Riflessi di un pomeriggio d’inverno: una bellissima storia di fantasmi, un incontro di anime
Buonasera cucchiaini, halloween si avvicina e, tanto per rimanere in tema, oggi vi parlo di una storia di fantasmi!
Giusto l’altro giorno dicevo nelle storie di instagram quanto sia preoccupata che con questa nuova crisi della carta si richi di far andare prima fuori catagolo determinati titoli. Ebbene quello di cui vi parlo è un libro che mi ispirava e che mi è stato gentimente prestato perchè, aimè, è ormai fuori edizione 🙁
“Riflessi di un pomeriggio d’inverno” è un incontro di anime che sa far emozionare il lettore con la sua delicatezza.
Ho pensato e ripensato se fare o meno questa recensione, ma mi sono detta “perchè non ricordare un bel libro?”, magari il riportare l’attenzione su di lui porterà prima o poi a una riedizione, chissà. Non riesco davvero a spiegarmi come un libro del genere non possa essere più ordinabile, nemmeno in ebook. Lo si trova solo usato (e sto pensando all’acquisto perché mi piacerebbe averlo).
Riflessi di un pomeriggio d’inverno
(A Certain Slant of Light)
Laura Whitcomb
edito da Sperling & Kupfer (26 settembre 2006)
pagine 310
– fuori edizione –
TRAMA DELL’EDITORE
Helen vaga sulla Terra da più di un secolo, esistendo grazie alla vicinanza di ignari umani: è uno spirito, e cerca di lenire l’inquietudine che la tormenta a causa di qualcosa accaduto in un passato ormai lontano. Mentre si trova in una cittadina della provincia americana, nella classe del professor Brown, Helen scopre che James, un’entità ultraterrena e inquieta come lei, si è impossessato del corpo di uno studente, Billy Blake, che si era trovato in bilico tra la vita e la morte. Lo sguardo del ragazzo incontra gli occhi di Helen, segue i suoi movimenti, indugia sul suo volto. E così, solo per James, per la prima volta dopo un tempo infinito lei non è più invisibile. In preda a un’emozione esaltante, comprende che la sua esistenza sta per cambiare. Non le sembra vero di poter finalmente parlare con qualcuno che riesce a vederla e sentirla, e tra i due si accende un’irresistibile attrazione. Ma Helen vuole anche ricominciare a sentire profumi, sapori, insomma, quelle sensazioni umane che le mancano terribilmente. E, soprattutto, si strugge dal desiderio di poter toccare James. Per farlo, c’è un unico modo: deve trovare un corpo in cui abitare, proprio come è successo al suo amato.
Quattro tazzine e mezzo!
Riflessi di un pomeriggio d’inverno è quel tipo di romanzo che lascia un suo particolare segno. Una storia intensa, riflessiva, dolce e al contempo un po’ malinconica.
Un libro senza dubbio originale ed estremamente riuscito, che ti prende e ti porta via verso un’ultima pagina stupenda, chiudendo la lettura con un sorriso e una lacrima che scende lungo il viso.
Cosa c’è dopo la morte? Helen non è sicura di saper rispondere.
Lei è morta ed è luce. Una luce che si muove nel mondo, indistinta e indisturbata, che ha bisogno di “ospiti” da seguire per non ricadere nel freddo e gelido fango che sembra sommergerla appena si allontana. Segue la vita di queste persone fungendo quasi da angelo custode, ma quando la morte per loro arriva la sua anima non riesce mai ad andare con loro. Qualcosa la tiene ancora lì.
Quando la conosciamo il suo ospite è un professore, il signor Brown. Un personaggio gentile, premuroso e appassionato, che insegna letteratura inglese. Nella sua aula però avviene qualcosa di strano, un ragazzo sembra fissare proprio lei. La prima reazione è quella di scappare, non tornare più in quell’aula, ma poi la curiosità ha la meglio e conosciamo James. Lui è come lei, luce, ma è riuscito a trovare un corpo vuoto e ad impossessarsene.
Cosa è la gioia di riavere un corpo? Cosa è il piacere di sentire l’anima di Helen che attraversa la carne e tocca direttamente la sua anima? Cosa è parlare con lei e sapere che solo lei è l’unica in grado di capirlo?
Occorre un corpo anche per lei, perché il bisogno di toccarla in tutti i sensi è troppo grande.
La storia di Helen e James è meravigliosa, di un’intensità e delicatezza incredibile. Un amore che nasce veloce e sembra essere già destinato a durare per sempre, come se fossero destinati a incontrarsi e vivere insieme quel momento.
Ma “Riflessi di un pomeriggio d’inverno” non è solo questo. Non è solo amore, non è solo il sapere cosa c’è dopo la morte… è anche il come vivere la vita, cosa spinge a vivere ed affrontare i problemi che la vita ci mette davanti, è anche saper cogliere il bene e l’affetto dove sembra esserci solo il nulla.
Le due famiglie dei ragazzi di cui si impossessano ne sono l’esempio. Rappresentano l’opposto: da un parte c’è un ragazzo che sta uscendo da un periodo di tossicodipendenza, la madre in coma e il fratello che si occupa di lui cercando comunque di mandare avanti la sua vita; dall’altra parte c’è invece una famiglia benestante estremamente votata alla religione che, invece di ascoltare la figlia, non fa altro che imporgli una vita ristretta, ricca di paraocchi e finti sorrisi. Due scorci di due società agli antipodi, che oltre l’apparenza hanno sfaccettature complesse e rigorose.
Un romanzo scorrevolissimo che mi ha tenuta incollata alle pagine, a cui manca davvero poco per essere un capolavoro. E’ forse l’essere corsi troppo nella prima parte a lasciarmi quell’amaro in bocca. Una lettura, comunque, ben ragionata e toccante, soprattutto nel finale.
Bello, lo rileggerei.