Anno mille. L’inizio della fine: recensione al seguito de “I giorni del ferro e del sangue”

Buon giorno cuplovers!
Dopo parecchio tempo finalmente torno da voi con una recensione librosa. Il romanzo di cui vi parlo oggi si è rivelata una lettura davvero lunga che mi ha portato via molto tempo facendomi perdere nei vicoli della Roma medievale con i suoi complotti e intrighi. Anno mille si è rivelato un degno seguito di I Giorni del ferro e del sangue più intrigante, con qualche piccola pecca ma più appassionante del primo volume. Siete pronti a fare un tuffo nel passato?
Anno mille L'inizio della fine Le Tazzine di Yoko
nel piattino abbiamo:

Anno mille: L’inizio della fine

Santi Laganà
Edito da ‎Mondadori (22 giugno 2021)
Pagine 576
€ 22,00 cartaceo – € 11,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
A.D. 963.
Roma vive uno dei momenti più tragici della sua storia infinita. La guerra civile incombe tra le strade e i palazzi nella trepida attesa che Ottone il Grande torni a imporre una volta per tutte la propria legge. Il giovane Papa fedifrago ha i giorni contati ma è deciso a vender cara la pelle. Tutto attorno è rovina: la città agonizza, le campagne sono abbandonate alle violenze e ai soprusi di bande di ogni risma, non esistono regole, e sopravvivere è sempre più il primo comandamento per tutti; per molti l’unico. Perché questo è solo l’inizio della fine di un mondo che non sarà mai più lo stesso. È il mondo di Anna, che ha superato pene e sofferenze indicibili, e adesso vive finalmente giorni sereni. Purtroppo, però, il destino non è ancora sazio di perseguitarla, e nuovi terribili dolori la costringeranno una volta di più a rimettere in discussione la propria indomita esistenza. È il mondo di Arnolfo, che continua la sua vita raminga di fedele e strenuo paladino di una causa irrimediabilmente persa. Ma è anche il mondo di Alì, un pirata saraceno, di Miguel, un ladruncolo ispanico, di Gregorio e di Bartolo, due vecchi mercenari in cerca degli ultimi brandelli di gloria, e di tanti altri che vivono storie parallele, lontane e diverse, che pure sono destinate a incrociarsi. Gioie fugaci e dolori sanguinosi li attendono. Accomunati come sono dalla volontà di non arrendersi alla ignobile realtà del loro tempo.

Una bella lettura, quattro tazzine e mezzo
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La lettura di Anno mille si è rivelata una di quelle volte in cui il seguito si rivela migliore del primo romanzo. I giorni del ferro e del sangue si era rivelato una bella lettura ma con davvero troppe scene di violenza sessuale subite dalla protagonista, e un po’ povera per quanto riguarda la storyline principale. Come se l’autore mi avesse ascoltato in Anno mille la trama è più incentrata sugli intrighi e i tradimenti che affliggono Roma più che sulle vicende di Anna cosa che ha reso la storia, dal mio punto di vista, molto più intrigante.
La situazione storica è tratteggiata davvero bene con Roma e i suoi intrighi come veri protagonisti del libro. Il papa si rivela una volta di più un ragazzo abbietto, le cui scelte minacceranno di distruggere l’intera Roma. Lo scellerato ragazzo ha ben pensato, dopo aver stretto un’alleanza con l’imperatore Ottone, in cambio della quale, il papa avrebbe dovuto riconoscere l’autorità dell’imperatore germanico, di rimangiarsi tutto, infischiandosene delle possibili conseguenze… e come sempre succede non sarà il papa a pagarne lo scotto ma il popolo romano.

Mentre a Roma i cardinali cominciano a prepararsi per l’arrivo dell’imperatore la sfortuna torna a perseguitare Anna. Anche se in questo secondo romanzo, per fortuna, la giovane non subirà tutte le violenze del primo, la vita continua ad accanirsi su di lei lasciando, tra l’altro, uno dei più grossi interrogativi del romanzo. Martello, il suo sfortunato fratello, viene assassinato. Dopo tutte le torture, gli abusi e chissà cos’altro che aveva subito speravo davvero che potesse passare il resto dei suoi anni in pace e invece… Il povero Martello viene brutalmente assassinato ma quello che lascia più perplessi è che i suoi assassini si premurano di inscenare un suicidio. Perché prendersi la briga di fare una cosa simile in un epoca in cui la giustizia praticamente non esisteva e, quando si manifestava, di certo non lo faceva per un villano? Non so se l’autore svelerà mai chi e perché ha dato ordine di uccidere Martello certo, all’epoca era molto difficile scoprire la verità, quindi sarebbe più che plausibile se rimanesse un delitto senza soluzione ma io vorrei comunque scoprire chi è stato. La morte di Martello e, dopo poco, quella del figlio sono i due fattori che spingeranno Anna ad abbandonare la sua casa per mettersi in viaggio verso Roma nella speranza di ritrovare Arnolfo e il buon Ezio.

Oltre a questa storyline principale che segue Anna nel suo periglioso viaggio verso Roma, le disavventure di Arnolfo e gli intrighi dei cardinali romani ne troviamo altre due. Una delle quali, a mio avviso, superflua, che non fa altro che rallentare la narrazione principale aggiungendole poco o nulla di davvero interessante. Da un lato abbiamo la storia di Miguel, ladruncolo spagnolo che, per sfuggire alla forca, finirà per unirsi a un gruppo di pirati saraceni diretti in Italia per fare razzia, dall’altro c’è la storia di Gregorio Garganico e del villaggio che sta costruendo in una landa desolata in cima a una collina. Se le disavventure di Miguel mi hanno intrigato e permesso di dare uno sguardo alla vita dei crudeli pirati saraceni (anche se mi sarei risparmiata alcune delle scene più cruente) la storyline dedicata a Gregorio e alla sua gente mi è sembrata troppo a sé stante, a tratti noiosa, e con uno scarso se non nullo apporto alla storyline principale. Non dico che avrei fatto del tutto a meno di questa parte del romanzo ma avrei preferito senz’altro, se le fosse stato dato meno spazio.

A muovere i fili nell’ombra, ritroviamo il cardinale Diogo e la bella Lavinia. Diogo è il personaggio più scaltro dell’intero romanzo nonché uno dei miei preferiti. Il cardinale è abilissimo a non esporsi troppo in modo da non inimicarsi l’imperatore da un lato e non tagliare i ponti con il pontefice dall’altro, come il più abile degli equilibristi riesce nel difficile intento di rimanere una delle figure più di spicco di Roma senza esporsi eccessivamente e non è nemmeno così malvagio come poteva sembrare all’inizio. Stessa cosa non posso dire per Lavinia, prostituta d’alto bordo, amante del papa prima e poi pronta a tradirlo appena non le farà più comodo. Si potrebbe pensare che lei e il cardinale siano simili peccato però che Lavinia si esponga troppo credendosi in qualche modo intoccabile e dimostrando fin troppa arroganza. Se in questo libro ci sono fin troppi personaggi maschili davvero detestabili (il papa, i pirati saraceni etc…) Lavinia non è da meno. Non sono proprio riuscita a tollerarla.

In Anno Mille, Santi Laganà, riesce abilmente a mantenere un buon equilibrio narrando, da una parte, gli intrighi politici di quegli anni burrascosi e, dall’altra, dedicando il giusto spazio alle vicissitudini di Anna, Ezio e Arnolfo approfondendo maggiormente i personaggi principali. Anno mille si è rivelata una lettura intensa, appassionante, tranne che in alcuni punti, i personaggi principali sono ben tratteggiati, l’azione non manca mai e la parte storica è molto ben curata (vi consiglio di leggere le note a fine volume dove l’autore spiega quali licenze si è preso). Anno mille mi ha coinvolto e appassionato di più rispetto al volume precedente rivelandosi un ottimo seguito.
Il finale è abbastanza aperto da lasciare la possibilità di un seguito ma risulta comunque del tutto soddisfacente proprio come quello di Giorni di ferro e sangue. Sono contenta di aver avuto la possibilità di leggere questo libro e, se mai uscirà, sarò lieta di acquistare un nuovo volume.

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

Come accennato all’inizio purtroppo non viene svelato chi abbia ucciso Martello e perché, inoltre, a un certo punto, Anna viene inseguita da un gruppo di soldati germanici che sembrano più che mai determinati a catturarla… perché? Capisco che cercassero delle ragazze da stuprare ma di fronte alla sua fuga perché non hanno semplicemente cercato un’altra sventurata? Perché ostinarsi così? Ho fin pensato che fossero loro gli assassini di Martello o che seguissero gli ordini del mandante dell’omicidio del ragazzo ma è davvero impossibile… almeno credo. Avrò mai delle risposte?
Mi è spiaciuto moltissimo per Arnolfo e Maria, proprio ora che avevano la possibilità di vivere assieme… ma sembra proprio che l’autore debba accanirsi sui suoi personaggi appena le cose cominciano a mettersi un filo troppo bene per loro.

Dopo la partenza dell’imperatore, il papa che tanto aveva fatto soffrire il povero Martello, muore nel modo più… prosaico possibile. Ammazzato da un marito geloso dopo essersi fatto l’ennesima conquista. Che dire se non che ha avuto quello che si meritava?
Il libro si chiude con l’imperatore pronto a riprendere il controllo di Roma mentre Anna e Arnolfo incontrano lo sfortunato e affascinante Miguel. I tre partono insieme alla ricerca, forse, di un posto dove vivere o comunque di nuove avventure lontani dagli intrighi di Roma. Un buon finale che, come il precedente, potrebbe tranquillamente mettere la parola fine alle avventure di Anna ma potrebbe anche portare a un nuovo romanzo con Anna, Miguel e Arnolfo pronti a vivere nuove disavventure, non mi rimane che attendere per scoprire cosa deciderà di fare l’autore.

LIBRO PRECEDENTE
I giorni del ferro e del sangue

QUALCHE INFO SULL’AUTORE
Santi Laganà è nato 66 anni fa a Reggio Calabria. Laureato in Giurisprudenza, ha lavorato in una grande banca italiana per quasi quarant’anni, tredici dei quali tra Argentina e Spagna. Vive da molti anni nella campagna di Cerveteri. Nel suo buen retiro ha potuto coltivare con maggiore impegno le passioni di sempre: la lettura, la scrittura e la bicicletta. Nel 2020 per Mondadori ha pubblicato I giorni del ferro e del sangue.