Salone del libro di Torino: il ritorno
Dopo due anni di fiere rimandate e routine stravolte da una pandemia che ha limitato le nostre abitudini e i nostri spostamenti torna finalmente il Salone del libro di Torino, eccezionalmente in autunno invece che in primavera. Ammetto che, per chi è frequentatore abituale del Salone, la cosa più strana, ancor più del portare la mascherina ed esibire il Green Pass -cosa a cui ormai ci si è abbastanza abituati-, sono stati proprio i colori differenti del parco fiera, ammantato di marroni e aranci. L’entusiasmo sulle facce dei presenti invece era sempre lo stesso, rinnovato dalla voglia di ritorno, un “ritorno” in generale: alla normalità, allo scambio interpersonale, a un evento che per qualcuno era ed è il più importante dell’anno.
Ho sentito paragonare l’inaugurazione di SalTo21 a una festa di fine dopoguerra dalla giornalista Carola Vai: “La ripartenza dell’Italia migliore, quella che preferisce la conoscenza all’ignoranza”. Con Strega del Crepuscolo e Valy, siamo riuscite ad andare in fiera solo questo sabato e vi possiamo assicurare che gente ce n’era, tanta, tantissima. E’ stato bellissimo tornare ad essere circondati da persone che condividono la stessa fame per la lettura, la curiosità e l’interesse per il piccolo e il grande editore, riempirsi gli occhi e le borse del sapere fatto di carta.
Prima tappa obbligatoria allo stand del Libraccio, in cerca delle occasioni ora che i prezzi del cartaceo iniziano a diventare quasi proibitivi, soprattutto con alcuni editori (Mondadori tanto per citarne uno). Forse perché era sabato o più semplicemente perché erano ormai le h 11, ma non abbiamo trovato molto. Solo Strega ha preso qualcosa, però girare tra gli scaffali è stato come infilarsi in un tornello per entrare allo stadio.
Poi via tra gli oltre 700 espositori. Valy ha continuato a dire che stavamo facendo poche foto, ma tra incontri programmati e occasionali il tempo sembrava davvero non bastare, ma va bene, è questo il clima del salone che ci piace, quella voglia frenetica di vedere tutto, di scoprire piccoli editori e di fermarsi a qualche firmacopie. Darsi il cambio in coda per Zerocalcare e Lopynus. Conoscere autori emergenti, dalla squisita simpatia e disponibilità come Virginia Salucci (editore Shockdom) e Krisha Skies (edizioni Horti di Giano).
Ci siamo fermate solo per mangiare (un panino 7€ aiuto). Come al solito sedie e panchine al Salone scarseggiano, è una cosa che notiamo ogni anno con incredulità. Fuori sono stati allestiti un paio di tavoli per il pranzo, ma non basta, non c’è anno che la gente non si ritrovi a sedersi per terra ai bordi dei padiglioni o fuori, occupando tutti gli scalini e i panettoni disponibili. Devo dire che però neanche la scomodità distoglie dal clima della fiera, in piccoli gruppetti stravaccati per terra si continua a sentier parlare di libri e novità e tutto ciò è bellissimo.
Penso che per coloro che sono del settore sia un appuntamento irrinunciabile e ancor più una boccata di vita per gli editori, ma che comunque rimanga una bella fiera anche per l’amante medio della lettura che coltiva curiosità verso nuovi titoli.
Potrebbe aiutare ad attirare ulteriore visitatori l’avere una certa scontistica se si partecipa alla fiera. Purtroppo solo pochissimi stand hanno fatto sconti o hanno optato per un 3×2 conveniente e questo da una grande risposta alla ressa davanti allo stand del Libraccio.
Siamo uscite dal parco fiera con le gambe stanche e le gole secche, ma con l’entusiasmo negli occhi. Il Salone dle libro di Torino è un luogo dove respirare libri, godere di scambi tra autori, editori e lettori. La ripartenza che ci voleva per l’editoria!