Intervista a Emanuela Valentini

Per la nostra rubrica Una bevuta in compagnia abbiamo il piace di ospitare la brava Emanuela Valentini.

Trovate QUI la mia recensione al suo libro “Ophelia e le officine del tempo” con la sua biografia e prossimamente non mancherò di recensirvi il suo racconto “Dantalian” pubblicato nell’antologia Chrysalide 😉

    Intervista a Emanuela Valentini A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO

    Ciao Emanuela, benvenuta nel salottino virtuale del blog delle tazzine. Posso offrirti una bella cioccolata calda o un caffè? Ci sono anche dei bei pasticcini.

    • Parlami un po’ di te: chi è Emanuela Valentini?
    • [custom_frame_right]una bevuta in compagnia sul blog letterario de le tazzine di yoko - interviste[/custom_frame_right]Mmm… cioccolata calda, grazie! Sono molto felice di essere qui. Adoro le atmosfere da salottino. Chi è Emanuela. Emanuela è una bambina disadattata che è cresciuta con la lettura e con la scrittura. Un’adulta che non ha mai smesso di credere e di guardare la vita con gli occhi un po’ folli dei ragazzini, pieni di incanto. Emanuela è una persona che ha difeso con tutte le sue forze alcune delle caratteristiche che si perdono crescendo, una tra tutte la capacità di meravigliarsi. Una che invece di adattarsi continua a costruire i suoi mondi ideali con le parole.

    • Quando hai iniziato a scrivere racconti?
    • Alle elementari. Il mio primissimo racconto parlava di un cavallino selvaggio di nome Rudy. Però, sempre alle elementari, scrivevo anche poesie, rigorosamente tristissime e senza rime. Ricordo il finale di una che aveva fatto impazzire la maestra, faceva tipo così:

      …e le stelle sorridevano al bosco, frustato dal vento del nord.

      Avevo tipo sette anni. Una matta.

    • Quali sono i tuoi libri e i tuoi autori preferiti?
    • Ma guarda… io amo la narrativa tutta, il romanzo. Le storione senza tempo. Faccio prima a dirti cosa non leggo, cosa non amo. Quei librettini con gli uomini a torso nudo in copertina e femmine arrotolate alla loro schiena o inginocchiate ai loro piedi o peggio, avvinghiate, semi svenute, ai loro fianchi. Ecco. Non ce la posso fa, come diciamo a Roma.

    • Parliamo del tuo libro Ophelia e le Officine del tempo, un romanzo che rientra nel genere Steampunk. Ti andrebbe di spiegare ai nostri lettori qualcosa di più su questo genere letterario?
    • Purtroppo lo steampunk, non solo come genere letterario ma come tendenza (moda, musica, grafica, cinema) non fa parte della cultura italiana. Nel nostro paese è capito e apprezzato da una minuscola frangia di sostenitori, tra cui io.

      È un sottogenere del fantastico, poiché si tratta di fantascienza retrò (niente a che vedere col futurismo, sia chiaro. Lo steampunk ha matrice inglese e avendo punk nsteampunk_goggles_le tazzine di yokoel nome, non ha nulla a che fare con movimenti italiani del novecento) dove elementi scientifici del futuro si mescolano a quelli del passato; caratteristiche trainanti della narrativa steampunk, lo dice il nome stesso, sono le atmosfere ottocentesche, la meccanica a vapore, le invenzioni folli e, ovviamente personaggi bizzarri, esaltati, abbigliati alla maniera classica del genere. Quindi avremo goggles (i tipici occhialini da aviatore), tube e bombette, pizzi e merletti per le dame, stiletti infilati negli stivali, ciondoli o altri monili che nascondono dosi di veleno, o assenzio, o oppio… impugnature di bastoni da passeggio che si rivelano essere sofisticate armi … potrei continuare per ore, tanto è variegata la gamma di particolari.

      Dello steampunk, personalmente, amo le sfumature circensi, quelle caricaturali, esagerate. Sono una appassionata dei mezzi di trasporto steampunk e quindi aeronavi, sidecar a elica, golette volanti, biciclette con la ruotona etc… Precursore per eccellenza del genere è Jules Verne, coi suoi romanzi che narrano di viaggi assurdi, storie di esploratori e straordinarie scoperte sia scientifiche che geografiche.

    • Com’è nata l’idea per questo libro?
    • Per caso. Erano i giorni frenetici che precedevano il natale del 2011 e vedevo intorno a me la gente impazzire per mancanza di tempo. Così ho pensato: e se il tempo si potesse acquistare? Da lì ho sviluppato la trama, che ruota, appunto intorno alla compravendita di tempo.

    • La protagonista della storia, Ophelia è una ragazza decisa che ama volare, con un passato che l’ha portata ad allontanarsi dalla madre. Parlami di lei, ti sei ispirata a qualcuno in particolare per la tua Ophelia?
      A nessuno in particolare. Mi piace raccontare storie di donne forti, indipendenti, ribelli e ricche di tutto un loro mondo interiore che cercano di nascondere dietro una corazza che può essere scheggiata, a volte distrutta, dalla persona giusta, in questo caso Duncan, l’amico amante di Ophelia. Nel rapporto conflittuale con la mamma ho identificato le forti differenze caratteriali che a volte, nelle famiglie, se non opportunamente affrontate, creano distanze incolmabili tra figli e genitori.

    • Devo proprio chiedertelo: come ti è venuta l’idea di “vendere” il tempo? Io, tra le righe, vi ho letto una critica nei confronti della nostra epoca dove il tempo libero sta diventando un bene sempre più prezioso.
    • clessidra-steampunk-le tazzine di yokoSì, certo. Il tempo. Tutti ne hanno bisogno, sempre di più. Viviamo freneticamente, tutti legati a orari, timbrature, turni, momenti della giornata divisi dagli impegni, non dalle reali necessità. La frase “vorrei, ma non ho tempo” è quella che più sento negli ambienti che frequento. Quello che oggi è considerato “tempo perso” è, in realtà, il benessere. Un lusso che pochissimi possono permettersi. Una pausa quando ne sentiamo il bisogno, la lettura di qualche pagina di un libro, una passeggiata all’aria aperta, due chiacchiere con la commessa del negozio… no. Tutto avviene di corsa: sei a fare la spesa. Ti devi sbrigare a imbustare perché c’è il cliente successivo che già ti bestemmia dietro e la commessa spara i suoi acquisti in mezzo ai tuoi se non ti spicci a buttare tutto nelle buste che puntualmente si rompono…  Ma che vita è? Poi nella storia ho esagerato, eh, ma credo che se esistesse davvero un luogo dove fosse possibile acquistare tempo, questo sarebbe pieno zeppo di gente.

    • Come in ogni storia che si rispetti, ci sono degli antagonisti. Uno di questi è il Professor Eleazar padrone delle Officine del Tempo colui che ruba il tempo alle sue sventurate vittime per venderlo a ricchi clienti. Parlami di lui.
    • Eleazar è uno dei personaggi chiave del romanzo steampunk. Il professore esaltato che crede di poter fare tutto, addirittura prelevare tempo dall’eternità, per acquisire tutta la conoscenza del mondo. Lo amo perché è senza pietà, è crudele vero, non ha sentimenti ma solo unscienziato pazzo-le tazzine di yokoa sfrenata e malsana passione per il progresso scientifico, anche se questo reca danno al genere umano. Un po’ una metafora dei nostri tempi, pure questa.

    • Sia i donatori di tempo che i clienti che lo ricevono subiscono degli effetti per questi “scambi” di tempo. Potresti parlarne e spiegarmi come funzionano?
    • No, dai… Toglierei a chi deve ancora leggerlo il piacere di scoprirlo. Posso solo dire che il tempo, come lo ho inteso io nel mio romanzo, è strettamente legato alle attitudini personali (e qui torniamo all’importanza del tempo libero…) e quindi, acquistando il tempo rubato a un poeta… tu stessa ti sentiresti portata a scrivere poesie. Chi viene privato del tempo muore. E questa è una legge non stabilita da me, purtroppo.

    • Potresti scegliere una citazione dal tuo libro e condividerla con i nostri lettori?
    • Non sia ridicolo, Ulrich» esclamò il Professore, la bocca sottile, gli occhi chiari e velati come quelli dei morenti. «Lei sa benissimo che quel che ha ricevuto qui dentro è inestimabile. Quantificarne il valore è come sporcarne la preziosità, ed è difficile per me: ma come tutti lavoro per vivere, e ho dovuto per forza di cose dare un prezzo al tempo. Sono convinto che il valore della sola idea, di quello che ho reso fruibile all’uomo, sia infinitamente superiore a qualsiasi somma.»

    • Parliamo ora del tuo racconto Dantalian vincitore del concorso Chrysalide per il genere Paranormal Romance. Prima di tutto ti faccio i miei complimenti per il meritatissimo premio. Immagino sia stata una grande emozione vedere il tuo nome tra quello dei vincitori, ti va di raccontarmi qualcosa di questa tua esperienza?
    • Grazie! Vincere è stato esaltante. Ero a Lucca, il giorno della premiazione, e quando Francesco Falconi ha chiamato il mio nome ho iniziato a sbattere gli anfibi a terra fortissimo. Ho lanciato un urlo, insomma ho fatto un po’ di casino dopo tanta attesa. La cena con la redazione di Chrysalide è stata un momento di puro divertimento. Ho conosciuto persone bellissime che amano il loro lavoro e ho approfondito conoscenze e amicizie che già avevo sui social. Giornata super.

    • Conosci di persona gli altri vincitori? Cosa ne pensi dei loro racconti?
    • Gli altri li ho conosciuti lì, sono tutti bravi. Mi piace la scrittura elegante di Giulia, ho apprezzato lo stile di Maurizio, le idee folli di Alessandro e l’originalità di Giacomo.

    • Veniamo al tuo racconto, dallo steampunk de “Le Officine” a questo paranormal romance c’è un bel salto di genere. Come mai ha optato per il paranormal romance? È stato difficile cambiare completamente genere?
    • la bambina senza cuore cover-le tazzine di yoko Io non sono legata ai generi quando scrivo, mi piace fare di tutto. La bambina senza cuore è una fiaba gotica, figurati. Comunque in questo caso particolare ho partecipato per il genere romance perché faccio parte della Redazione di Diario di Pensieri Persi e quindi, pur essendo io più orientata verso l’urban, ho pensato che non fosse corretto sottoporre una mia cosa al mio stesso gruppo. Infatti se ci fai caso, Dantalian non è propriamente un romance. Non mi piacciono i romance. Non li leggo e non li so neanche scrivere. Secondo me Dantalian è un urban romantico, tutto qui. O una sfumatura di romance personalizzata, anche.

    • Ho apprezzato molto la tua interpretazione del binomio angeli/demoni. L’idea dei demoni come ispiratori di conoscenza tra gli uomini opposti agli angeli che vogliono tenere gli umani nell’ignoranza è molto interessante. Ti va di parlarmene?
    • Visto che nel racconto si parla di spiriti molto antichi, e che sono appassionata di demonologia e religioni Djinn-le tazzine di yokopre cristiane, sono andata a pescare nella tradizione Assiro Babilonese, quando al posto degli dei c’erano questi spiriti, anche detti geni, D’Jinn. Creature soprannaturali non buone e non cattive, orientate alla protezione delle più svariate cose, dalla salute alle attività lavorative, diciamo creature molto simili ai moderni santi cristiani, ecco. Solo che gli originali erano molto più potenti, amati, temuti, pregati, non essendo la tradizione Assiro Babilonese monoteista. I santi cristiani, al contrario, sono creature particolarmente dotate ma sempre asservite e sottoposte a dio. Prima di essere demonizzati, gli spiriti delle religioni più antiche erano i detentori della conoscenza. Quello che i copisti cristiani hanno fatto, esecrandoli a diavoli, a entità maligne, contrapposte alla bellezza e bontà di un unico dio, e dei suoi angeli, è stato un ottimo pretesto per me, per ribaltare i ruoli e provare a raccontare un po’, in chiave fantastica, come sono andate le cose. Il cristianesimo, nei secoli, ha assorbito moltissime credenze popolari, e ha demonizzato figure spesso pacifiche e molto positive, vedi Cernunnos, protettore delle foreste, la dea madre, e con loro tutta una simbologia legata alla natura e una serie di esseri soprannaturali che popolavano l’Europa e non solo, prima del suo avvento. Questo in breve sennò sto qui fino a domani.

    • Parlami di Dantalian.
    • Ho scelto Dantalian, tra tanti, perché era lo spirito protettore delle attività editoriali e degli amanti. Un’entità saggia, votata all’insegnamento, fortemente generosa eppure terribile. Demonizzato in seguito dal cristianesimo, Dantalian divenne un Duca Infernale a capo di molte legioni di spiriti. Il mio racconto, oltre a essere una dedica alle antichissime divinità pagane, è la mega metafora di una storia vera a me realmente accaduta. Lui esiste, anche se non vive dentro un gioiello. Io l’ho conosciuto, e amato.

    • Pensi di scrivere un seguito di questa storia?
    • Sì. Ho la trama del romanzo pronta. Avrei solo bisogno di più tempo…

    • Quali sono i tuoi progetti futuri?
    • Al momento sto scrivendo i cinque episodi di una serie Cyberpunk che si chiama Red Psychedelia, di prossima uscita con Delos Digital. Retelling della favola di Cappuccetto Rosso in chiave suburban, racconto la storia e le avventure di Halley, giovane pusher in perenne fuga da un cacciatore e innamorata di un misterioso giovane che tutti chiamano il Lupo. Centro focale della vicenda la droga del secolo: la Special Red, una gelatina rosso fragola capace di creare nella mente di chi la assume, l’illusione perfetta del suo desiderio più segreto. Succederà di tutto.

      Ti ringrazio per la tua disponibilità e per essere stata nostra ospite, ti auguro un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri.
      Grazie a te per avermi così gentilmente offerto questo spazio, a presto!

😉