Secondo post dedicato alla special guest di giugno: intervista ad Elisa Erriu

Buon pomeriggio cuplovers, Oggi vi presento il secondo post dedicato alla special guest di giugno. Per la nostra rubrica una bevuta in compagnia ospitiamo Elisa Erriu. Vi ricordo che il fan più attivo di giugno (colui o colei che con i suoi commenti ha fatto sentire di più la sua presenza sui nostri social) si aggiudicherà una copia cartacea del suo romanzo, Era del sole.

Intervista a Elisa Erriu
A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO (Chiari)

Benvenuta nel salottino virtuale del nostro blog. Parlami un po’ di te: chi è Elisa?
Buongiorno, Chiara, e un raggiante saluto anche a tutti i cuplovers che mi stanno leggendo in questo momento! La tua prima domanda è una domanda particolare che richiede una risposta a tono: chi è Elisa? In trent’anni che la conosco, sono riuscita a capire solo una parte di questa bizzarra creatura e sono sicura che sia soltanto una minima parte. Come scrivo sul mio sito, credo che Elisa sia “una maschera, uno slogan, un piatto straniero, un aereo. Elisa è un’idea. Semplicemente “È”. Proviene da un mondo fantasy (quanto può essere fantasy la “pizza con le sarde”), per questo ama raccontare di fantasie dal tempo in cui il terzo millennio doveva ancora nascere. Ama anche il sushi, il tè verde, il buon vino, il velo del mare, il vento tra i capelli, un cucciolo di husky, i pupazzetti di Charizard… Ci son tante cose che Elisa potrebbe dire di sé, ma di solito le piace di più scrivere! In compenso mi ha detto di dirvi che se volete conoscerla, il pranzo lo offre lei!

I protagonisti del tuo romanzo sono i kami, divinità di origine giapponese, potresti spiegare ai nostri lettori cosa sono i kami e in cosa consistono i loro poteri?
I Kami, prima di tutto, “esistono” realmente. Meglio specificarlo subito! Se voi adesso, oggi, andaste in Giappone e pregaste in un tempio Shintō, potreste essere sicuri di venire ascoltati da queste creature spirituali. I Kami sono entità appartenenti al nostro mondo tanto quanto altre divinità. Non faccio un discorso teologico, insisto soltanto col dire che mi trovo sempre in grande difficoltà nel parlare dei Kami come di creature “fantasy”. Sarebbe come dire a un cristiano che Gesù è fantasy, per intenderci! Puoi crederci o meno, ma… Attenzione a dire che sono stati inventati! L’unica “invenzione” che posso dichiarare, è la mia su come abbia reso i Kami nel mio romanzo: esteticamente son tutti diversi tra loro, per lo più mi sono ispirata alle varie forme con cui comunemente conosciamo i draghi (perché adoro i draghi, confesso!). Ma non volevo fermarmi a un’immagine “standardizzata” e ormai abusata dalla letteratura di genere. Aspiravo a dargli un’identità “mia”. Combinando questo con la mia passione per la mitologia, in particolare quella Giapponese, è “venuto da sé” che rendessi queste mie creature un po’ “demoniache (aspetto dei draghi con ali, artigli, denti, squame e meravigliose forme sinuose), un po’ divinità (Kami, appunto). Per dirla tutta, in verità, i “miei” Kami non hanno soltanto richiami estetici (e non solo…) coi draghi e con le divinità nipponiche. Ma questa è una risposta a un’altra domanda!

I personaggi principali del romanzo sono Daila, Timaxos e Lloykan ti va di parlarmi di loro?
Con molto piacere! Parto subito col dire che parrebbe il “solito” triangolo amoroso. Be’ miei cari, non è così! Sarebbe molto sbagliato parlare di “triangolo” e, temo, altrettanto spigoloso sarebbe parlare di “amoroso”. Cos’è l’amore? Quando un uomo picchia una donna perché è geloso di lei, lui dice che lo fa per amore. Quando un genitore mente alla figlia sulle sue origini natali, così per “proteggerla”, anche lui dice che lo fa per amore. Mi rendo conto di presentarvi argomenti difficilmente argomentabili in poche righe, ma mi serviva accennarvi di queste complessità per spiegarvi che, all’interno del mio libro, la storia non è mai “ciò che sembra”. Daila è una giovanissima guerriera caduta dentro le trame di un destino insidioso e dovrà affrontare, per altro, il nemico per eccellenza, il più “spietato”, l’invincibile: la morte? Ma, chissà, se vi dicessi che si tratta proprio dell’amore, invece? Lloykan tenterà di proteggere la ragazza per via di un giuramento che ha fatto a sé stesso, ma neppure lui, impassibile principe incapace anche soltanto di sorridere, riuscirà a sottrarsi a questo nemico. Timàxos parrebbe chiudere il cerchio dei protagonisti principali: a causa sua e della sua ingorda lussuria, Daila è in pericolo, poiché lui ha dato il Potere a colui che minaccia di uccidere proprio la giovane guerriera. Perché l’ha fatto? Quali intrighi e misteri celano i miei personaggi? Possibile che gli eventi, le lotte, i colpi di scena, tutto giri intorno a una semplicissima motivazione, tutto venga fatto per sentire due semplici parole, quali “ti amo”?

Se dovessi scegliere una sola caratteristica da associare ai protagonisti, quale sarebbe?
Una sola caratteristica? Mh. Come anticipato, i miei protagonisti seguono un percorso di evoluzione abbastanza altalenante, come tutti i personaggi molto “realistici”. Ah, non ve l’ho detto! Il mio romanzo fantasy è, in realtà, molto poco “fantasy”! Lo so, è strano, ma avendo preso spunto da mitologie del nostro mondo, da storie autobiografiche e personaggi che traggono ispirazioni da persone “di mia conoscenza”, posso assicurarvi che è davvero un fantasy inusuale. Per metà non è per niente fantasy! Con alcuni protagonisti ci parlo realmente, quasi ogni giorno! Comunque, per rispondere alla tua domanda ti dirò: per Daila sceglierei “indomita”, come Mononoke, come Xena, come Lara Croft: forte, solare, coraggiosa, libera e, soprattutto, DONNA. Daila ha una volontà che gli uomini non potranno mai piegare, nonostante le sue fragilità. E questo mi piace pensare che sia una caratteristica vicina alle mie lettrici. Per Lloykan sceglierei “magico”. Non fatevi ingannare, non glielo attribuirei per gli stessi motivi per cui hanno chiamato così anche “Magic Mike” (anche se, certo, non è uno spoiler dirvi che Lloykan è un belloccio niente male!). No, direi magico perché, pur essendo uno tra i protagonisti a cui mi sono maggiormente ispirata a qualcuno che esiste anche nella “nostra realtà”, credo che lui sia il personaggio più “fantastico” del romanzo: è misterioso, ipnotico, imprevedibile, in grado di usare incantesimi e magie come nessun altro nel romanzo. Lui porta la magia all’interno del libro, spacciandola per sogni. Per Timàxos, invece, una sola caratteristica non basterebbe. Dico sul serio. Mi trovo in forte difficoltà. Pensandoci attentamente, potrei associarlo alla vita. Timàxos è “vivo”: passionale, incline ad assaporare ogni attimo, ogni essenza, ogni sfumatura, anche quella del dolore e del conflitto. Timàxos è il personaggio che più ha subito evoluzioni nella composizione del mio testo, ha cambiato volto svariate volte, possiamo dire che è cresciuto e soprattutto cambiato con me. E lui dovrebbe essere una sorta di antagonista. Si sa, per avere fascino, una bella storia deve possedere un cattivo con un certo spessore. Certamente non posso dire io se sia una bella storia, ma una cosa lasciatemela dire: Timàxos ha, di sicuro, un certo spessore.

Il titolo del romanzo prende nome dall’Era un oggetto magico che custodisce la forza che alimenta tutte le vite. Cosa si può fare con l’Era, a parte sterminare tutte le vite?
Questo sarebbe sicuramente Spoiler! L’Era, più che un oggetto, è uno Spirito, una sorta di entità incorporea racchiusa all’interno della Signora di tutti i Kami, Ariom. Lei è la chiave di volta di tutto il romanzo perché, ovviamente, per accaparrarsi un potere simile, innumerevoli individui in innumerevoli battaglie hanno tentato di sconfiggere Ariom al fine di sottrarle l’Era. “Sterminare la vita stessa” è soltanto uno tra gli scenari possibili che si presenterebbero se l’Era finisse nelle mani sbagliate. Immaginate prima di tutto perché una persona dovrebbe volere un potere simile. Vi spaventerà saperlo, ma io stessa, un potere del genere, non lo vorrei mai! È come col discorso dell’unico Anello nel “Signore degli anelli”: chi è davvero in grado di avere il potere? Per un oggetto così piccolo soggiacciono i destini di molti. Ecco, la mia idea è molto simile: un potere inimmaginabile, chi è realmente in grado di controllarlo? Una creatura “buona”, così come sembrerebbe essere Ariom? Oppure c’è una via di mezzo, un male “necessario”, che soltanto un “cattivo” sarebbe in grado di affrontare? Pensate, per esempio, al film di “Avengers: End Game”, la scelta di Thanos: pur non essendomi ispirata a lui, il concetto a cui mi sono ispirata è lo stesso. L’Era è in grado di togliere e dare la vita, cambiare le sorti del destino, è l’orologio delle nostre anime. Senza rovinarvi la sorpresa, immaginate cosa fareste se aveste un oggetto simile tra le mani… E se quello che fareste, sarebbe davvero la scelta giusta.

Amur è il villain della storia ti va di parlarci di lui, dei suoi obiettivi e del perché non può essere sconfitto?
Come già anticipato, Amür è il “vero” antagonista del mio romanzo. All’inizio della storia, quindi posso anticiparvelo, viene rinchiuso all’interno del corpo di Timàxos. I motivi per cui ha compiuto un gesto simile, non ve li dirò, ma posso dirvi che, da quel momento in avanti, Timàxos non sarà più lo stesso. Due anime all’interno di un solo corpo: una figura “poetica” che si perde dentro gli svariati miti di svariate culture. Figure eroiche, sciamaniche, divine, oppure mostri, leggende sugli alieni, possessioni demoniache. Analogie innumerevoli nel campo della letteratura e del cinema, come “lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde” o il più recente “Your name”, insomma, abbiamo già fatto i conti con una tematica simile e potremmo ben supporre cosa ci si può aspettare da chi decide di andare contro Natura. Timàxos dovrà convivere con l’essere che vuole uccidere la persona che ama, “finché morte non li separi”. Una bella prospettiva per Amür! Amur può essere sconfitto, ma il motivo per cui Ariom non l’ha ancora fatto, con un potere come quello dell’Era di cui vi parlavo sopra, questo è un segreto che svelerò nel seguito!

Potresti scegliere una citazione del tuo libro da condividere con i nostri lettori?
Ne metto una che mi sta particolarmente a cuore. È all’interno di un dialogo, pertanto dovrete fare uno sforzo aggiuntivo di immaginazione: immaginate di sentirvi dire queste parole in un momento particolarmente doloroso della vostra vita, dove non credete più in voi stessi:

“La realtà, forse, è che ancor prima che questo mondo vivesse in te, tu vivevi in questo mondo. Non era un “sogno”. I sogni siamo noi. Sono alle volte ciò che è più reale di noi stessi. Sono le nostre speranze, le nostre scelte, il nostro spirito. Sono le nostre uniche armi con cui combattere un destino che non ci appartiene. Forse tu hai sognato per tutta la tua vita e ti sei svegliata solo adesso.”

Stai lavorando a qualche nuovo progetto letterario attualmente?
Sono 5 anni circa che sto lavorando al seguito del primo romanzo… Signore e Signori, qualcuno deve pur dirvelo: i romanzi non si scrivono “in un anno”. In un anno non si arriva nemmeno alla conclusione dell’editing, indipendentemente dalla lunghezza del testo. Se qualcuno sforna libri uno dietro l’altro, temo che abbia confuso l’attività dello scrittore con quello del panettiere (non ci sarebbe nulla di male, ma, appunto, non sarebbe proprio la stessa cosa!). I romanzi richiedono tempo, come tutte le cose buone: richiedono ore di studio, di lavoro, di infinite stesure, poi di correzioni, di valutazione e, infine, forse, ancora di scrittura. È un “mestiere” a tutti gli effetti, quindi sì, ho in progetto dal 2014 di concludere questa saga, che precedentemente avevo immaginato composta di tre romanzi, ora invece proporrei nel formato di una dilogia e basta (visto come è difficile e instabile il lavoro di chi scrive?!). Oltre a questa serie, però, ho in progetto altri due libri, anche loro “in stallo” da alcuni anni. Posso anticiparvi che entrambi trattano di un genere COMPLETAMENTE diverso, uno è dalle tinte più “thriller” e dark, per così dire, l’altro invece più “scientifico”.
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