Tazzine in fuga: gita all’Acquedotto Storico di Genova


Sabato due tazzine, una zolletta e due cucchiaine si sono incamminate per la vecchia strada lastricata dell’Acquedotto Storico di Genova. Siamo state graziate da una giornata di metà ottobre soleggiata e caldissima (alcune di noi erano persino in canottiera) che ha fatto si che apprezzassimo ancora di più l’antico percorso che ci ha condotto su sentieri lastricati immersi nella natura, pur essendo vicinissime -almeno in alcuni punti- alle case. Una vecchia via ricca di sorprese e fascino, praticamente tutta in piano e a due passi dal centro città.
Vi starete chiedendo perché sono qui a parlarvene, questo è sicuramente un post anomalo per un blog che solitamente parla di libri, telefilm, film o fumetti. Il punto è che è stato un bellissimo percorso, ma abbiamo trovato una segnaletica carente in alcuni punti e parecchi dubbi ancora prima di partire. Questo post viene scritto per tutti coloro che, come noi, hanno sicuramente cercato online notizie per fare questo percorso e non le hanno trovate.

Camminerete per praticamente quasi tutto il tragitto sulle vecchie lastre dove sotto un tempo si incanalavano le acque che arrivavano a Genova. La vecchia via dell’acquedotto è quasi interamente in piano e si può prendere da parecchi punti della città, cosa molto utile se lo si vuole percorrere a pezzi. Parte a sinistra del Cimitero di Staglieno, passa per il quartiere di Molassana e arriva fino a Cavassolo, estendendosi per una ventina di chilometri.

Generalmente il percorso viene descritto da Cavassolo a Staglieno (seguendo il percorso dell’acqua che dai monti arriva in città), ma noi abbiamo trovato molto più pratico farlo in senso inverso e vi consigliamo questa scelta. Lasciare la macchina in un punto abbastanza facile da raggiungere con i mezzi pubblici, in caso ci fossimo trovate a gettare la spugna lungo il percorso, è tornato molto comodo.

Noi siamo partite da Via delle Ginestre in mattinata e intendevamo percorrerlo tutto in un giorno, ma la mancata segnaletica in alcuni punti ci ha fatto sbagliare un paio di volte e ci aspettavamo fosse più corto (molti siti online parlavano di una decina di chilometri). Per cui in questo articolo troverete tutte le indicazioni per percorrere il primo tratto -12 km circa-, da Via delle Ginestre a Via Ubbia (dintorni di Via Geirato). Ci siamo ripromesse di fare prossimamente il secondo pezzo ripartendo da lì e prometto di tornare a scrivere le informazioni mancanti 😉

Consigli utili:

  • portatevi dell’acqua, lungo il tragitto non ci sono punti in cui potrete fare rifornimento se non allontanandovi dal percorso;
  • utilizzate scarpe comode, non è un percorso che richiede scarpe da trekking ma scarpe da ginnastica sono consigliate;
  • i ponti sifoni sono aperti SOLO il secondo sabato del mese, se volete percorrere tutto il tragitto dovete scegliere quei sabati altrimenti potrete partire dalla Chiesa di S. Bartolomeo (a destra del Cimitero di Staglieno) invece che da Via delle Ginestre;
  • se aguzzate la vista vedrete che sui tronchi degli alberi -o altrove- sono stati piazzati dei tagliandini con il numero per chiamare i soccorsi, ce n’è uno ogni 500 metri, numerato da 1 a 42 (partono da Cavassolo) e servono a indicare il punto in cui siete e quanto vi manca.

Il percorso

Troverete l’inizio del percorso per l’Acquedotto Storico di Genova sulla destra, percorrendo l’ultimo tratto di Via delle Ginestre in salita, appena dopo la Parrocchia di Ss. Sacramento (è a un quarto d’ora da Piazza Manin se percorrerete a piedi Via Burlando). Una scaletta in cemento con una decina di gradini e un cartello con su scritto “Genova Acquedotto Storico” decreteranno l’inizio della vostra camminata.
Il sentiero passa dietro la Parrocchia e aggira gli alti caseggiati che la precedono, inoltrandosi poi in un’alta vegetazione snodandosi su un percorso rialzato che conduce a una vecchia galleria. Al termine della galleria troverete il primo ponte sifone dell’Acquedotto Storico di Genova, che attraversa orrizzontalmente il Cimitero di Staliero. Scenderete per poi risalire, ma il panorama meriterà ognuno dei gradini che farete.

Al termine del ponte girate a destra e percorrete la strada asfaltata Via Cà dè Mussi, fino ad arrivare alla Chiesa Parrocchiale di S. Bartolomeo (parcheggiare qui la macchina se pensate di intraprendere l’antica via un sabato che non sia il secondo del mese è l’ideale). Poco prima della Chiesa vedrete un piccolo vicoletto che la costeggia, prendetelo, sulla sinistra troverete ben presto il familiare cartello dell’Acquedotto Storico di Genova che vi farà capire di essere sulla via giusta. Salita Chiappa di Struppa è salita solo di nome, percorrendola avrete sotto i piedi l’ormai noto lastricato del vecchio Acquedotto e passerete in piano in mezzo a orti, giardini e case sparse, con lo sguardo libero di vagare sull’intera vallata. Passerete sotto il ponte dell’autostrada e arriverete in Via Lodi. Qui le indicazioni scarseggiano, vi ritroverete in una strada carrabile dove noi ci siamo guardate intorno spaesate. Fortunatamente -grazie a qualche soffiata da amiche che avevano già fatto l’antica strada- abbiamo capito di dover scendere verso destra, i pochi gradini per potervi rimettere sul giusto percorso li troverete dall’altro lato della strada, poco prima del curvone.

Salita ai Molini di Cicala è una strada pianeggiante che prosegue per parecchi chilometri, portandovi lontano dal centro abitato. È uno tra i punti che ci è piaciuto di più, dopo ponte sifone. Sembra di fare un viaggio indietro nel tempo a camminare su quella vecchia strada lastricata rialzata, con le antiche arcate sotto di voi e la campagna a circondarvi. A un certo punto troverete una vecchia crêuza di mattoni in discesa, non prendetela e rimanete sulla stradina che svolta a sinistra -lo scrivo perché noi stavamo prendendola-. Salita ai Molini di Cicala vi condurrà a Trensasco, dove poco dopo una macelleria (una delle prime case del paese) dovrete prendere un vecchio ponte sulla destra. È segnalato da un cartello dell’Acquedotto Storico di Genova.

Crêuza dei Morchi è forse il primo punto (dopo ponte sifone) dove non troverete -in parte- una strada pianeggiante. Inizia con una bella scalinata serpeggiante e durante la camminata abbiamo scoperto che un’arcata del vecchio Acquedotto era crollata. Uno dei volontari per la tutela dell’Acquedotto Storico era sul posto e ci ha dato qualche indicazione, facendoci fare una scaletta a pioli e passare su delle travi per arrivare dall’altra parte. Colgo ovviamente l’occasione per ringraziarlo dei preziosi consigli e per fare un’applauso a questi volontari grazie ai quali troverete un percorso pulito e ben tenuto (il loro gruppo FB lo trovate qui, ho visto che organizzano anche camminate di gruppo se siete interessanti).
Proseguendo sempre dritto Crêuza dei Morchi lascerà il posto a Via Cà dei Frati, che convoglia in Salita Michele Codeviola. Arrivati ad una strada asfaltata attraversate la carreggiata e seguite le indicazioni dell’Acquedotto che trovate sulla destra. Troverete la stradina lastricata che passa in mezzo all’erba sbarrata da un griglia, ma niente panico, a destra c’è una ringhiera che si supera abbassandosi appena, vi rimettete sul percorso e dopo una ventina di metri troverete un’altra griglia con cui farete la stessa cosa. Pensiamo che l’abbiano messa perchè la strada carrabile soprastante ha la ringhiera un po’ malconcia, noi semplicemente non ci siamo passate sotto ecco.

Il percorso vi farà proseguire in piano per un ponte rinforzato da pilastri in acciaio, costeggiando un campo da calcio. Alla fine del campo, sulla destra, una costruzione vi indicherà l’inizio del secondo ponte sifone che conduce a Via San Felice (scalettine sulla destra). Anche questo è aperto il secondo sabato del mese, ma è molto più stretto del primo ponte sifone (si percorre in fila indiana) e sopratutto lo abbiamo trovato davvero molto sporco, le erbacce alte fino alla cintola. Abbiamo deciso di evitarlo e seguire l’indicazione nel volontario incontrato lungo il percorso: percorrere la strada del vecchio Acquedotto del 1600 che inizia a una decina di passi da quel punto e si ricongiunge alla fine del ponte. Continuate dritto per pochi metri e troverete ben presto le indicazioni del vecchio Acquedotto del 1600, segnalate lungo il percorso da un pallino azzurro. Da qui la strada non è più pianeggiante come prima, sapevatelo.

Proseguite per Salita di Pino Sottano, girando poi a destra per Viale a Pino Sottano. Girate a destra mi raccomando, non fatevi fuorviare da un cartello che dice altrimenti, se no tornerete indietro per un’altra strada! Viale a Pino Sottano prosegue in piano fino a una chiara deviazione che vi farà presto entrare in un bosco, continuate a seguire i pallini azzurri. Il sentiero vi porterà a incontrare un’altra arcata crollata, ma la stradina alternativa è appena dietro l’albero e facile da percorrere. Con l’odore di terrà nelle narici e circondati dalla vegetazione arriverete a costeggiare le vecchie gallerie dei filtri dell’antico Acquedotto Storico di Genova (c’è anche un tavolo da picnic e l’area è carina). Proseguedo lungo il sentiero segnalato vi ritroverete ad attraversare un ponte carrabile e percorrere successivamente sulla sinistra Via Rio Maggiore in salita, per poi svoltare in Via Ubbia.

Al termine di quest’ultima via è finito il nostro percorso. Eravamo in un buon punto per fermarci e proseguire la camminata un’altra volta, con un bar comodo a portata di mano per fare rifornimento di acqua e meritata caffeina e una crêuza in discesa che ci avrebbe portate direttamente in fondo a Via Geirato per prendere l’autobus del ritorno verso la macchina.
È stato un bellissimo percorso, che non posso fare a meno di consigliare; abbastanza facile e percorribile con bambini, sopratutto il primo pezzo. Ci siamo fatte tante risate xD chiunque incontravamo ci diceva che c’era ancora un’ora e mezza (forse perché si può prendere il percorso in più punti e percorrerlo a pezzi), ma dopo la quarta persona la cosa era diventata una comica. Siamo partite a manca un quarto alle 11 e arrivate in fondo a Via Ubbia alle 4 del pomeriggio passate. Secondo la cartina abbiamo fatto una dozzina di chilometri, ma tra incroci dubbi e deviazioni errate varie i nostri contapassi ne contavano almeno 14 (senza contare quella di noi meno avezza a camminare che minacciava di buttarci giù dal primo ponte utile per avere la scusa di chiamare i soccorsi e farsi venire a prendere ahah).

Spero di poter percorrere presto il pezzo mancante!

NB: vi allego sotto il percorso che ho ricalcato sulla cartina di Google 😉 chissà che non vi torni utile (io l’avrei voluto!). QUI lo potete scaricare in formato più grande.

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6 Comments
  • Roberta
    18 Ottobre, 2019

    Bellissima e utilissima recensione.. complimenti!spero che sia utile per chi in futuro vorrà fare questa stupenda camminata..e da cucchiaino, non vedo l’ora di fare la parte mancante!

    • tazzine e zollette - yoko
      yoko
      18 Ottobre, 2019

      Appena le previsioni parlano di un bel weekend si parte all’avventura per l’altra parte xD

  • Sara Levante
    18 Ottobre, 2019

    Grazie ragazze 🙂 siete sempre utilissime, sia a farci sapere i libri in uscita sia in queste altre cose. Sono di Imperia e avevo già guardato per fare questo percorso ma online le notizie erano davvero nebulose, ora non vedo l’ora che arrivi una bella giornata per provare a farlo!

  • Giulia
    18 Ottobre, 2019

    Siete sempre una scoperta, grazie!!!!

  • tazzine e zollette - strega del crepuscolo
    strega del crepuscolo (Chiari)
    18 Ottobre, 2019

    Sono felicissima di aver fatto questa bellissima camminata ^_^ e sarei curiosa di fare il pezzo mancante, peccato per la scorsa volta ma, contando che abbiamo fatto quel bel… ponte con poooooochi gradini, due volte non era proprio fattibile. E poi dobbiamo tornare a salutare i signori del circolo ricreativo XD

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    valy
    20 Ottobre, 2019

    bellissime foto, questa camminata meritava sul serio il tuo articolo. L’idea di scrivere nel dettaglio le indicazioni che sono mancate a noi è fantastica!

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