Recensione della saga “The Riyria Revelations” di Michael J. Sullivan


Salve Lettori, oggi proverò a raccontarvi di Michael J. Sullivan, della sua “The Riyria Revelations” e di come questa saga sia entrata ufficialmente nel circolo chiuso delle mie «letture del cuore».
Qualche mese fa vi presentai il primo volume, “Ladri di spade” (recensione QUI), cercando di invogliarvi alla lettura di quella storia che, con la sua semplicità, aveva fatto breccia nel mio cuore tenendomi compagnia nelle lunghe giornate di una primavera non proprio ordinaria.

nel piattino abbiamo:

1. Ladri di Spade
2. Sorge un Impero
3. La Festa dell’Inverno
4. La città nascosta

Michael J. Sullivan
Edito da Armenia (2017-2019)
Pagine circa 500/700
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DIRETTAMENTE NEI MIEI PREFERITI

Mentre attendevo che il mio destino di lettrice venisse decretato dall’arrivo un corriere rancoroso, tentavo di incanalare la mia trepidazione in un poco-imparziale invito alla lettura, sperando di poter condividere con voi -almeno in parte- il mio inaspettato amore. Ora il corriere è arrivato, i libri sono stati letti e io mi sento felicemente vuota. Tenterò di colmare quel vuoto che solo un libro splendido può lasciare con una recensione che renda giustizia al suo autore e al fantastico mondo che è riuscito a creare.

[PREMESSA: vi parlerò in generale della saga, non dei singoli libri (4 editi per Armenia) e non farò alcuno spoiler né sulla storia né sui personaggi.]

Nessun libro è mai fuggito al mio «marchio», figuriamoci Sullivan, a lui infatti assegno il timbro «geniale».
Vi accennai alla sua originale semplicità e al suo intento -perfettamente riuscito- di uscire dai binari del classico fantasy per dare importanza anche ad altri aspetti, troppe volte trascurati. Non solo confermo questa mia considerazione, anche ora che ho terminato l’ultima pagina, ma vi dirò di più: Sullivan fa del dettaglio il cuore della narrazione.

La sua apparente superficialità stilistica non è altro che la maschera di una intrigata e ragionata trama di intrecci. Un semplice ed efficacie bluff. Se esistessero tornei fra scrittori, Sullivan sarebbe il giocatore con gli occhiali scuri, la minima facciale inesistente che attira a sè gli sguardi attenti e preoccupati di giocatori e mazzieri.
Egli ha dichiarato di averci impiegato ben ventidue anni per concepire, scrivere, modificare e poi pubblicare questa storia.
Mosso dal desiderio di scrivere una semplice favola da leggere alla figlia, si è armato di pazienza e ha intrapreso la complicata e rischiosa strada dell’auto-pubblicazione.

«Ho scritto questa serie perché non trovavo libri simili, con l’esclusione di qualche raro romanzo per ragazzi che, comunque, aveva sempre una deriva dark. Ho scritto questi libri perché sono ciò che volevo leggere e sono ciò che desidero legga mia figlia – libri che siano un invitante e meraviglioso rifugio, un luogo di gioia dove trovare degli amici. Ho scritto questi libri perché in questo mondo cinico, incattivito e sempre pronto a denunciare la felicità e il lieto fine come miti, storie come queste sono rare, eppure sono esattamente il genere di storie che io ritengo valga la pena di raccontare»

E’ impossibile descrivere la storia senza rovinare il finale, perché la genialità di Sullivan risiede proprio nell’aver celato sotto la maschera di una scanzonata storia di ladri e di cospirazioni una riflessione sulla morale e sul riscatto.

Una storia di guerre e duelli in cui il più grande successo non verrà ottenuto con la spada, ma con la condivisione di dignità e lealtà fra uomini talmente diversi, nei valori e nelle azioni, da divenire essenziali gli uni per gli altri.
La Riyria non è solo la storia di Hadrian e Royce. La Riyira è lo storia di un uomo smarrito salvato dall’amore di una donna, di un orfano spavaldo dal cuore grande, di donne che, rifiutandosi di stare alle spalle degli uomini, lottano con le spade e con le idee e di tutti quei personaggi il più delle volte abbandonati fra le righe di una trama convenzionale.

La genialità non risiede solamente nell’aver dato voce anche e soprattutto ai personaggi «secondari», perché leggendo Percepliquis -l’ultimo episodio della saga- si comprende in realtà come l’autore abbia nascosto in ogni libro delle piccole verità.

Passaggi e considerazioni apparentemente forzati e superflui spiegano, in un finale inatteso le loro ragioni. Nulla è lasciato al caso perché tutto, anche le considerazioni più marginali, sono frutto di «attente macchinazioni» pianificate e inscenate da un personaggio o dall’altro.

«In un certo senso sono partito da storie molto semplici e ricche di archetipi classici che sembravano offrire un sano divertimento tradizionale… e se questo è ciò che vi è rimasto dopo la lettura, ne sono felice, e spero vi siate proprio svagati. Tuttavia mi auguro che in molti abbiano scorto le miriadi di fili e argomenti che si nascondono sotto la superficie».

La crescita dei personaggi è sorprendente.
Ognuno di loro matura con il procedere della storia secondo uno schema, a mio avviso, congeniale all’estesa storia e all’intento dell’autore: comunemente, nelle saghe e in generale nelle storie a più volumi, ogni libro ha un proprio protagonista e la storia tende a procedere sotto lo sguardo e la visione di quest’ultimo. Con il libro successivo, cambia il protagonista e con esso la prospettiva.
Sullivan ha optato per una diversa tecnica narrativa, una par condicio degli attori che riserva a ciascuno la propria fetta di trama.
Sebbene alcuni di loro impiegheranno più pagine per affermarsi, nessuno approfitterà di questa sensibilità per accaparrare un capitolo in più e, al contempo, nessuno verrà lasciato indietro.

Mi rendo conto di non aver raccontato molto della trama e del suo svolgimento, ma sono talmente affezionata a questa opera da non volerla «rovinare». Ho acquistato «Ladri di Spade» impulsivamente e sono certa che, se avessi conosciuto anche solo un dettaglio in più, non sarebbe stato lo stesso. La storia mi avrebbe coinvolta ugualmente e avrei comunque litigato con il fattorino indolente, ma non credo mi sarei così tanto affezionata ai personaggi.

Ritengo che Sullivan sia andato ben oltre al suo mero intento di «scrivere una storia sconosciuta agli scaffali delle odierne librerie» e che come dice lui: scrivendo un vero e proprio fantasy medievale per adulti.
Molti lo hanno criticato per mancanza di originalità, ma lui ha prontamente risposto che «[…] mi piacerebbe fosse proprio così, mancante di originalità. Mi piacerebbe che ci fossero centinaia di romanzi come questo da poter scegliere e leggere».

Bravo Sulli, per me ce l’hai fatta.
Leggete questa saga, divoratela e poi scrivetemi. Ci sono un paio di morti di cui vorrei parlare.

  • The Corner, Dermot Kennedy

saga The Riyira Revelations

1+2. Ladri di Spade (1. La cospirazione della corona – 2. Avempartha)
3+4. Sorge un impero (3. L’Ascesa di Nyphron – 4. La Tempesta di Smeraldo)
5. La festa dell’inverno (Wintertide)
6. La città nascosta (Percepliquis)

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5 Comments
  • Lou
    12 Giugno, 2020

    Una recensione che ancora una volta suscita una grande curiosità in chi ama leggere.
    Impossibile ignorare questa saga, la leggerò.

    • OLIMPIA SCOLARI
      15 Giugno, 2020

      Sono d’accordo: impossibile ignorarla ma, ancor più difficile, è lasciarla andare una volta finita 🙂

  • Simba
    15 Giugno, 2020

    Ho acquistato i primi due libri della serie (unici trovati al libraccio della mia città) dopo aver letto la tua precedente recensione. É un piacere vedere che il filone prosegue ricco di interesse, anche se la tua “voglia” di parlare di alcune morti mi fa stare un po’ sulle spine. Spero che non si rivelerà un’impresa reperire terzo e quarto.

    • OLIMPIA SCOLARI
      15 Giugno, 2020

      Tengo le dita incrociate affinché tu riesca a trovarli, hai provato sui vari siti online delle librerie?

      Sono felicissima che ti siano piaciuti i primi volumi, anche perché ora è un fantastico crescendo, promesso 🙂
      Ci risentiamo quando termini l’ultimo capitolo e vediamo cosa ne pensi -dei colpi di scena e non solo <3

  • Marisa Molivelli
    25 Giugno, 2020

    Ho adorato questa saga, pur non capendone realmente il motivo. Mi spiego… non ha cose eclatanti o situazioni paradossali che colpiscono, ma è stato esattamente quello che volevo leggere in quel momento, un po’ come Twilight, l’ho adorato perché era quello che cercavo in quel momento, forse se lo leggessi ora, cresciuta, non mi farebbe lo stesso effetto. Sono contenta che qualcuno dia risalto alla saga dedicata a Riyria

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