Recensione: “Perdonabile, imperdonabile” di Valérie Tong Cuong
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Buon giorno cuplovers!
Oggi vi parlo di “Perdonabile, imperdonabile” di Valérie Tong Cuong, un libro in grado di toccare le corde più profonde del nostro animo, un romanzo che parla di una famiglia dove tutti nascondo dei segreti.
Messi alla prova da un terribile incidente i segreti di ciascuno verranno a galla: riusciranno a superare la tempesta?
nel piattino abbiamo: contemporaneo
Perdonabile, imperdonabile
(Pardonnable, impardonnable)
Valérie Tong Cuong
Edito da Salani (30 aprile 2015)
Pagine 301
€ 13,90 cartaceo – € 9,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
In un pomeriggio d’estate, Milo, dodici anni, corre con la sua bici lungo una strada di campagna. Una discesa ripida, una curva e il ragazzo cade. Ma l’incidente è grave, e mentre Milo lotta per sopravvivere, tutta la famiglia va in crisi: Milo non doveva trovarsi lì, cosa ci faceva su quella strada? Ognuno cerca di attribuire la colpa all’altro, ma la verità è che nessuno è innocente. In questo folle carosello, emergono poco a poco le menzogne, i rapporti di forza e i compromessi che agitano l’intera famiglia: i genitori Céleste e Lino, l’imperscrutabile nonna Jeanne e la giovane zia Marguerite. Basterà l’amore per Milo a tenerli uniti?
RECENSIONE DI STREGA DEL CREPUSCOLO:
Direttamente nei miei preferiti… cinque tazzine tondissime!
Il perno di questo romanzo è la famiglia, in poche pagine, l’autrice ha saputo raccontarci una storia di incomprensioni, di amore, di lontananza, di riscatto e di perdono. Scritto con uno stile impeccabile, lo consiglio davvero a tutti gli amanti del genere.
Céleste e Lino sono in compagnia della nonna Jeanne quando il loro figlioletto, Milo, ha un terribile incidente. Invece di aiutarlo a fare i compiti, la giovane zia Marguerite l’ha portato a giocare, è bastato un attimo: una brutta caduta dalla bicicletta, il bambino ha battuto la testa ed ora è in ospedale, in coma.
L’autrice ha utilizzato differenti punti di vista: uno per ogni membro della famiglia, gestendoli al meglio, permettendo in questo modo al lettore di conoscere profondamente tutti i protagonisti.
Fin dall’inizio percepiamo l’antipatia, addirittura il rancore che Jeanne nutre per la figlia minore. Rancore che non comprendiamo appieno se non dopo molte pagine. Il marito di Jeanne l’abbandonò poco dopo la nascita della seconda figlia. Fu Céleste ad aiutare la madre a crescere la sorellina. Questo ha creato un rapporto molto stretto tra la madre e la figlia maggiore su cui la donna ha riversato tutto il suo amore, privandone la secondogenita.
Ha fatto la madre al minimo sindacale. Senza abbracci, senza carezze, senza nessun affetto.
Man mano che procediamo nella lettura vediamo come l’impressione iniziale che abbiamo di Marguerite sia completamente sbagliata. Marguerite sembra una ragazza spensierata, bella, felice, con tanti amici e interessi ma la realtà è ben diversa.
Lino, il padre di famiglia, è …. IMPERDONABILE. Cresciuto in una famiglia povera ha sempre puntato ad elevarsi, a migliorarsi, finendo con l’allontanarsi. Estremamente geloso della famiglia che ha costruito, mal sopporta le ingerenze di Jeanne e la presenza di Marguerite.
Mentre sono tutti riuniti dinanzi al capezzale di Milo, scopriamo che, per loro, è ancora più difficile e doloroso affrontare l’incidente del figlio perchè, anni prima, Celestè e Lino persero il loro primo figlio nato morto. I due affrontarono il dolore a modo loro, peccato che questo, per Lino abbia significato arrivare quasi a violentare Marguerite! In preda ai fumi dell’alcol, respinto dalla moglie, è entrato nel letto della cognata e… l’ha praticamente violentata. Così approfitta della situazione per allontanare Marguerite. Lino ha sempre tentato di sbarazzarsi della ragazza per dimenticare il suo attimo di debolezza, la cosa tremenda che ha fatto, per illudersi di non aver mai fatto nulla di male.
Anche Jeanne ha dei segreti che si porta dentro da tutta la vita e che hanno eroso il suo rapporto con le figlie. La giovane Jeanne, intrappolata in un matrimonio monotono ormai privo di passione, s’invaghì dell’avvenente Rodolphe… dopo poco nacque Marguerite e Jeanne lo ha sempre sentito: è figlia dell’amante. La voglia che ha sulla guancia lo prova ed è sempre stata lì, silente, ad accusare Jeanne di aver rovinato il suo matrimonio. Quando Jeanne si decide a raccontare tutto alla sua amata Cèleste aspettandosi… comprensione, forse o solidarietà… Ecco che Céleste (giustamente) l’accusa di avere mentito per tanti anni e di aver allontanato Marguerite. Perchè se Jeanne ha allontanato una figlia è anche vero che su Celeste tutto quell’amore materno è pesato come un macigno. Consapevole di essere “l’ unica amata” da Jeanne ha dovuto a sua volta essere come una madre per la sorellina.
E per cosa poi? Il sospetto di Jeanne, la sua mancanza d’amore per Marguerite ha fatto soffrire tutt’e due le sue figlie. L’autrice ci mostra come le bugie, le cose non dette, i timori di una madre possono rovinare delle vite. Bisogna cercare la verità ed essere abbastanza forte da affrontarne le conseguenze: sempre.
Marguerite ha paura, sa che Jeanne e Lino vogliono allontanarla, vogliono privarla dell’amore delle uniche due persone che contano per lei: Milo e Cèleste. Il terrore di perdere entrambi per sempre la porta a mentire, a cercare una giustificazione disperata, qualcosa che la riavvicini alla sorella. Così racconta di essere incinta.
Ho trovato davvero estremo il desiderio di Jeanne di allontanare Marguerite specie quando la paragona al cancro. Lino, d’altronde cerca costantemente una giustificazione per quello che ha fatto pensa addirittura che l’incidente di Milo compensi il suo tentato stupro nei confronti di Marguerite! Tutti i personaggi descritti nel romanzo in un modo o nell’altro sono stati feriti e hanno ferito qualcuno. Riusciranno a rimettere a posto le loro vite e a recuperare il rapporto che c’è tra loro?
ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE
Il personaggio di Lino è quello che esce peggio dal confronto. Ed è l’unico che, a conti fatti, non ottiene il perdono che pensa e pretende di meritare. Lino pensava davvero di essere l’unico a sapere la verità sulla morte del padre e scoprire che quello che lui credeva un gesto eroico (anche in questo caso, Lino crede di essersi sacrificato per il bene di tutta la famiglia, giustificando quindi il suo allontanamento da loro) in realtà era vano in quanto tutti sapevano, lo colpisce profondamente. Ed è questo che, in un certo senso, gli da la scossa per andare avanti.
Strana sensazione, guardare colui che si credeva il proprio nemico e, all’improvviso, riconoscersi.
Alla fine tutto si risolve per il meglio, Jeanne trova il coraggio per fare un test di paternità e quando si trova scritto nero su bianco che Marguerite è figlia del marito le crolla il mondo addosso e decide di fare di tutto per rimediare e tentare di amare quella figlia che ha sempre allontanato. Ovviamente l’amore per Marguerite non può nascere da un momento all’altro ma col tempo è ancora possibile per madre e figlia ricostruire un rapporto. Milo migliora di giorno in giorno grazie alla presenza di Marguerite e alla ritrovata armonia della sua famiglia. Jeanne, Cèleste e Marguerite si riconciliano. Nel romanzo non sembrano esserci aperture per una riappacificazione tra Cèleste e Lino e onestamente mi sembra giusto così. Quello che ha fatto è davvero imperdonabile.
Milo e Marguerite giocavano a un gioco in pratica si dicevano cosa ritenevano di poter perdonare all’altro e cosa no. E il titolo del romanzo viene proprio da qui. Ci sono cose che siamo disposti a perdonare e altre no. Possiamo perdonare lo scarso affetto, le menzogne ma il tradimento più bieco e la violenza… quello no. Milo era disposto a perdonare tutto a Marguerite, ma al posto di Cèleste non potrei perdonare Lino.
Un libro intenso, ben scritto che parla di sentimenti, un romanzo che arriva dritto al lettore.
QUALCHE INFO SULL’AUTRICE
Valérie Tong Cuong è nata in una banlieue parigina (il cognome vietnamita è del marito). Dopo un’adolescenza difficile studia letteratura e scienze politiche all’università. Lavora 8 anni nella comunicazione poi lascia tutto per dedicarsi interamente alla scrittura (romanzi, racconti, sceneggiature) e alla musica.
Con il romanzo L’atelier dei miracoli (Salani 2014), che in Francia ha venduto oltre 70 mila copie, ha vinto il Prix de l’Optimisme 2014.
Valentina Sanzi
7 Maggio, 2015Bellissimo! E bellissima recensione! Lo voglio assolutamente *-*
yoko
7 Maggio, 2015in effetti sembra proprio il tuo genere Vale ^_^
nunzia viceconte
23 Maggio, 2015Splendida recensione, mi hai appasionato davvero Strega! 😉
Apprezzo molto i romanzi che trattano questi temi “delicati” e profondi, per cui penso che anche questo sarà all’altezza delle mie aspettative :*