano disordinatamente, mi son detto: “stop, così non vado da nessuna parte!” Allora ho deciso di scrivere storie più brevi per capire come organizzare la narrazione: incipit, svolgimento e finale, focalizzandosi solo su uno o due personaggi. E così mi si è aperto un mondo. La fase successiva è stata frequentare forum come quelli della Tela Nera e di Braviautori dove ho potuto mettermi a confronto con altri scrittori in erba scambiandomi pareri e batoste molto istruttive… purtroppo farsi leggere solo da parenti e amici alla lunga non dà frutti.

  • Complimenti per aver vinto il concorso Chrysalide, quando hai deciso di partecipare avevi già pronto il tuo racconto o l’hai scritto apposta per il premio?
  • A dire il vero… non volevo partecipare!

    È stata la mia amica Polly Russel (scrittrice steampunk conosciuta sul forum della Tela Nera) a farmi cambiare idea: aveva già letto il mio racconto e l’aveva trovato buono. Ho dovuto però modificarlo, innanzitutto per tenere conto dei suoi consigli e di quelli di Marco Lomonaco (altro amico scrittore conosciuto sul forum) e poi per “scorciarlo un po’” visto che sforava le 30.000 battute massime richieste dal bando. chrysalide-le tazzine di yokoSai, è “facile”, basta far saltare tutti gli aggettivi. Scherzi a parte, è stato un esercizio molto utile… ho scoperto che molte idee sono chiare anche se non esplicitamente dette. Otto volte su dieci poi… i possessivi sono inutili!

  • 4 bicchieri di Mexcal è un racconto di fantascienza mentre Gli Inquisitori è un racconto con ambientazione storica ed elementi fantasy. Passare da un genere all’altro non è un problema per te ma qual è il genere di cui preferisci scrivere?
  • So per certo che il Romance e il Paranormal Romance non sono nelle mie corde, del resto non sono generi che amo leggere. Diciamo che ho provato a sperimentare tutti quelli che mi piacciono come lettore. Amo scrivere racconti storici, anche perché mi affascina il lavoro di ricerca che sta dietro a questo genere. Della fantascienza e del fantasy mi piace invece la possibilità di inventare mondi nuovi con regole proprie, quanto più possibile fuori dagli schemi, è per questo che non ho messo Tolkien tra i miei preferiti: sarà stato anche il primo, ma ha scritto una storia in cui tutto si svolge come ci si aspetterebbe che debba andare… o almeno, quella è la sensazione che ho provato io leggendolo. Scrivo volentieri anche racconti d’avventura. Con i gialli invece ho qualche difficoltà in più, devo ammetterlo, sono pochi quelli che meritano attenzione.

    Mi sono persino cimentato nella scrittura di un ciclopico romanzo per ragazzi: ho scritto 400 pagine e credo che ce ne vorranno almeno altre 200… solo per completare il primo libro di una trilogia! E pensare che doveva essere una favoletta per il mio piccolo Leo!

  • Parliamo del tuo racconto 4 bicchieri di Mexcal. Ti va di parlarmi del protagonista, il soldato professionista Scott Johnson?
  • soldato-le tazzine di yokoNel creare questo personaggio mi sono ispirato al replicante di Blade Runner; l’idea di base era quella di scrivere una storia che spiegasse i sottintesi della mitica frase con cui si congeda: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi….” Sì, la scintilla che mi ha dato l’ispirazione è stata quella. Forse questa confessione lascerà intendere che ci sia meno creatività di quanto sembri nel mio racconto, ma ti assicuro che non è stato poi così facile cercare di dare un senso a quella frase che tutti (in qualche modo) citano magari senza nemmeno aver visto il film (forse il più bello in assoluto tra quelli di fantascienza!!!). Volendo vedere, poi, il sentirsi uomo del protagonista, dopo aver appreso la sua reale natura, lo porta a non voler essere un eroe positivo, ma solo un efficace esecutore di ordini, capace di annientare in vent’anni tutti i nemici così da poter essere accettato dagli umani veri. Quasi che il senso di giustizia sia irrilevante rispetto al senso di appartenenza.

  • Come mai hai scelto questo titolo?
  • Ecco, inizialmente avevo scelto un banalissimo “Star dust”, poi, dovendolo inviare a un concorso di peso, mi son detto: “no, anche il titolo ha la sua importanza!” Volevo un titolo breve, perché secondo me sono i più efficaci, e all’inizio mi ero orientato su “Mexcal”, ma se nel titolo compaiono dei numeri, non so, tutto si fa più intrigante e così…

  • Gli alieni che il protagonista dovrebbe affrontare… diciamo che non si vedono molto, senza voler dire troppo: parlami dei Raegeliani.
    Li ho immaginati come innocui insettoni, costretti alla guerra contro gli esseri umani, perché per loro sfortuna vivono su pianeti pieni di radioattività, quindi ricchi di uranio, una risorsa energetica fondamentale per il futuro che ho immaginato in questo racconto (sì, sa tanto di “Avatar” e “Fanteria dello spazio” adesso che ci penso!).

    Purtroppo avevo pochi caratteri a disposizione e ho preferito non dar loro alcuno spessore, lasciando che fossero i lettori a farsene un’idea.

  • Come ti è venuta in mente l’idea della “rivelazione finale” sulla vera natura dei soldati protagonisti?
  • Anche questa è una voluta citazione di Blade Runner, e forse ho già risposto dicendo che l’importante per il protagonista è sentirsi accettato dagli uomini piuttosto che capace di scegliere tra cosa è giusto e cosa sbagliato. La vera libertà sarebbe stata non dare importanza agli ordini ricevuti, lasciar perdere la guerra con i Reageliani e trovare un pianeta su cui far crescere una nuova civiltà, ma il senso di appartenenza e la volontà di ritornare a casa, per finta che sia, hanno avuto il sopravvento al punto da minacciare la distruzione degli uomini, piuttosto che subire il loro disprezzo.

  • Il racconto che abbiamo pubblicato sul nostro blog “Gli Inquisitori” è di tutt’altro genere: i protagonisti Hans e Thomas sono due inquisitori. Per quale motivo hai deciso di raccontare proprio una storia su degli inquisitori?
  • La storia nasce e si sviluppa dal disegno che fa da copertina. Quindi mi son detto: “e se una strega esistesse davvero, come reagirebbe un inquisitore scoprendolo?” Sì, insomma, sui libri di storia abbiamo studiato che ogni persecuzione è stata fatta per ignoranza e superstizione davanti a cose che non ci si sapeva spiegare. Anche solo l’amore e la passione a volte diventano misteri inspiegabili. È storia di pochi giorni fa, infatti, di un ventenne americano che ha ucciso sei ragazze prima di suicidarsi perché tutte lo rifiutavano. Ecco che l’etichetta di strega è stata data a tantissime donne solo perché non accettavano di subire le consuetudini della società che magari le voleva mute e servizievoli senza una volontà… ma se fosse davvero esistita una strega, perché dover subire le angherie di un inquisitore? Perché non ribellarsi? Questo è un aspetto che mi ha sempre affascinato: se uno ha davvero un potere perché non sfruttarlo, quantomeno per difendersi? Sì, insomma, secondo me tutte le volte che una donna si è lasciata uccidere era la prova che non era una strega, la prova che non aveva poteri e che il Maligno non vegliava su di lei.

  • Mentre Thomas è un inquisitore fanatico, Hans sembra avere dei dubbi su quello che stanno facendo e sui metodi del collega. Forse nemmeno Thomas, dopotutto, crede davvero che quelli che condanna siano colpevoli, inquisitore-le tazzine di yokoma ormai si è lasciato prendere la mano. Parlami del rapporto che c’è tra i due uomini.
  • All’inizio la figura di Hans era quella di spalla, un giovane inquisitore che affianca l’anziano come apprendista. Mi serviva solo per far parlare Thomas così da non dover dire apposta al lettore cose che potevano emergere dai loro scambi di battute. Poi però ho pensato che meritasse un maggior spessore e che la storia non dovesse ruotare solo su Thomas e la giovane strega. Così ho deciso che l’apprendista, messo di fronte a una situazione estrema e cruda, tirasse fuori il carattere assecondando il proprio senso di giustizia.

  • Chi ha realizzato l’immagine di copertina del racconto? Tu? L’uso dei colori e anche un po’ le forme hanno qualcosa che mi ha richiamato alla memoria le opere di Edvard Munch ^_^
  • No, no, per carità… non mi avvicinare a nessun mostro sacro.

    Sì, me la cavo un po’ anche nel disegno, anche se sono davvero poche le volte in cui ho fatto uso dei colori. Solitamente mi limito al bianco e nero, anche perché sono affetto da discromatopsia – credo sia questo il termine esatto – se ne accorse l’insegnante dell’asilo vedendomi disegnare gatti verdi!

    Più che l’illustrazione, il mio primo amore sono stati i fumetti, avrei tanto voluto fare il disegnatore, ma le scelte di vita mi hanno portato su altre strade e di tempo per farlo adesso me ne è rimasto davvero poco.

  • Com’è stato partecipare al concorso Chrysalide?
  • Coppa numero 1-le tazzine di yokoNon mi crederai, ma dopo aver inviato i racconti nelle varie categorie (ho partecipato a 4 su 5 lasciando fuori lo Urban Fantasy) me ne sono completamente dimenticato. È stato un mio amico, Livio Gambarini (anche lui scrittore conosciuto sul forum della Tela Nera) a farmi sapere che eravamo in finale. Da quel momento in poi ho fatto una fatica immane a tenere a bada l’ansia. Quando sono arrivato al giorno della premiazione, è stato difficilissimo ostentare calma. Quando poi mi hanno chiamato sul palco, non ci credevo… ma quando mi hanno richiamato per dirmi che Licia Troisi aveva deciso che il mio racconto fosse il vincitore assoluto della competizione… stavo per svenire!!!

    Non ti dico poi la cena in compagnia dello staff di Mondadori Chrysalide. Ero seduto alla tavolata assieme a autori quali Leonardo Patrignani, Barbara Baraldi, Emma Romero, Francesco Falconi, Licia Troisi e Cecilia Randall. E tanti altri competentissimi addetti ai lavori come Alfonso Zarbo, curatore di molte edizioni italiane di romanzi di successo come quelli di Martin.

    Avevo le vertigini, mentre mi rammaricavo di non avere un romanzo pronto nel cassetto da sottoporre all’attenzione di qualcuno. Vedremo…

  • Conosci di persona gli altri vincitori?
  • Sì e no. Tre hanno partecipato con me alla cena e così ho avuto modo di conoscere Giulia Dal Mas, Emanuela Valentini e Giacomo Bernini. Tutti e tre davvero simpatici e con grandi e meritate prospettive per il futuro… idea che mi sono fatto anche di Maurizio Vicedomini che non ho avuto modo di conoscere di persona. Siamo però tutti in contatto su Facebook e ci sosteniamo a vicenda ogni qual volta qualcuno pubblica i propri progressi in questo “cammino editoriale”.

  • Ebook o cartaceo?eReader-Vs.-cartaceo-le tazzine di yoko
  • Tutti e due! Il cartaceo ha un fascino intramontabile, ma costa di più. L’ebook, al di là delle solite considerazioni sul fatto che “pesa” di meno e te ne puoi portare dietro quanti vuoi ecc., costa di meno dell’equivalente cartaceo. Insomma, se prima esistevano le edizioni di lusso e i tascabili, adesso ci sono anche gli ebook. Il bello è che ultimamente, tutto ciò che ha successo a livello internazionale (prendiamo il solito George R.R. Martin) viene ristampato in edizioni sempre più lussuose… è come se il percorso per “spremere” soldi agli appassionati lettori si sia invertito: prima gli economici (e gli ebook) e poi i lussuosi!

    Al di là del mezzo, scusami se adesso faccio un po’ di critica, credo però che l’unico vero problema sia convincere la gente a leggere di più e a leggere anche gli sconosciuti. Ci sono amici miei che non hanno ancora letto nessuno dei miei racconti e mai lo faranno… è triste, ma è inevitabile: leggere è un passatempo attivo e non passivo come buttarsi sul divano e lasciarsi bombardare dalla TV.

  • Ormai, più o meno tutti abbiamo sentito parlare della crisi dell’editoria, in quanto autore, cosa ne pensi? Credi che l’ebook sarà la soluzione ottimale per risolvere la situazione?
  • Io, al massimo, sono un “aspirante autore” o, come amo definirmi io, un “autore in erba” (erba molto alta ancora!!!). Certo, le soddisfazioni stanno arrivando (come ad esempio la mia prima intervista!!!) , ma il percorso è ancora lungo e non credo davvero così semplice. La crisi, in quanto a vendite, non so come giudicarla: fino a qualche anno fa ero un lettore divoratore di pagine e il mio desiderio era che i libri costassero sempre meno e fossero sempre più belli. L’ebook può davvero fare la differenza nell’abbattere i costi, ma per molta gente (soprattutto in Italia) credo che ci sia la convinzione diffusa che tutto ciò che è multimediale debba essere gratis… l’assurdo è che anche quando lo è (vedi la raccolta Mondadori Chrysalide che è distribuita  gratuitamente su tutti i canali principali dell’editoria digitale) da molti viene snobbata a priori.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai lavorando a qualche nuovo racconto o a un romanzo?
  • Come accennavo, sono al lavoro su più fronti. L’unica cosa certa è che credo di poter dire conclusa la fase racconto. Non che non voglia cimentarmi più con scritti brevi, ma per il momento hanno la precedenza i vari romanzi che negli ultimi anni ho cominciato e che meritano una degna conclusione. Al momento sto ultimando un romanzo fantasy che, a parer mio, è molto fuori dai canoni. Nel cassetto poi c’è il romanzo per ragazzi che ti dicevo e una specie di fiaba ghotic rock. Più avanti, poi, dovrò rimettere mano al romanzo storico con cui tutto è cominciato! Vedremo.

    Bene, le mie domande sono giunte al termine, spero di non averti annoiato. Grazie mille per essere stato nostro “ospite”.

    Grazie a te e al vostro bellissimo sito. È stata davvero un’esperienza emozionante.