Recensione di “L’Orso e l’Usignolo” di Katherine Arden
Buonasera cuplovers, stiamo finalmente per entrare nel periodo invernale (autunno ed inverno sono le miei stagioni preferite lo confesso 🥰) e solitamente adoro circondarmi di letture a tema. Per ricreare la giusta atmosfera, fredda e ghiacciata, ho deciso di iniziare il primo volume della saga “La notte dell’inverno” di Katherine Arden: “L’Orso e l’Usignolo”.
Ho visionato ed ascoltato tantissime recensioni super positive che mi hanno convinto ad acquistare il libro sulla fiducia, purtroppo -ahimè- mi ha profondamente deluso. Atmosfera ed ambientazione sono straordinarie, la Russia si percepisce ad ogni parola; personaggi ben caratterizzati ed esplorati, ma la trama non è avvincente ed a tratti è monotona.
nel piattino abbiamo:
L’orso e l’usignolo
La notte dell’inverno 1
Katherine Arden
Edito da Fanucci
€ 18,00 cartaceo – € 9,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
In uno sperduto villaggio ai confini della tundra russa, l’inverno dura la maggior parte dell’anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. Ma a Vasilisa e ai suoi fratelli Kolja e Alëša tutto questo piace, perché adorano stare riuniti accanto al fuoco ascoltando le fiabe della balia Dunja. Vasja ama soprattutto la storia del re dell’inverno, il demone dagli occhi blu che tutti temono ma che a lei non fa alcuna paura. Vasilisa, infatti, non è una bambina come le altre, può “vedere” e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Il suo, però, è un dono pericoloso che si guarda bene dal rivelare, finché la sua matrigna e un prete da poco giunto nel villaggio, proibendo i culti tradizionali, compromettono gli equilibri dell’intera comunità: le colture non danno più frutti, il freddo si fa insopportabile, le persone vengono attaccate da strane creature e la vita di tutti è in pericolo. Vasilisa è l’unica che può salvare il villaggio dal Male, ma per farlo deve entrare nel mondo degli antichi racconti, inoltrarsi nel bosco e affrontare la più grande minaccia di sempre: l’Orso, lo spaventoso dio che si nutre della paura degli uomini.
Una lettura non “bella”, ma comunque con qualcosina di piacevole… TRE TAZZINE tonde tonde
Avevo tante aspettative nei riguardi di questo primo volume, chiunque ne ha parlato bene e ne è rimasto estasiato, speravo di provare le stesse sensazioni ma purtroppo non è successo. “L’Orso e l’Usignolo” è un fantasy che si ispira al folklore ed alle leggende russe, aspetto che ho davvero apprezzato e che ritengo i punto forte della storia. La Russia è un’ambientazione strepitosa ed i suoi paesaggi invernali, se ben descritti, consento al lettore di immergersi completamente nelle vicende.
L’autrice incentra il racconto sulla dolce e coraggiosa Vasja e sulle vicende famigliari. Vasja, come la nonna prima di lei, è in grado di comunicare e percepire gli spiriti della casa e della natura. Sono innocui e benevoli con lei, Vasja li comprende e dialoga con loro, sono i suoi unici amici. Nel suo villaggio la popolazione riesce a sopravvivere ed ad essere felice ed in armonia anche in inverno, riservando dei sacrifici agli spiriti della natura, finché la matrigna di Vasja, supportata da un nuovo prete narcisista ed altezzoso, convince l’intero villaggio a disdegnare gli antichi Dei in favore del nuovo Dio.
Apparentemente viene ricordato al lettore più e più volte che solo Vasja tramite i suoi poteri può salvare il suo popolo e far sopravvivere gli spiriti, se non riporta la situazione alla precedente gloria “l’Orso” si risveglierà e nessuno sopravvivrà all’inverno più freddo di sempre. La ragione per cui Vasja avrebbe questo potere e la vera natura del suo potere non vengono mai analizzate ed esposte, questo è un problema perché almeno io non sono riuscita a comprendere perché è lei la prescelta.
La storia è una fiaba in tutto e per tutto, sia per stile di scrittura, per la costruzione dei personaggi (basta pensare alla matrigna che rinnega Vasja, al padre ed al cattivo della storia) e in particolar modo per la presenza del cliché della “storia nella storia”. La balia di Vasja racconta ai piccoli le leggende degli spiriti della natura e la storia della nonna di Vasja, ai fanciulli paiono solo storie ma il lettore pian piano comprende la veridicità di quei racconti.
Io ho sempre amato le fiabe, ma confesso che crescendo ho compreso che quell’impostazione mi risultava a tratti noiosa e poco coinvolgete ed ho iniziato a prediligere i romanzi dispotici o i fantasy incentrati sulle accademie, sia dark che non.
Il fatto che l’autrice in questo romanzo ripercorra tantissimi anni della vita di Vasja narrando episodi davvero tanto simili più e più volte ha reso la narrazione lenta e monotona, poco dinamica. L’azione è presente solo nella parte finale del romanzo, prima nulla. Capisco che con questo primo volume volesse esplorare l’universo da lei creato e le varie creature ma il tutto risulta stucchevole.
La religione da tematica affasciante diventa pensate e soffocante. Più che vera fede risulta un’ossessione e fanatismo religioso. La religione viene dipinta come la causa della ricomparsa dell’Orso, il vero cattivo del volume, ed abbandonare gli spiriti della natura per favorire il nuovo Dio è la ragione del freddo e degli incendi.
Due sono i personaggi che mi hanno colpito maggiormente: Sasha, fratello maggiore di Vasja che decide di abbandonare la famiglia per diventare monaco avendo una vera vocazione che lo spinge a seguire il suo cammino nonostante l’amore verso il padre ed i fratelli; e Morozko, colui che avrebbe dovuto essere l’interesse amoroso della storia, ma in realtà compare solo nelle battute finale e di lui conosciamo ben poco.
Confesso che Morozko mi attira parecchio, credo che abbia ancora molto da raccontare e da svelare. All’inizio sembra il cattivo della storia, il “re dell’inverno”, ma poco dopo si comprende che in realtà sono solo leggende e lui è tutt’altro. Il fascino da “bad boy” e uomo dai mille misteri è probabilmente la sua carta forte. Sasha invece nelle prime fasi del racconto è molto presente, poi per vicende di trama scompare. Nel prossimo volume, data la conclusione del primo, sono certa che ricomparirà con ruolo maggiormente invasivo.
Purtroppo ritengo che la trama sia poco interessante ed avvincente, tranne qualche intrigo politico e la parte finale e questa è la ragione principale che mi ha spinto a non apprezzare completamente il romanzo.
Sicuramente leggerò “La ragazza nella torre” e per dovere di completezza credo che terminerà la saga (non sono libri tanto lunghi e perciò li leggo in 2 giorni o poco più), ma spero vivamente che vengano approfonditi i diversi aspetti che mi hanno lasciata insoddisfatta altrimenti risecherò seriamente di abbandonarla a metà.
Consiglio questa saga a chi ama le ambientazioni Russe ed è un vero fan delle fiabe.
saga La notte dell’invern
- L’orso e l’usignolo
- La ragazza nella torre
- L’inverno della strega