Recensione de “La Bussola d’Oro” di Philp Pullman

Cari Lettori, come state? Io -come direbbe il maestro Marcello D’Orta- diciamo che «me la cavo» anche, o forse dovrei dire soprattutto, grazie alla compagnia indubbia dei libri.
Infatti, in un momento di seccante malinconia il mio sguardo è stato attratto da quello che definirei quasi un «cimelio dimenticato»: “La Bussola d’Oro” di Philip Pullman, il primo libro della trilogia Queste oscure materie, comprensiva di La Bussola d’Oro, La Lama Sottile e Il Cannocchiale d’Ambra.
«Ma come un cimelio?» direte voi, «film e serie tv omonimi risalgono a qualche anno fa».
Vero, ma vero anche che il romanzo originale è nato dalla penna di Pullman nel 1995 ed è poi stato pubblicato in Italia l’anno seguente.

Sarò sincera, non ho iniziato questa lettura con l’idea poi di recensirla perché la ricordavo come una storia per ragazzi -se non addirittura bambini- piacevole, ma tuttavia priva di stimolanti punti di riflessione.
Ebbene, mi sbagliavo sotto più punti di vista: lungi dall’essere una storiella per bambini, la Bussola d’Oro mi ha catturata, vestendosi di una trama totalmente sconosciuta alla “me” di -non volutamente dichiarati- anni fa.
Sotto le spoglie del romanzo fantastico, Pullman riesce a velare una storia cruda, densa e a tratti violenta; un’allegoria della condizione umana che, attraverso una narrazione su più livelli, è in grado di rapire i lettori di ogni età.
nel piattino abbiamo:

La bussola d’oro
Queste oscure materie: 1

Philip Pullman
Edito da Salani (21 settembre 2017 nuova edizione)
Pagine 357
€ 14,15 cartaceo – € 6,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
Lyra ha undici anni, vive al Jordan College di Oxford, non lontano da Londra, Inghilterra; ma il mondo di Lyra è ben diverso dal nostro: oltre l’Oceano c’è l’America, dove lo stato più importante si chiama Nuova Francia, giganteschi orsi corazzati regnano sull’Artico e lo studio della natura viene chiamato «teologia sperimentale». Soprattutto, dove ogni essere umano ha il suo daimon: un compagno, una parte di sé di sesso opposto al proprio, grazie al quale nessuno teme la solitudine. Il mondo di Lyra attraversa un periodo critico: nella luce misteriosa dell’Aurora Boreale cade una Polvere di provenienza ignota, dalle proprietà oscure. Uomini di scienza, autorità civili e religiose se ne interessano e ne hanno allo stesso tempo paura, ma Lyra l’intrepida si trova al centro di questi intrighi, intuisce segreti pericolosi e inquietanti, perciò decide di andare alla ricerca della verità grazie all’aiuto di uno stranissimo strumento «scientifico», una sorta di bussola d’oro, un aletiometro che serve appunto a misurarla.

DAVVERO BELLO

Come vi accennavo prima, la Bussola d’Oro per me è stata una rilettura piacevole e sorprendente in cui mi sono scoperta a cercare pagina dopo pagina, parola dopo parola, quella che definirei la «storia nascosta». Ritengo che la bellezza di questo libro stia proprio in questa avvincente e continua partita di nascondino con Lyra Belacqua e i suoi numerosi amici, o meglio, nemici e, proprio per questo, non voglio rovinarvi il gioco anticipandovi troppo.

Ma chi è la nostra protagonista? è una bambina di undici anni che trascorre le proprie giornate tra un’arrampicata sui tetti insieme al suo amico Roger e una lotta di fango con i vicini gyziani. Inserita nell’austero mondo accademico, Lyra cerca infatti di imbrogliare la noia ritagliandosi piccoli momenti di infantile spensieratezza e lo fa in maniera selvaggia, coraggiosa, intelligente ma soprattutto bugiarda. Ebbene si, Lyra mente -in maniera più o meno innocente- e che voi la detestiate o la ammiriate finirete comunque per attribuire a questa sua discutile caratteristica un potere salvifico e vi sorprenderete ad esultare per i suoi «ingannati» successi. Non per niente verrà ribattezzata «Lyra Linguargentina».
Allontana da questo mondo «noioso» sarà ben presto catapultata in un’avventura straordinaria e insidiosa.

Svariati personaggi la accompagneranno in questo viaggio alla ricerca della verità, ma uno in particolare ha fatto breccia nel mio cuore: Lee Scoresby.
Un aeronauta texano assunto come ausiliario della missione e che si rivelerà essenziale in più momenti della storia: un supererore baffuto a cavallo di un pallone aerostatito.
Sebbene un po’ trascurato in questo primo volume, sono certa, dato il finale, che avrà un ruolo saliente nei successivi capitoli.

Geniale l’invenzione del daimon, estensione fisica dell’anima ma soprattutto compagno di vita di ogni individuo. Daimon e uomo sono infatti entità separate sebbene connesse e inseparabili.
A rappresentazione del rapporto dialettico anima e corpo, il daimon è in grado di mutare aspetto (sempre animale) sino alla pubertà del suo umano, per poi stabilizzarsi nella forma che più lo rappresenta: dimmi il tuo daimon e io ti dirò chi sei.
I daimon possono interagire fra di loro -toccandosi, lottando- e sono invece vietati i contatti fra umani e daimon altrui. Il rapporto simbiotico è tale, inoltre, da non ammettere una lontananza superiore a qualche metro :

«Era una sensazione davvero strana e tormentosa, quando il tuo daimon si metteva a tendere al massimo il legame che lo univa a te; in parte un dolore fisico nel profondo del petto, in parte profonda tristezza, e amore. E sapeva che era lo stesso per lui. Tutti ci provavano, quando crescevano: controllavano di quanto potevano riuscire ad allontanarsi, e poi tornavano insieme, con intenso sollievo».

Curiosità: come mai il daimon di uno dei personaggi forse più importanti della storia è senza nome? non riesco a trovare una risposta soddisfacente e quindi chiedo a voi. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Di quante cose vorrei scrivere ma, ferma nella mia posizione SPOILER FREE, mi limiterò solo a sottolineare la bravura di Pullman nel rappresentare la lotta e lo scontro continui fra SCIENZA rappresentata da Lord Asriel e RELIGIONE rappresentata invece dall’enigmatica Marisa Coulter.
Attraverso una dichiarata visione anticlericale, e in ricercato antagonismo all’opposta visione di Lewis in «Le Cronache di Narnia», la penna di Pullman si scaglia contro il fanatismo, in ogni sua forma.
Tanto il sapere scientifico, mosso dall’empirismo e rappresentato dalla figura dell’esploratore, quanto la religione, con la Chiesa (o Magisterum) e le sue verità indiscutibili, ricercano la «Polvere» spinti da un obiettivi immorale, che vanno oltre all’etica: controllarla per sconfiggere il peccato originale o sfruttarla per dominare nuovi mondi.

Poco si racconta di questa misteriosa «Polvere», un’emulsione di particelle -note anche come Particelle di Rusakov – invisibili ad occhio nudo, che si depositano sugli esseri umani, in particolare sugli adulti.
La storia ruota attorno a questa enigmatica entità e sarà proprio Lyra a dipanare, passo dopo passo, la matassa di questo mistero e lo farà grazie anche all’aiuto di un strumento noto come Aletiometro, uno strumento d’oro simile ad una bussola e che, attraverso la lettura dei suoi simboli – di cui tra l’altro Lyra sembra esserne innatamente portata- permette di conoscere la verità (infatti il nome deriva dal greco Alétheia: Verità).

Proprio in questo strumento ho ravvisato l’unico punto debole di questa storia: perché proprio Lyra? 
Lyra lo riceve in eredità e sin dal primo istante è in grado di leggerne i significati, di comprenderli. Descrive la lettura come la «discesa di notte di una scala a pioli; uno scende giù con il piede e ci trova un altro scalino. Scendere con la mente e trovarvi altri significati da mettere a fuoco, vedendoli».
Verso la fine del libro si comprende meglio il tema della verità e del libero arbitrio incarnato da Lyra stessa ma avrei preferito qualche spiegazione in più sul perché lei e non altri.

«Tutti siamo soggetti al fato. Però tutti dobbiamo agire come se non lo fossimo o morire di disperazione»

Sono certa tuttavia che la mia curiosità troverà risposte nei prossimi due libri, prontamente ordinati e in arrivo -si spera in questo periodo difficile- nei prossimi giorni. Intanto sono curiosa di confrontarmi con voi lettori su altri temi che qui ho volutamente tralasciato per proteggere i futuri esploratori come il finale sospeso, l’unica ma struggente relazione d’amore del libro e soprattutto il colpo di scena in chiusura.

Buona Lettura, andrà tutto bene.

  • “At Last” di Martin Landh

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4 Comments
  • Maresa
    28 Marzo, 2020

    È tutto è furchè per ragazzi ed è un lettura che torno a far con molto piace 🙂 hai fatto bene a recuperarla

    • Olimpia
      30 Marzo, 2020

      Mi ha sorpresa tantissimo, davvero ❤️
      Adesso sono indecisa se iniziare subito la lama sottile o aspettare un po’

  • Federica G.
    29 Marzo, 2020

    Questo è uno di quei libri che mi riprometto sempre di leggere ed è bello vedere di non essere l’unica ad aver rimandato tanto la sua lettura. Forse dopo la tua recensione sarà la volta buona che mi deciderò a leggerlo 😉

    • Olimpia
      30 Marzo, 2020

      Secondo me siamo in molti ad essere caduti nella trappola dell’apparente favoletta, invece bisogno essere preparati anche a qualche lacrimuccia
      Leggilo assolutamente, non te ne pentirai ❤️

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