Recensione di “Otherworld”, il mondo virtuale in cui niente è mai stato più reale

Il tempo a disposizione è sempre troppo poco e bisogna necessariamente fare delle scelte, ma la playstation, e prima ancora di lei gameboy, sega master sistem e amiga, sono stati i miei migliori amici per molto tempo. Ho adorato Final Fintasy (7 e 8 in primis), Tomb Rider, Metal Gear, per non parlare di Puzzle Bubble… ve lo ricordate? Proprio per questo mio amore per i videogiochi ogni volta che spunta fuori un film o libro che li vede protagonisti la mia curiosità si accende come quella di una bambina.
“Otherworld: Questo non è un gioco” di Jason Segel e Kirsten Miller, come molti altri libri suoi predecessori, porta i suoi protagonisti a vivere un’avventura all’interno del gioco di turno, ricco di insidie e misteri da svelare. Se avete letto e apprezzato “Hyperversum” -che non posso fare a meno di continuare a consigliare-, ricordate ancora il film “Tron” e siete andati a vedere il più recente “Ready Player One” allora questo libro potrebbe fare per voi 😉
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Otherworld: Questo non è un gioco

(Otherworld)
Jason Segel e Kirsten Miller
Edito da De Agostini (20 marzo 2018)
Pagine 380
€ 6,99 ebook – € 14,90 cartaceo
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TRAMA DELL’EDITORE
Il futuro è alle porte per Simon e per altri 1999 fortunati: la Compagnia del multimiliardario Milo Yolkin li ha selezionati per testare l’ultimissima versione di Otherworld, il gioco di ruolo online più famoso del secolo. Perché dentro Otherworld puoi essere ciò che vuoi. Un uomo, un dio, un mostro. In Otherworld non esistono regole, non esistono conseguenze. Niente di più emozionante per un nerd pieno di soldi come Simon. Niente che non abbia già fatto. Ma stavolta qualcosa di diverso c’è. Perché Otherworld è l’ultima opportunità che gli rimane per incontrare la sua migliore amica Kat. Un misterioso incidente la costringe infatti in un letto d’ospedale, completamente catatonica e incapace di reagire agli stimoli esterni. Chi l’ha ridotta così? E come mai la Compagnia è interessata a una semplice ragazza come lei, tanto da inserirla nel programma sperimentale che connette la sua mente a una delle realtà virtuali di Otherworld? Simon non crede alle coincidenze e sa che la Compagnia non lascia nulla al caso… non ha dubbi che Kat sia in pericolo, e pur di salvarla è pronto a tutto. Pronto anche ad avventurarsi in Otherworld, forse per l’ultima volta, e giocare fino alla fine la partita più importante di sempre: quella per ritrovare Kat.


UNA BELLA LETTURA, 4 TAZZINE TONDE TONDE
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Ammetto di aver guardato a questo libro con interesse praticamente da subito, l’anima nerd che è in me a volte semplicemente non sa resistere anche se, come è successo in questo caso, la trama del romanzo in questione sembra un po’ già sentita. “Otherworld” è una lettura estremamente young, dalla scrittura semplice, e proprio per questo dimostra di avere una narrazione fluida e diretta, di quelle senza fronzoli e rigiri di parole. Uno di quei libri che si leggono veloci, dedicati ai gamer, dove -proprio come in un gioco- gli imprevisti sono dietro l’angolo e vengono risolti abbastanza velocemente per poi affrontare l’ostacolo successivo. Una lettura che ho divorato senza accorgermene in pochissimi giorni. Forse non sarà il romanzo del secolo, ma il mondo virtuale che hanno creato gli autori è davvero affascinante e l’interazione tra gli utenti del gioco è sicuramente il punto di forza di tutto il libro, che va mostrando per alcuni versi quella che per molti è oggi la realtà dei social network.

Simon, il protagonista, è un ragazzo indubbiamente problematico. Fatica a relazionarsi, vuoi per il suo carattere introverso o per la sua stazza, e l’unica con cui sembra legare davvero è Kat, sua coetanea che per una serie di eventi si scopre affetta della sindrome di “loked-in” e la vediamo ridotta a una sorta di vegetale. Qualcosa però non quadra e iniziano a sorgere i primi dubbi sulla situazione che ha visto Kat ritrovarsi affetta da questa rara malattia. Simon pensa di poter comunicare con lei tramite “Otherword”, il gioco virtuale che è stato dato in dotazione a 1999 fortunati da la Compagnia del multimiliardario Milo Yolkin. Un gioco che si collega direttamente alle sinapsi del cervello e permette al giocatore di staccarsi completamente dal piano fisico. All’interno puoi essere chi e cosa vuoi, non c’è rischio materiale, tutto è possibile, e vincere non sempre è la missione finale.

E’ affascinante vedere come questa realtà contestualizzi bene per certi versi i social network attuali e passi un messaggio che fa riflettere. Nascosti dietro a uno schermo e protetti dall’anonimato il vero io delle persone -quello che a volte si tiene nascosto- viene allo scoperto e persone impensate scatenano la loro cattiveria in un mondo dove tutto è permesso… però d’altra parte ce ne sono altre che si riscoprono meglio di quello che appaiono. Un risvolto davvero interessante che gli autori hanno ampiamente giocato a loro favore, costruendoci sopra una trama che, anche se un po’ già sentita, ha saputo conquistarmi.

Cosa mi è mancato? Un po’ più di complessità nell’intreccio narrativo. Ho apprezzato molti colpi di scena e scelte narrative, compreso l’amore romantico adolescenziale che si intravede già dalla trama sul retrocopertina, ma rimane tutto su un piano molto leggero, quasi vaporoso, un po’ troppo teen drama ecco. Mi sarebbero piaciuti maggiori dettagli, più spiegazioni e forse meno semplicità. E’ comunque una bella lettura, scorrevole e con molti riferimenti nerd non lasciati al caso.

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3 Comments
  • Annalisa Garlata
    13 Giugno, 2019

    Hai ragione è molto young ma a me è piaciuto ugualmente tantissimo! Sai consigliarmi altri libri del genere sui videogiochi?

  • Francesca Resa
    13 Giugno, 2019

    Questo libro mi ispirava ma ho trovato davvero poche recensioni in giro, grazie delle info credo lo prenderò alla fine 😉 l’ho anche visto in sconto

  • Bi-Bi-02
    13 Giugno, 2019

    Mai sentito parlare di questo libro ma gli altri che hai citato si e mi erano piaciuti, potrei pensare di prenderlo

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