Intervista a Valentina Capaldi

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    Buon pomeriggio cuplovers!
    Oggi per la nostra rubrica “una bevuta in compagnia” abbiamo il piacere di ospitare Valentina Capaldi, autrice per Watson Edizioni del romanzo “Dopo cinquecento anni” che abbiamo segnalato QUI.

    Intervista a Valentina Capaldi
    A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO (Chiari)
    Benvenuta sul blog delle Tazzine di Yoko, accomodati pure nel nostro “salottino virtuale”.

  • Parlami un po’ di te: chi è Valentina?
  • Ciao, grazie per l’ospitalità. Sono sostanzialmente una persona a cui piacciono le storie, con molta fantasia che ha bisogno di trovare uno sfogo. Ho studiato giurisprudenza, ma mi sto applicando per riuscire a costruirmi un futuro nel mondo dell’editoria. Mi occupo di editing di letteratura di genere fantastico e gestisco un blog dove parlo soprattutto di emergenti italiani.

  • Quando ti sei accostata al mondo della scrittura?
  • Quando ho imparato a leggere, o probabilmente anche prima. Se ti piacciono i libri e hai delle storie da raccontare, è abbastanza naturale il passaggio dall’immaginarle a metterle su carta.
    Ho cominciato a scrivere sul serio in vista di una pubblicazione al primo anno di università, quando ho avuto la possibilità di gestire il mio tempo (fintanto che si è alle superiori è impossibile). Ho scritto due romanzi interi, li ho buttati via, ne ho scritto un terzo e sono riuscita a pubblicarlo. Poi, come si suol dire, è stata tutta discesa.

  • Com’è nata l’idea che ha portato alla stesura di “Dopo cinquecento anni”?
  • All’inizio si trattava di un racconto di venticinque pagine word per un concorso indetto da una casa editrice che conteneva, in forma ben più ridotta, quella che attualmente è la seconda parte del romanzo. Il what if era: che cosa accadrebbe se una bambina umana venisse cresciuta da un demone? Alla fine avevo questi personaggi interessanti in vita da ben cinquecento anni e trovavo affascinante l’idea di costruirci attorno un romanzo di ambientazione storica.

  • Uno dei protagonisti principali, Rakgat è un demone. Trovo che i demoni siano creature interessanti e poco sfruttate. Che cosa ti ha spinto a scegliere proprio un demone come protagonista?
  • Perché è un antieroe. In realtà è lui il vero cattivo nella storia. Anche se è il protagonista, è cattivo. Questo offre meravigliose possibilità di esplorazione del personaggio e risvolti interessantissimi nella trama. Ora, forse il paragone è un po’ azzardato perché ovviamente si tratta di romanzi diversi, ma v’immaginate se Harry Potter fosse stato scritto dal punto di vista di Voldemort? Mettere in gioco i cattivi è estremamente divertente per un autore.

  • Quali caratteristiche e poteri hanno i demoni presenti nel tuo romanzo?
  • Dopo 500 anni-le tazzine di yokoMi sono ispirata all’idea cristiana per cui i demoni sono angeli caduti, anche se poi sono andata fuori dal seminato mischiando culture diverse (orientale, ellenica, ebraica…), nell’idea che un mix delle varie ipotesi sui demoni fosse più credibile che seguire un’unica via (della serie: hanno ragione un po’ tutti). Molte cose le ho inventate sfacciatamente, ma altre sono frutto di ricerca.
    Credo che uno dei personaggi più interessanti del romanzo sia Coemgen, che è un demone illusore; ossia, ha il potere di cambiare forma, il che gli torna molto utile dato che è vanitoso ma il suo reale aspetto è orribile.

  • I due protagonisti Rakgat e Tighe sono accomunati dalla sventura. Entrambi sono stati colpiti dalla magia. Mi parli della condanna che è ricaduta su di loro?
  • Parlerei di sventura per Tighe, ma in realtà Rakgat se l’è cercata. La maledizione muta il loro aspetto (Tighe diventa un nano gobbo, Rakgat un essere umano) e dà loro l’immortalità per rendere il castigo perpetuo. Non proprio simpatica, insomma. Come faranno a tornare al loro essere originario? Alla fine questo è il filo conduttore del romanzo.

  • Dietro alle disgrazie dei due protagonisti ci sono due diverse streghe. Mi parli di loro e di come Rakgat e Tighe hanno scatenato la loro ira?
  • Le streghe appartengono a una congrega inglese degli inizi del 1500. L’argomento della caccia alle streghe e dell’Inquisizione mi ha sempre affascinato e ho fatto diverse ricerche in merito, anche durante l’università. Mentre nella realtà le donne bruciate sui roghi non erano veramente streghe, nel mio romanzo invece padroneggiano la magia oscura. Non m’interessava prendere le loro parti qui, perciò sono perfide. Tighe viene punito perché si rifiuta di sposarne una dopo aver scoperto dei suoi poteri. Rakgat, invece, come vi dicevo se la va a cercare, perché uccide il figlio del capo della congrega, Morwenna, e per vendetta lei scaglia la maledizione su di lui. Ve l’ho detto che è il cattivo della storia, no?

  • Chi è il Guardiano?
  • Strega rossaIl Guardiano è la soluzione al problema. Si tratta del demone che ha le chiavi dei cancelli degli Inferi. Se Rakgat lo trova potrà riacquistare i suoi poteri e spezzare anche la maledizione di Tighe, in conformità al patto che i due stringono all’inizio della vicenda. Solo che il Guardiano (che ha la forma di un mostruoso Minotauro) ha delle buone ragioni per essere in collera con Rakgat…

  • Potresti scegliere una citazione tratta dal tuo romanzo e condividerla con i nostri lettori?
  • Condivido un pezzettino di dialogo che riassume bene il leit motiv del romanzo: il fine giustifica sempre i mezzi?

    Vedrai che è qui» lo rassicurò il demone. «È plausibile che Tarb sia esattamente nel posto dove stiamo andando, perché lì può avere molto sangue post mortem. Melchorejio mi ha raccontato che i Mexicas sono usi fare sacrifici umani per ingraziarsi gli dei.»
    «Sacr…» Tighe s’incespicò sulle parole, perché la bocca gli si era improvvisamente seccata. «Dite sul serio?»
    «Sì, certo.»
    «Oh, Signore, perdonami» mormorò l’ometto. L’idea che degli uomini dovessero essere uccisi perché loro potessero trovare il Guardiano lo riempì d’angoscia.
    «È meglio se il Signore lo lasci fuori da questa storia» gli consigliò il demone alzandosi in piedi.
    Tighe trascorse il resto della notte seduto in riva al mare. Rakgat aveva ragione a dire che Dio non c’entrava, ma lui pregò lo stesso.

  • Stai lavorando a qualche nuovo romanzo?
  • Sì, a due in contemporanea, un fantasy classico e un mainstream che viaggia tra romanzo storico, LGBT e lotta sociale.

    La nostra intervista si conclude qui. Ringrazio Valentina per essere stata nostra ospite e vi aspetto… alla prossima puntata!

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5 Comments
  • Mininova
    8 Giugno, 2016

    Mi piace molto l’estratto scelto. Avevo già adocchiato il libro di questa autrice ma ero indecisa se potesse meritare davvero un posto nella mia wishlist che sta diventando sempre più chilometrica

  • Alessandra Gulino
    8 Giugno, 2016

    Bellissimo l’estratto,non conoscevo questo libro!!

  • Giuseppina Rietta
    8 Giugno, 2016

    Quello della Capaldi è senza dubbio un libro che sa di originale e mi piace come scrive l’autrice anche se solo per rispondere di se o del suo libro in quest’intervista. Sono curiosa di sapere cosa ha fatto questo Rakgat per meritarsi tanto odio, tra poco è il mio compleanno credo che lo chiederò in regalo a qualche amica che non sa mai cosa regalarmi.

    • tazzine e zollette - yoko
      yoko
      8 Giugno, 2016

      In effetti cosa ha commesso Rakgat ispira anche a me 🙂 l’autrice è riuscita a metterci il pallino nella zucca e questo è senz’altro un pregio.

  • tazzine e zollette - strega del crepuscolo
    strega del crepuscolo (Chiari)
    8 Giugno, 2016

    Rakgat sembra davvero un personaggio cattivo, di quelli che piacciono a me *_*

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