intervista a Eleonora C. Caruso
Oggi per la nostra rubrica una bevuta in compagnia è qui con noi Eleonora C. Caruso, autrice per Speechless del racconto “Col nostro sangue hanno dipinto il cielo” (clicca sul titolo per leggere la mia entusiasta recensione!).
Intervista a Eleonora C. Caruso A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO
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- Parlami di te: chi è Eleonora? Quali sono le tue passioni?
- Quali sono i tuoi scrittori preferiti?
- Quando hai cominciato a scrivere racconti?
- Il tuo racconto “Col nostro sangue hanno dipinto il cielo” è pubblicato su Speechles Magazine, mi parli della tua esperienza con Speechless? Che emozioni hai provato quando hai visto il tuo racconto pubblicato?
- “Col nostro sangue hanno dipinto il cielo” è uno splendido affresco della società moderna giapponese. Quando è nata la tua passione per il paese del Sol Levante? Dalle tue splendide descrizioni, mi è sembrato di essere di nuovo in Giappone, anche tu l’hai visitato?
- Puoi spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il mestiere dell’host?
- Il protagonista Shun è un ragazzo giapponese che ha ereditato dalla nonna francese gli occhi azzurri. Proprio questa caratteristica lo rende un host estremamente popolare, puoi raccontarmi qualcosa di lui?
- Secondo te, cosa spinge una ragazza a pagare un host per avere le sue attenzioni?
- Il lavoro di Shun anche se, apparentemente, sembra un impiego divertente, in realtà è uno di quelli che logorano e non solo l’anima, il suo obiettivo è quello di convincere le ragazze che lo pagano ad acquistare alcolici, Shun beve moltissimo e scopre di avere già un’ulcera, alla sua giovane età è già “vecchio”. Cosa ha spinto Shun a questa vita?
- Il tuo racconto presenta una forte denuncia della società moderna dove si da sempre meno importanza ai rapporti veri tra le persone, preferendo messaggi, email, face book, etc… Ti va di approfondire questa tematica?
- Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Mi piace tutto quello che racconta storie, attraverso qualsiasi media, non ho davvero preferenze. Credo che questo dica già molto, di me, forse è la cosa che mi caratterizza di più.
Direi Richard Yates, Michael Cunningham e Jeanette Winterson, anche se con la recente storia del coniglio finisce pure che vengo guardata male (il bello è che io sono vegetariana, lol).
Ho sempre scritto, ma non ricordo quando ho iniziato a dare una forma di racconto a quello che scrivevo, sinceramente. Forse alle medie.
In realtà non ne ho provate, ma ti spiego perché: quand’è uscito ero agli ultimi strascichi della promozione del mio romanzo, stavo recuperando moltissimi impegni lavorativi e scolastici lasciati indietro, e inoltre il racconto l’avevo finito da parecchio tempo, quindi l’avevo archiviato. Quando l’ho visto online ho pensato “ah già, io ho scritto anche questa cosa!”. Però mi ha fatto piacere, naturalmente. Le ragazze di Speechless sono fantastiche e davvero professionali, e sapere che loro per prime hanno amato il racconto mi ha resa molto felice, anche perché a me non piaceva per niente.
Sono esattamente quello che si legge nella storia, ragazzi che vengono pagati per corteggiare le ragazze e farle bere nel frattempo, visto che è da questo che derivano i loro guadagni.
Io sono una che racconta vita morte e miracoli dei suoi personaggi, ma in questa storia ho preferito aderire alla mia versione di uno spirito più giapponese, insistendo su alcuni dettagli ma lasciando sospeso il resto. Quindi no, non posso raccontarti altro di lui, o Shun si arrabbierebbe a morte! Lui ti direbbe che si è già esposto a sufficienza.
La sensazione che la vita non le abbia dato quello che si meriterebbe.
SI è semplicemente trovato nella situazione in cui era la scelta più comoda. Shun è un narcisista, e come tutti i narcisisti è profondamente insicuro, quindi un lavoro che confermasse quotidianamente quanto sia desiderato dalle persone deve essergli sembrato un sogno, all’inizio.
Non volevo “denunciare”, a essere sincera. Da quand’è nata la società post-moderna la nostra razza si porta dietro diverse forme più o meno amplificate dello stesso grande problema, che è la solitudine, e cerca di rimediarle come può, a volte riuscendoci, a volte facendo danni . Suppongo sarebbe più facile dire che si stava meglio prima di face book, che i rapporti erano più veri eccetera e eccetera, ma chi sono io per dirlo? La mia conoscenza è limitatissima, in fondo non ho nemmeno trent’anni. Forse è perché ho studiato sociologia, ma rendendomi conto della vastità e complessità di certe tematiche non mi sento di avere un’opinione rilevante, a riguardo. Mi limito a fare quello che mi è piace fare, ossia scrivere delle cose che vedo.
Si lavora al secondo romanzo, finalmente!
Le mie domande si concludono qui. Ti ringrazio per la tua disponibilità e ringrazio lo staff di Speechless che mi ha dato la possibilità di leggere questo bel racconto. Spero di poter leggere presto altri tuoi racconti e ti faccio un grosso in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Ilenia TD Lemon
13 Settembre, 2014Aaawh, conoscevo il suo racconto ‘Col nostro sangue hanno dipinto il cielo’!