Recensione a “La mia amica ebrea” di Rebecca Domino

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Buongiorno cuplovers,
eccomi qui a recensire il libro di Rebecca Domino uscito nella Giornata della Memoria: La mia amica ebrea.

nel piattino abbiamo: storico 01 - compulsivamente lettrice - 7 pasticcino storico sul blog letterario de le tazzine di yoko
La mia amica ebrea, Rebecca Domino. Copertina. -le tazzine di yoko

La mia amica ebrea

Rebecca Domino
distribuito su Lulu (27 gennaio 2014)
Pagine 294
€ 1,99 ebook

TRAMA
Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c’è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri. Nella Germania nazista, giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo a quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente.
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l’unione fra le due ragazzine, in un Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.

Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell’Olocausto, la voce degli “eroi silenziosi”, uomini, donne e giovani che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.

RECENSIONE DI STREGA DEL CREPUSCOLO:
Una bella lettura, quattro tazzine tonde tonde.
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Questa volta, dopo aver letto il libro di Sofia (qui la mia recensione) diciamo che mi sentivo maggiormente preparata… e invece, Rebecca Domino mi ha fregata ugualmente…

Veniamo a noi, ci ritroviamo ad Amburgo dove la giovane Josepha Faber, detta Seffi, vive in tranquillità con i suoi famigliari, certo la guerra è dura anche per loro, il padre, reduce di guerra, ha perso una gamba e le bombe, che cadono fin troppo spesso dal cielo, terrorizzano la ragazzina. E’ chiaro fin dall’inizio che, dopo il ritorno del padre dalla guerra, è stato il fratello maggiore, Ralf, a prendersi cura della famiglia.
ragazza e fiore-le tazzine di yokoNonostante la situazione precaria in cui è costretta a vivere Josepha cerca sempre di vivere felicemente ogni attimo della sua vita, passa molto tempo con le sue migliori amiche: Anja (la più “adulta” del gruppetto) Trudi e Jutte. La guerra e le bombe sono entrate nella quotidianità delle ragazze, Josepha è consapevole che lei e le sue amiche potrebbero morire in qualsiasi momento a causa di una bomba, per questo motivo cercano di trarre il massimo da ogni giornata. Ma, mentre la protagonista vorrebbe passare il tempo solo con le amiche, Anja, forse consapevole anche lei che il tempo loro concesso potrebbe essere poco, è impaziente di innamorarsi e preferisce passare il tempo a parlare di ragazzi, con grande irritazione di Josepha.

Una sera, una famiglia ebrea (madre e due figli) arriva a casa della protagonista. La ragazzina non riesce a capacitarsi di quello che sta succedendo quando il padre, invece di cacciarli via, acconsente a farli nascondere in soffitta all’insaputa di Ralf.
Lisabette (per molto tempo chiamata da Josepha semplicemente “la donna ebrea”) è la vedova di un caro amico del padre di Josepha. In passato, il marito della donna aiutò il padre della ragazzina ed ora quest’ultimo non se la sente di rifiutare di aiutarli. Oltre alla “madre ebrea” c’è una ragazzina della stessa età di Josepha, di nome Rina e il fratello più grande, il taciturno Uriel.
vecchie lettere-le tazzine di yokoNonostante le rimostranze della mamma di Josepha, comprensibilmente spaventata a morte all’idea di nascondere in casa degli ebrei, questi si sistemano in soffitta e toccherà alla ragazzina andare a portare loro da mangiare. Pian piano, Josepha comincia ad abituarsi a portare a termine quel compito e “abbassa la guardia”. Tutto cambia quando Rina, in modo esitante, le fa avere una lettera. Josepha la legge, vinta dalla curiosità, scoprendo che lei e Rina sono molto più simili di quanto ci si possa aspettare. Al contrario delle sue amiche (Anja in primis ma anche Jutte e Trudi) che ormai stanno crescendo a, al posto dei giochi tra amiche, preferiscono parlare di ragazzi, Rina la pensa come lei. Quando Anja comincia a frequentare il giovane Botho e, come sempre succede, la sue conversazioni verteranno solo su “quanto è splendido Botho, mi ha preso la mano, ieri mi ha baciata!” e simili il distacco tra Josepha e le sue amiche si farà sempre più profondo. In certi punti ho trovato l’atteggiamento di Josepha forse un pò troppo rigido nei confronti delle amiche. L’amicizia nascente tra Josepha e Rina deve rimanere segreta anche in famiglia, l’unico a intuire qualcosa è il padre che, in ogni caso, rimane il membro della famiglia con la mentalità più aperta e meno indottrinato dalla mentalità nazista.

Josepha, al compleanno di una delle amiche, viene notata da Curt un ragazzo molto carino, più grande di lei di alcuni anni. Sorprendentemente, Josepha scopre in Curt un’ottimo ascoltatore con cui parlare liberamente quasi di tutto, i due si vedono abbastanza spesso ma, purtroppo, la loro è destinata a rimanere un’amicizia a causa degli eventi drammatici che si susseguiranno da un certo punto in poi della storia.
I bombardamenti si fanno più frequenti, la paura, le notti interminabili passate nei rifugi e Josepha non può fare a meno di pensare a Rina. Le cose si complicano quando la madre ebrea, Lisabette, si ammala: come aiutarla? Sfortunatamente, nè il padre nè la mamma di Josepha conoscono un medico di cui fidarsi abbastanza. L’autrice descrive bene l’impotenza di Rina di fronte alla malattia della madre e il dramma di molti ebrei, tra l’altro viene anche detto che la sorella di Rina era stata mandata in Inghilterra, al sicuro ma le leggi razziali giunsero prima che anche Rina, Lisabette e Uriel potessero fuggire.
Nonostante la guerra e tutto il resto, appare evidente il desiderio di Jospeha e delle sue amiche di vivere normalmente e di cercare di non pensare sempre alla guerra. Grazie alla sua corrispondenza segreta con Rina, Josepha riscopre il piacere di scrivere racconti e storie per l’amica. Jospeha cerca di diventare gli occhi di Rina sul mondo raccontandole della sua vita quotidiana, delle due amiche e di quello che succede in famiglia. La piccola Josepha non sente il desiderio di crescere, a differenza delle sue amiche che, al contrario di lei, si affannano per trovare un ragazzo a provare tutte le esperienze possibili, tra cui l’amore, prima che la guerra possa portare via loro la vita.

Da un certo punto di vista posso capire il suo desiderio di passare il tempo con le amiche, senza dover ascoltaremigliori amiche-le tazzine di yoko Anja che racconta continuamente cosa ha fatto e cosa non ha fatto con Botho (il primo ragazzo di Anja) certe volte, ammetto per di aver trovato le lamentele di Josepha leggermente irritanti. Essere una buona amica vuol dire anche, se capita, sorbirsi i racconti della tua migliore amica su quanto è fantastico il suo fidanzato: è normale. Per contro l’amicizia tra Josepha e Rina continua a crescere, tanto che alla ragazzina non basta più scambiarsi lettere con l’amica: vorrebbe poterle parlare. Così, quando in casa non c’è nessuno, sale a trovare Rina e la sua famiglia e, ogni tanto, lascia uscire Rina di nascosto, arrivando addirittura a permetterle di sbirciare oltre la porta aperta che da sul retro. Tutto quello che per Jospeha è normale: alberi, fiori, il cielo… per Rina sono un regalo bellissimo.

Improvvisamente tutto cambia: Amburgo viene bombardata ancora una volta e, mentre fino ad allora, il quartiere di Jospeha era stato risparmiato, stavolta non è così. Josepha, la madre e Ralf scappano in strada mentre il padre (rimasto senza una gamba in guerra) non riesce a fuggire. Usciti dalla cantina, la ragazza assiste impotente a un terribile spettacolo di devastazione: la casa è distrutta e suo padre è morto.

Cosa ne è stato degli ebrei? Josepha scorge il corpo di Uriel tra le macerie ma non ci sono né Lisabette né Rina. Miracolosamente, Rina è sopravvissuta e Josepha convince la madre a portarla con loro per non abbandonarla a se stessa. Ralf, da sempre irrequieto dopo aver aiutato, come poteva, gli abitanti del quartiere, sparisce e, quando finalmente Josepha e sua madre trovano rifugio presso la casa di una brava donna (che si offre anche di nascondere Rina) non le raggiunge. Anja è sopravvissuta al bombardamento, mentre Jutte è morta sotto le bombe, la guerra costringe tutti a crescere in fretta, troppo in fretta. Josepha e la madre scopriranno solo dopo che Ralf si è arruolato ed è partito. I sentimenti della ragazzina son forse un pò esagerati, benchè Ralf fosse intransigente e fermamente convinto delle idee di Hitler, è pur sempre suo fratello dunque, sapendolo partito per la guerra, mi sarei aspettata un minimo di apprensione da parte di Josepha per la sua sorte, invece, nella ragazzina prevale un senso di sollievo all’idea che Ralf non venga ad abitare con loro.

Nella casa dove si sono rifugiati è ospite anche un ragazzo di poco più grande di Josepha, di nome Abelard. Abelard è molto carino e corteggia Josepha in modo delicato e non troppo invadente. Il ragazzo sembra pensarla come lei sotto molti aspetti e, finalmente, la ragazza comincia ad aprire il suo cuore. Ora, io ero contentissima di questo risvolto, se seguite un minimo il blog avrete capito che, per me, non è fondamentale la presenza di una storia d’amore SE la trama presenta molti colpi di scena, o battaglie all’ultimo sangue o, ancora, qualche elemento magico oppure intrighi etc…  In romanzi come questo dove, tutto sommato, l’azione non è molta, apprezzo particolarmente se c’è una storia d’amore interessante e qui poteva esserci.

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

Onestamente mentre “sfogliavo” sull’ereader le ultime pagine pensavo: “beh dai questo finisce bene, ok un pò di sventure sono toccate sia a Rina che a Josepha (detta Seffi), però tutto sommato… Seffi e sua madre sono vive così come Rina, in più Seffi si è finalmente innamorata e  Abelard sembra fatto apposta per lei”ma c’era ancora un capitolo!

Seffi e Rina-le tazzine di yokoLe SS arrivano nella casa dove Josepha e la madre sono ospitate e catturano Rina. Ed è stato proprio Abelard a tradirla! Di fronte alla terrorizzata e rassegnata Rina, invece di tacere e far finta di non conoscerla, (come le aveva promesso di fare in caso venisse scoperta) Josepha chiede che la sua amica venga liberata. Con orrore, Rina assiste impotente mentre l’SS spara prima a Seffi e poi alla madre… Il libro si chiude con un capitolo ambientato diversi anni dopo: Rina è sopravvissuta ai campi  di concentramento ed ora è in Inghilterra assieme alla sorella, non ha dimenticato che è viva solo grazie alla sua amica e che molti altri ebrei sono sopravvissuti grazie a persone coraggiose che li hanno protetti.

Tirando le somme: il libro è scritto bene e tratta un tema sicuramente meno conosciuto rispetto ai testi che raccontano storie di ebrei deportati. Una cosa che ho notato, anche nel libro di Sofia, è questa: le autrici cercano di far rimanere nella mente del lettore certe impressioni e ci riescono, il punto è che, per farlo, ripetono certe cose troppe volte. Del libro di Sofia, una cosa che avevo notato ripetuta spesso era “gli occhi crudeli delle SS” mentre nel libro di Rebecca il desiderio di Josepha di proteggere Rina. Comunque, a parte questo dettaglio, e alcune parti che ho trovato leggermente lente il romanzo è indubbiamente scritto e strutturato bene e si merita le sue 4 tazzine.

Per concludere vi segnalo il nuovo romanzo di Rebecca:
dandelion in hand

Fino all’ultimo respiro

Pagine 290
Pubblicato il 19 maggio 2014

TRAMA
Allyson Boyd è una diciassettenne come tante, nata e cresciuta ad Avoch, piccolo paesino scozzese. Un giorno deve andare a portare dei compiti a una ragazza della sua stessa scuola, Coleen Hameldon, e la sua vita cambia per sempre. Perché lei e Coleen diventeranno migliori amiche. E perché Coleen sta lottando da due anni e mezzo contro la leucemia.
Nella vita di Allyson entrano parole come chemioterapia, effetti collaterali, trapianto di midollo osseo, ma Coleen non vuole compassione. Vuole solamente una vita normale; una vita fatta di risate, scherzi, esperienze, viaggi, musica, chiacchiere e confidenze, fino a quando non sarà costretta a prendere una decisione che cambierà la sua vita, quella di Allyson e delle altre persone che le vogliono bene.
È possibile non avere paura della morte?
Ed è possibile insegnare a vivere?

Una storia sulla speranza, un inno alla vita. Un romanzo che ci ricorda il coraggio quotidiano di tutti gli adolescenti che lottano contro il cancro e quello degli amici al loro fianco.

Il prezzo?

E’ GRATUITO!

Se volete leggere il romanzo, mandate una mail a Rebecca, ve lo invierà volentieri. L’autrice incoraggia i suoi lettori a fare una donazione libera e sicura sulla sua pagina raccolta fondi di Justgiving.com, per l’ente benefico “Teenage Cancer Trust”.
[Info per le donazioni: http://rebeccadomino.blogspot.it/p/supporta-teenage-cancer-trust.html]

QUALCHE INFO SULL’AUTRICE:
Nata nel 1984, e da sempre appassionata di scrittura. Dopo aver messo da parte questa sua grande passione per molti anni, è tornata a scrivere e adesso è ciò che le piace di più fare è anche un’appassionata viaggiatrice e lettrice. “La mia amica ebrea” è il suo primo romanzo.

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2 Comments
  • Ilenia TD Lemon
    27 Settembre, 2014

    Ho ‘Fino all’ultimo respiro’ nell’ebook. Credo che sarà tra le mie prossime letture!

  • tazzine e zollette - yoko
    yoko
    30 Settembre, 2014

    facci sapere come è ^_^

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