Recensione a “Il principe degli Sciacalli” di Rebecca Moro

Buon pomeriggio cuplovers, vi state preparando all’arrivo del Natale? Tra la ricerca di un regalo e l’altro ho finalmente trovato il tempo per concludere la lettura di “Il Principe degli Sciacalli”.
Un esercito uscito dagli incubi e dalle leggende è giunto alle porte della Rocca del Quadrante dei Daven-Furus, i temibili Sciacalli, creature scomparse da tempo immemore sono tornate e sono pronte ad attaccare il regno degli uomini.

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Il Principe degli Sciacalli

Rebecca Moro
Edito da Fanucci Editore (24 ottobre 2018)
Pagine 350
€ 18,00 cartaceo – € 4,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
In una manciata di giorni e in una lunga notte di sangue, la Schiera degli Sciacalli è riuscita a invadere il più forte tra i Quadranti dell’Impero umano, travolgendo la famiglia del Mastro e il suo stendardo. Nessuno degli storici alleati è accorso in loro aiuto e i Ti-jak, una razza di bestie semi-umane dai corpi massicci e ricoperti di squame, hanno falciato qualsiasi resistenza. Gli unici sopravvissuti dei Daven-Furus, il principe Raven e le principesse Sarissa e Ioni, non possono che sottomettersi alla triade a capo degli invasori: Raven diventerà lo schiavo del Jekret, la guida militare, mentre le sorelle saranno date in sposa per rafforzare il seme di quella genia ripugnante ma invincibile. Ciascuno di loro sarà chiamato alla scelta più difficile: mutare a caro prezzo la propria natura, assumendo un ruolo non previsto in un destino avverso e ostile, fino a quando ciò che sembra un abisso senza fine, potrà trasformarsi in un’occasione di rinascita. Dalla fortezza tra le rocce di Rovelia sino alle cime proibite di Lacan, dalla polvere dei deserti alle torri di Mnar, il tempo del Quadrante di nordest scorre inesorabile verso la rovina, ma non è detto che gli invasori siano gli unici nemici. E talvolta persino un’alleanza con le bestie può rappresentare l’ultima speranza di salvezza. Il primo capitolo della “Saga dei Quadranti”. Sul campo di battaglia, dove oltre alle armi contano anche i sentimenti, il cruento confronto tra l’uomo e la bestia. Un fantasy che penetra l’abisso più profondo della natura umana per scatenare i suoi demoni, nella tradizione delle grandi saghe epiche e indimenticabili.

RECENSIONE DI STREGA DEL CREPUSCOLO
Una bella lettura, quattro tazzine tonde tonde
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Il principe degli Sciacalli si è rivelato una bella lettura, un romanzo ben scritto, con qualche bel colpo di scena e personaggi interessanti con i quali, tuttavia, non sono riuscita a entrare del tutto in sintonia.

L’idea di base del romanzo o, almeno, il suo inizio mi sono piaciuti davvero molto. Ci ritroviamo nella rocca dei Daven-Furus nel bel mezzo di una terribile battaglia, battaglia che, quelli che sembrerebbero essere i protagonisti, perdono. Dopo la morte del mastro, il principe Raven, mentre giace in una pozza del suo stesso sangue, conscio che la battaglia è persa e pronto a tutto per salvare la sua gente fa atto di Devozione alla Schiera degli Sciacalli. I Daven-Furus si sono arresi agli Sciacalli che, da adesso in poi, saranno i nuovi signori della Rocca. Da questo momento, Raven diventerà uno schiavo di piacere e sarà costretto a diventare l’amante del Jekret mentre la sorella maggiore, Sarissa, sposerà il Bemar, uno dei tre capi della Schiera e la sorellina Ioni verrà, in un futuro prossimo, data in sposa a uno degli alleati più influenti della Schiera. Un domani che si prospetta non proprio roseo per i Daven-Furus e che porta il lettore a chiedersi cosa riserverà loro il futuro.

Una delle cose che mi ha meno convinto della storia è la velocità con cui la piccola Ioni e lo stesso Raven finiscono per abituarsi alla loro nuova condizione. Raven diventa di fatto una sorta di schiavo-di-letto del Jekret che, poco dopo aver accettato la sua Devozione, lo violenta. Ammetto che questa parte non l’ho apprezzata molto, mi aspettavo di leggere del dolore di Raven, della sua paura e disperazione. Avendo fatto atto di Devozione, Raven non può ribellarsi, eppure non solo, dopo un iniziale rifiuto per quello che gli sta succedendo non solo vi si rassegna, ma finisce anche per cominciare ad apprezzare le attenzioni di Jekret. Ho trovato questo passaggio, dall’iniziale dolore e paura provata da Raven, all’apprezzare quello che il Jekret gli sta facendo, fino al nascere di un sentimento verso quest’ultimo davvero troppo rapido.

Forse la pietà era davvero una virtù riservata alle creature più infelici e mal riuscite. Chi era perfetto di suo, invece, era dotato all’esterno di uno smalto integro e impeccabile, su cui gli altri scivolano via, senza potersi aggrappare.

Ioni è una ragazzina sveglia e molto curiosa e capisce ben presto che, se i Daven-Furus vogliono sopravvivere, devono imparare a conoscere gli Sciacalli, impararne le usanze e adattarsi alla loro nuova vita. Ioni è ben consapevole dei propri doveri verso la sua gente, inizialmente è il personaggio che ho apprezzato meno, gli Sciacalli sono pur sempre gli assassini dei suoi genitori eppure ne diventa subito amica e considera la sorella maggiore una sciocca solo perché lei, a differenza sua, non riesce proprio a farsene una ragione.
Come potrete immaginare, Sarissa è proprio la protagonista con cui, inizialmente, mi sono trovata più in sintonia. La sua vita che, fino a quel momento, scorreva su binari ben prestabiliti è stata stravolta all’improvviso. Non solo ha perso i genitori ma viene costretta a sposarsi con una delle Bestie che hanno conquistato la Rocca. Costretta a unirsi al Bemar, colui che custodisce il seme della Schiera, Sarissa scoprirà ben presto che questo matrimonio è molto più pericoloso di quanto avrebbe mai potuto immaginare… il seme degli Sciacalli, infatti, è velenoso e persino le femmine della loro specie spesso muoiono in seguito al rapporto. Sarissa, nonostante il dolore, riesce a sopravvivere ma, quando scopre questo piccolo dettaglio (nonché il fatto di essere sposata con ben due Sciacalli e non uno) comprensibilmente si infuria per non essere stata messa al corrente di poter rischiare la vita. Sarissa è la più emotiva tra i tre fratelli ma anche l’unica per cui ho provato dell’empatia. È l’unica che, invece di accettare con estrema facilità la presenza degli invasori, tenta di cambiare le cose cercando aiuto dai loro alleati umani.
Mentre Raven combatte al fianco del Jekret e Ioni rimane felicemente alla Rocca, Sarissa va alla ricerca degli antichi alleati.
Perché nessuna delle famiglie regnanti degli altri Quadranti ha mosso in dito per aiutarli? Non sono forse alleati uniti da vincoli di sangue?
Quale destino attende i giovani Daven-Furus e gli Sciacalli?

Ho apprezzato molto l’accuratezza con cui sono stati descritti usi e costumi degli Sciacalli, i combattimenti e le battaglie sono davvero ben scritte così come la mitologia dell’Impero, peccato che non si sappia granché sugli altri Quadranti e che i veri cattivi siano poco caratterizzati.
Una buona lettura, con personaggi interessanti, qualche buon colpo di scena e tanta azione.

Battaglie, complotti, fughe e tradimenti vi attendono tra queste pagine.

ATTENZIONE, DA QUI SONO PRESENTI SUL FINALE spoiler

Ho trovato le motivazioni che spingono l’Impero a decidere di distruggere i Daven-Furus un po’ deboli e poco approfondite, i Daven-Furus avevano troppo potere… e gli altri Quadranti si sentivano minacciati da loro, non è spiegato che tipo di potere avessero i Daven-Furus… economico? Militare? L’unica cosa a cui si fa cenno è la purezza del loro sangue e la loro “altezzosità” un po’ poco, a mio avviso, per generare tanto odio…
Il vero villain del romanzo, l’Arbitro Manfridus si rivela un uomo astuto e assetato di potere ma, ahimè, troppo poco approfondito per far nascere in me un qualsiasi sentimento nei suoi riguardi. Ho sentito la mancanza di un villain forte e ben approfondito.
Ho apprezzato molto il personaggio di Ofozi l’unico un po’ sopra le righe: pirata, un po’ sbruffone, combattente ingegnoso, molto fortunato e anche un po’ folle. Spero che, nel prossimo volume, a meno di un salto temporale, si vedrà molto di più.
Nonostante questo sia il primo romanzo della Saga dei Quadranti, ha un suo finale, un finale che apre a una nuova era ma che chiude bene il libro e lascerà soddisfatti tutti i lettori.

QUALCHE INFO SULL’AUTORE
Rebecca Moro, pseudonimo di Silvia M. Moro, vive a Padova ed è mamma di 3 bimbi, avvocato, lettrice accanita, blogger. Adora tutto ciò che è sopra le righe e diffida dei sentimenti tiepidi, perché se non c’è la passione non c’è sapore. Con l’altro pseudonimo di S.M. May ha pubblicato i romanzi Nuvole (2013) per Triskell Edizioni e Addio è solo una parola (2015) per Youfeel Rizzoli. Come autrice self, inoltre, ha pubblicato, nel genere gay romance, la serie Lara Haralds – The Strange Matchmaker (Cambio gomme, Neve fresca, Ghiaccio salato, Doppio velo e Infinito Stupore); nel genere sci-fi la serie Oro (Il sangue non è acqua e Oro); il romanzo Secret Funding (2015), uscito anche in edizione inglese e in edizione tedesca per Dead Soft Verlag; e infine il legal thriller Gabbia per uccellini (2017).