Buona sera cuplovers, oggi torniamo a parlare di anime con la serie “Drifting Dragons”.
Drifting Dragons è un anime fantasy che narra le rocambolesche vicende di un gruppo di draghieri: siete pronti ad andare a caccia di draghi?
Drifting Dragons
DISPONIBILE SU Netflix
Episodi 12
Ho iniziato a vedere questo anime perché mi aspettavo una bella storia fantasy e devo dire che sono rimasta un po’ delusa. Drifting Dragons è un anime davvero carino, i disegni sono ben fatti, i personaggi sono interessanti, anche se poco approfonditi, c’è tanta azione ma una trama troppo orizzontale e priva di colpi di scena ha smorzato il mio entusiasmo iniziale.
La storia è ambientata in un mondo fantasy/steampunk dove i cieli sono solcati da una grandissima varietà di draghi, i protagonisti sono un gruppo variegato di cacciatori che solcano i cieli a bordo di una gigantesca nave chiamata Quin Zaza. I draghi non sono dipinti né come mostri né come creature sagge e magiche ma come dei normali animali cui i nostri draghieri danno la caccia. Il richiamo evidente alla pratica della caccia alle balene e quindi il tentativo, in qualche modo, di nobilitare questa pratica, mi ha fatto davvero storcere il naso ma, se si supera questo aspetto e si prendere Drifting Dragons per quello che dovrebbe essere, ovvero un’opera fantasy, la si trova una visione davvero carina.
La serie purtroppo pecca, a mio avviso, di dare troppe poche informazioni. Il passato dei personaggi, prima di salire sulla nave draghiera, non viene nemmeno accennato. Non è chiaro se gli umani abbiano iniziato a cacciare i draghi per difendersi da essi o, semplicemente, perché sono l’unica fonte di cibo. Visto che non ci sono altri animali, all’interno della serie, propendo per il secondo motivo ma mi sarebbe piaciuto un minimo di background in più. L’anime alterna spettacolari sequenze d’azione ad altre più leggere e rilassate dove vengono un po’ approfonditi i rapporti tra i personaggi e, in generale, la vita del draghiere. Quello che ne emerge, è una vita dura, sempre in volo, sempre in viaggio. I draghieri hanno ben poche occasioni per legarsi ad altre persone (come testimonia la storia di Giraud che s’innamora di una giovane che lavora in un bordello), fanno un lavoro estremamente pericoloso e che si basa, per una buona parte, sulla fortuna. Diverse volte il contabile di bordo di ritrova a sottolineare che mantenere la nave e le persone che ci lavorano è davvero difficile, quindi non è nemmeno un lavoro ben retribuito, il che fa pensare che, chi sceglie di fare il draghiere, lo faccia per amore dell’avventura, per il desiderio di solcare i cieli e, sì, anche per mangiare carne di drago. Più volte viene evidenziato come i draghieri considerino i draghi non solo come la loro fonte di cibo (eccetto Mika che pensa solo a quello) ma anche come un nemico valoroso e per cui provano una sorta di strano rispetto.
I disegni sono precisi e dettagliati, i draghi sono, esteticamente, davvero fantasiosi (tranne uno, in particolare, che mi ha ricordato vagamente un mix tra l’Eva 01 e un angelo) e tutti diversi l’uno dall’altro per capacità, dimensioni e aggressività.
I personaggi non lasciano il segno, quelli principali sono tutti simpatici ma nessuno di loro mi è piaciuto in maniera particolare e gli altri sono davvero troppo secondari. Un vero peccato perché l’idea di base è molto carina. Ho sentito anche la mancanza di una missione, di una storyline principale forte. Lo scopo dei nostri eroi è dare la caccia ai draghi certo, ma non c’è una qualche razza di drago particolarmente rara che ambiscono a trovare, non ci sono dei rivali draghieri da sconfiggere. Manca un villain vero e proprio che dia uno scopo al continuo peregrinare dei protagonisti.
Ogni episodio, tranne giusto un paio, è autoconclusivo, e non lascia troppa curiosità di proseguire la visione. Ammetto di aver continuato a guardare questo anime anche perché convinta che, dopo i primi episodi, sarebbe apparso un villain oppure che venisse svelato che, oltre a cacciare i draghi, i protagonisti fossero alla ricerca di qualcosa… che volessero svelare un qualche mistero, trovare dei talismani perduti, che avessero qualche altro obiettivo insomma!
Drifting Dragons si guarda con piacere, gli episodi si finiscono in poco tempo, ma la storia non mi ha conquistata e l’ho terminato per la curiosità di scoprire se la storyline principale avrebbe subito qualche evoluzione. Ve lo consiglio solo se cercate una visione piacevole e senza pretese.
ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE
Nel corso della storia i rapporti tra i personaggi si delineano un pochino meglio, Mika e Takita si avvicinano molto, tanto che immaginavo una love story tra loro due. Takita sembra colpita da Mika e fa affidamento su di lui e l’affamato Mika, d’altro canto, sembra ricambiare il suo affetto. Quando Takita cade dalla nave, Mika è il più ostinato nel voler proseguire le ricerche e sembra incrollabilmente convinto che la ragazza non possa essere morta. Insomma, se pur accennatissima, l’inizio di una love story tra i due c’è. I due legano abbastanza anche con Giraud e l’algida Vanabelle.
Mi sarebbe piaciuto se qualcuno dei draghi si fosse rivelato qualcosa si diverso da un mero animale e che, nel corso della serie, fosse apparso un vero e proprio villain di cui ho sentito davvero la mancanza.
Drifting Dragons si è rivelato un’anime davvero carino ma a cui è mancato quel qualcosa che mi facesse davvero appassionare alla storia. La serie ha un suo finale, anche se aperto, che fa capire che le avventure della Quin Zaza continueranno. Onestamente non sento la necessità di una seconda stagione a meno che qualcosa non cambi nella storia e non decidano di introdurre un villain.
recensione di Strega del crepuscolosu Netflix
Cosa ne pensi? Lasciaci un commento