Review tour di “Il regno di rame” di S. A. Chakraborty

Buongiorno cuplovers, oggi siamo liete di portavi in super anteprima la recensione di “Il regno di rame” di S. A. Chakraborty, sequel di “La città d’ottone il mio romanzo (assieme a Falce) preferito del 2020.

Il secondo volume della saga Daevabad non delude le aspettative. É sicuramente all’altezza dal primo, maggiormente introduttivo, ma più ricco di azione e complotti. Gli intrighi di corte sono al centro della trama, il tradimento è dietro l’angolo. Se avete amato il primo adorerete anche questo sequel, forse anche qualcosina in più. Shippo Nahari e Ali, invece non sopporto Dara.

nel piattino abbiamo:

Il Regno di Rame

(The Kingdom of Copper)
S.A. Chakraborty
Edito da Mondadori (2 marzo 2021)
Pagine 685
€ 24,00 cartaceo – € 11,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell’abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere. Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù. Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo. Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. E una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città. Un potere che richiede l’intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.


Una bella lettura, 4 TAZZINE

L’universo creato da S. A. Chakraborty è complesso e stratificato. Il worldbuilding di Daevabad è affascinante e quanto mai ramificato, il glossario diventa fondamentale per seguire al meglio la trama e non perdere nessuna sfumatura di quanto narrato. Per molti potrebbe sembrare eccessivamente complesso e difficile da seguire, io, invece, lo ritengo intrigante e di grande intrattenimento. Amo le storie di questo tipo. Sicuramente non è un romanzo da leggere senza prestare troppa attenzione, occorre essere concentrati per comprendere tutto al meglio.
Il primo romanzo “La città d’ottone” l’ho adorato, è il mio libro (assieme a Falce) preferito del 2020. Avevo grandi aspettative da questo sequel e in parte non sono rimasta delusa.
Se il primo volume era quasi totalmente introduttivo e di presentazione, nel secondo prevale l’azione. Gli intrighi di corte che avevamo iniziato ad assaporare nel primo qui costituiscono il fulcro della trama. Le cospirazioni reali per il potere sono ben studiate, motivate e le conseguenze sono terribili, drastiche ed irrimediabili. Ogni tribù di Daevabad si schiera apertamente contro le altre, è un tutti contro tutti senza fine. C’è chi vuole spodestare un re considerato tiranno per sostituirlo con chi fondamentalmente ha un pensiero molto simile al predecessore, il tutto pur di raggiungere il potere ed il controllo della città magica.
Forse alcune scene e dinamiche sono un tantino ripetitive ed i colpi di scena, a causa dei multi pov, non sono più sorprendenti ed inaspettati come sarebbero potuti essere.
I personaggi in questo sequel evolvono molto, maturano e concretizzano il loro pensiero. Ho molto apprezzato la presenza, in questo volume, maggiore di Muntadhir, personaggio che trovo simpatico e molto più sfaccettato di come appare. Il suo conflitto interiore tra seguire il dovere verso la famiglia ed agire secondo il suo cuore lo rende tridimensionale ed intrigante. Ho anche apprezzato la presenza di tematiche LGBT+, è sempre cosa buona e giusta vedere che nei romanzi gli autori cercano di inserire tematiche delicate e importanti come queste.
Nahri e Ali sono la mia ship preferita della saga. Ali è solo troppo imbarazzato, timido e rispettoso per poter confessare i propri sentimenti a Nahri. Nahri, dall’altra parte, non ha ancora completamente superato la sua “storia – non storia” con Dara.
Oltre ai pov di Nahri e Ali, in questo secondo volume, compare anche il pov di Dara. Comprendo la sua utilità ai fini della trama ma detesto il personaggio, egoista e ciecamente fedele ai propri ideali. Dara è quasi nocivo per Nahri, è troppo potente e non accenna a rinunciare alla sua forza ed ai suoi poteri nemmeno per difendere la ragazza per cui pensa di provare un qualche sentimento.
Spero tanto che con il terzo ed ultimo volume Nahri ed Ali trovino la loro serenità insieme, la meritano.
In conclusione ho davvero amato “Il regno di rame” anche se “La città d’ottone” resta il mio preferito, per il momento, della trilogia.
Consiglio la saga a chi ha amato “Il dominio del fuoco” e in generale a chi apprezza i retelling di Aladdin o con vibes arabeggianti.


Sono rimasta sconvolta dal salto temporale. Le vicende narrate in questo libro si svolgono ben 5 anni dopo la conclusione del primo. Questo spiega anche l’evoluzione dei rapporti tra i personaggi e la crescita personale di ciascuno. Ho apprezzato ed ho ritenuto necessario il ritorno di Ali a Daevabad, la trama con lui lontano dal fulcro degli eventi non sarebbe stata altrettanto interessante. Il ruolo importante e decisivo della madre di Ali è stato inaspettato e sorprendente, ma l’ho davvero apprezzato.

Serie The Daevabad

  1. La Città di Ottone (The City of Brass)
  2. Il Regno di Rame (The Kingdom of Copper)
  3. The Empire of Gold