Recensione “Una terra promessa” di Barack Obama

Cari Lettori, eccomi tornata dopo una pausa decisamente troppo lunga per i miei gusti, ma che mi ha permesso di divorare un libro dopo l’altro. Ho tanto di cui parlarvi e per iniziare ho deciso di raccontarvi di “Una terra promessa” di Barack Obama, una lettura piacevolmente inaspettata che grazie a Garzanti ho avuto il piacere di leggere nei giorni scorsi.

nel piattino abbiamo:

Una terra promessa

(A promised land)
Barack Obama
Edito da Garzanti (17 novembre 2020)
Pagine 816
€ 28,00 cartaceo – € 14,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
In questo libro attesissimo, Barack Obama racconta in prima persona la storia della propria incredibile odissea, da giovane alla ricerca di un’identità a leader del mondo libero, e descrive con sorprendente ricchezza di particolari la propria educazione politica e i momenti decisivi del primo mandato della sua storica presidenza, un periodo di profonde trasformazioni e sconvolgimenti. Obama accompagna i lettori attraverso un appassionante viaggio, dalle prime aspirazioni politiche fino alla decisiva vittoria nel caucus dell’Iowa – che ha dimostrato la forza dell’attivismo civile di base – e alla memorabile notte del 4 novembre 2008, quando è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti, diventando il primo afroamericano a ricoprire la più alta carica della nazione. Riflettendo sulla presidenza, Obama propone una profonda e inedita esplorazione delle straordinarie possibilità ma anche dei limiti del potere, e apre per la prima volta nuovi scorci sulle dinamiche del conflitto politico americano e della diplomazia internazionale. Obama conduce i lettori fin dentro lo Studio Ovale, la Situation Room della Casa Bianca, e poi Mosca, Il Cairo, Pechino, e oltre. I lettori scopriranno ciò che Obama pensava mentre nominava i suoi ministri, affrontava la crisi finanziaria globale, si confrontava con Vladimir Putin, superava difficoltà all’apparenza insormontabili per ottenere l’approvazione della sua riforma sanitaria, si scontrava con i generali sulla strategia militare degli Stati Uniti in Afghanistan, intraprendeva la riforma di Wall Street, rispondeva al disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, e autorizzava l’operazione Neptune’s Spear, che ha portato alla morte di Osama bin Laden.

4 TAZZINE, una bella lettura!

Sarò onesta: le biografie e autobiografie non sono il mio genere preferito, anzi, spesso le evito per paura di annoiarmi. Poca suspense e molta introspezione non fanno per me. Perché allora nel momento in cui mi è stato proposto questo libro ho esclamato “CERTO CHE Sì!”, quasi con la stessa foga con cui noi tutti abbiamo esclamato almeno una volta nella vita “YES, WE CAN!” ?
Ecco, probabilmente è stata proprio la potenza di questo ultimo slogan e del ricordo vivido del giorno in cui è stato pronunciato per la prima volta che mi hanno portata ad accettare questo titolo senza pensarci due volte.

“Una marea di americani: le loro bandiere che sventolavano al sole sembravano una corrente oceanica. Promisi a me stesso che avrei fatto del mio meglio per tutta quella gente.”

In questo libro di memorie il Presidente racconta il suo personale cammino verso la democrazia e lo fa catapultando il lettore all’interno dello Studio Ovale della Casa Bianca, fra i corridoi delle piramidi di Giza, nella Grande Stanza del Popolo di Pechino e non solo.

Una volta ultimata la lettura, infatti, ho avuto l’impressione di avere fra le mani non tanto una semplice autobiografia, ma un vero e proprio racconto.
Con una prosa coinvolgente ed elegante Obama racconta i retroscena della sua presidenza e di come quegli otto anni siano stati intensi e molto spesso dolorosi non solo per lui, ma anche e soprattutto per la sua famiglia. Con estrema onestà l’ex presidente descrive la difficile sfida di riuscire a fare convivere il suo ruolo di presidente con il peso delle aspettative di cambiamento e il peso di decisioni sempre più determinanti e moralmente impegnative.

“Tutti questi momenti mi hanno insegnato a vedere il mio Paese attraverso gli occhi degli altri. Mi ricordavano quanto fossi fortunato a essere americano, e che questi doni non erano scontati. Ho assistito di persona all’influenza esercitata dal nostro esempio sui cuori e sulle menti delle persone in tutto il mondo. E tutto questo porta con sé una lezione: la consapevolezza di che cosa rischiassimo ogni volta che il nostro agire non si dimostrava all’altezza della nostra immagine e dei nostri ideali, la rabbia e il rancore che poteva alimentare, il danno che provocava.”

Obama non ha mai nascosto l’amore e l’ammirazione per la moglie Michelle e per le figlie Malia e Sasha, ma in queste intime pagine racconta le insicurezze e gli interrogativi di padre di fronte alla richiesta della figlia di salvare le tigri dall’estinzione (“le tigri sono destinate a estinguersi e ciò sarebbe davvero terribile. E siccome tu sei il presidente, dovresti provare a salvarle”) e di marito incapace di dedicare alla donna della sua vita tutto il tempo che meriterebbe.

Delizioso il passaggio in cui viene descritto l’arrivo del cane Bo e della sua coinvolgente allegria, ma la parte che più mi ha colpita e tenuta incollata alle pagine è quella relativa all’operazione Neptune’s Spear: l’azione militare che il 1 maggio 2011 portò alla cattura e all’uccisione di Osama bin Laden. La descrizione dell’impresa dei Navy Seal è carica di adrenalina e fermento, ma quello che mi ha affascinato maggiormente è la descrizione dei dubbi e i timori del presidente che, per la prima volta, assiste in tempo reale a un’operazione militare. 

“Provai una travolgente sensazione di orgoglio per chi aveva partecipato alla missione. […] Tutti avevamo lavorato insieme senza interruzione, senza considerare i meriti personali o le proprie competenze specifiche o le tendenze politiche per raggiungere un obbiettivo condiviso. A questo pensiero se ne accompagnava un altro: quello sforzo collettivo, quel senso di uno scopo comune, era possibile solo quando l’obbiettivo era quello di uccidere un terrorista?”

Consiglio caldamente la lettura di questo libro che racconta la coraggiosa odissea del 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America che, questa volta, non lascia a casa moglie e figli, ma anzi si fa guidare da loro insieme al vivace amico a quattro zampe, chiamato non Argo, ma Bo!

La scrittura è semplice e diretta, acuta e accattivante. Ci sono molti passaggi fortemente politici, ma anche altrettanti momenti di piacevole leggerezza e dolcezza che rendono questo libro davvero piacevole.

  • “Simple man”, Shinedown

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2 Comments
  • Paolo
    5 Marzo, 2021

    Era già nella mia lista ma questa recensione lo ha fatto passare davanti a tutti e quindi sarà la mia prossima lettura! Grazie !

    • Olimpia
      5 Marzo, 2021

      Ne sono felice! Fammi sapere cosa ne pensi 🙂

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