Intervista a Davide Dotto, special guest di questo mese

    Buon giorno cuplovers! Oggi per la nostra rubrica “una bevuta in compagnia” abbiamo il piacere di ospitare Davide Dotto, autore del romanzo “Il ponte delle Vivene, che questo mese è il nostro special guest. Il fan del mese si porterà a casa il suo romanzo, QUI trovate le informazioni su cosa fare per vincerlo 😉

    Intervista a Davide Dotto
    A CURA DI STREGA DEL CREPUSCOLO (Chiari)

    Benvenuto nel nostro salottino virtuale Davide, posso offriti un caffè o un thè?
    Entrambi, grazie.

  • Chi è Davide Dotto? Quando è nata la tua passione per la scrittura?
  • [custom_frame_right]una bevuta in compagnia sul blog letterario de le tazzine di yoko - interviste[/custom_frame_right]Di professione sono impiegato amministrativo presso un ente locale. Ho la maturità commerciale e una laurea in giurisprudenza. Questo può dire poco, a meno che non si aggiunga che sono da sempre un lettore forte, capace di divorare il romanzo Jane Eyre il giorno prima di sostenere l’esame di procedura penale.
    La passione per la scrittura è nata quale spirito di emulazione per gli scrittori che ho amato. Difficile prendere la penna in mano se non si è preso confidenza con le pagine altrui. Leggere è il primo passo. Uno scrittore è in primo luogo un lettore. Sembra una cosa scontata ma non lo è affatto. Pochi hanno il genio di Isak Dinesen, al secolo Karen Blixen, in grado di mettere a frutto poche, fondamentali e scarne letture.
    Leggere è un’importante introduzione al mondo e alle cose che saranno sperimentate in seguito, consente di alimentare il proprio immaginario e la capacità di riempire una pagina bianca. È come imparare a parlare, inconsciamente ci si impadronisce di una grammatica pur ignorandone, al momento, le regole.

  • Il tuo romanzo è ambientato a Valchiusa, un paesino arroccato tra le montagne e dominato da un castello. Parlami di Valchiusa e di cosa rappresenta per te.
  • Valchiusa ricorda, nel nome, il paese che si trova a est di Avignone, in Francia, luogo di villeggiatura e locus amoenus per eccellenza di Francesco Petrarca, nella quale poteva dedicarsi all’otium intellettuale. Approfittando di un gioco di parole e di assonanze, Valchiusa richiama la valle del Chiese, teatro di alcune battaglie risorgimentali.
    È un altrove, un mondo diverso e più vario della pianura da cui proviene Giuseppina, una delle protagoniste. Vi giunge attraversando un confine, accompagnata da eventi storici (le campagne di Napoleone) che fanno da ponte.
    A Valchiusa ci sono le montagne, e la montagna per definizione è una terra incognita, inaccessibile. A causa del loro innalzarsi si fanno baluardo ma anche anello di congiunzione tra terra e cielo.
    Mi piace ricordare Borges che, in una intervista radiofonica, diceva questo: “La pianura è uguale in tutti i paesi del mondo… Le montagne invece no, ogni montagna è diversa. I Pirenei non assomigliano alle Alpi, le Alpi non somigliano alle montagne rocciose…”
    Ciò per dire che Valchiusa – e ciò che essa esprime – non è replicabile.

  • A dominare Valchiusa c’è un antico castello, parlami del legame tra il castello e la Vivena.
  • Il legame tra la Vivena e il Castello è dato dall’ignoto che sgomenta e ammalia, affascina e intimidisce. Nulla di nuovo sotto il sole: è un richiamo alla letteratura romantica dell’Ottocento, popolato di fortezze, conventi, foreste… Tipicamente romantica è la sfida nel capire quale sia il confine di questo ignoto, e a cosa la creatura umana possa aspirare.
    il-ponte-delle-vivene-cover-le-tazzine-di-yokoL’ignoto è declinabile in molti modi e riguarda un po’ tutti. Non necessariamente è legato al soprannaturale, la natura è abile nel custodire i propri segreti. Lo stesso genere umano è un mistero: l’uomo è un essere finito che aspira, nel bene e nel male, all’infinito. Ha in sé il concetto di infinito e la predisposizione a conquistare spazi non suoi.
    A ben vedere la Vivena, nel prendere possesso del Castello, fa altrettanto: occupa un posto non suo, ha valicato un confine. Ne ha fatto una specie di tempio. E da lì, come una dea greca, domina la valle, ne diventa la custode. Tuttavia se ne fa a sua volta condizionare perché condivide il tempo, la storia, la precarietà degli uomini fino a provarne invidia. Posta ai margini, ai confini, assomiglia sempre meno alle streghe di Macbeth, addentrandosi in una dimensione che non le appartiene. Entro certi limiti accade quello a cui ci ha abituati la letteratura greca: la storia umana diventa anche la storia degli dèi.
    Ci vuol poco per concludere che se la Vivena assomiglia a una divinità greca, può ben abitare templi e castelli.

  • Che cos’è una Vivena? Quali sono i suoi poteri?
  • Dire chi siano le Vivène non è facile. Le Vivène appartengono a quel gruppo di fate o di figure variamente denominate. Io ho attinto a una raccolta di fiabe del Trentino in cui si parla di Vivène. Il termine più comune dovrebbe essere Vivàne/Vivàna. In un’altra raccolta ancora compare Viviana (e Vivian è il nome di un personaggio, anche se è poco più di una comparsa).
    Con nomi diversi si trovano un po’ ovunque: nelle Valli Dolomitiche, in Friuli, in Trentino, in Veneto, ma la geografia che le riguarda può essere fuorviante, vi sono iscrizioni latine in Lombardia che parlano di loro.
    Tra l’altro non è semplice nemmeno chiamarle fate, o fade, come in Veneto. Non cambia soltanto una consonante, muta anche la raffigurazione. Fate sono quelle delle fiabe (le classiche fairy tales), Fade invece sono creature semiumane dall’accentuato lato oscuro.
    La mitologia che le riguarda, insomma, è molto varia. Se ciò che le accomuna è il fatto di avere membra e tratto di donna, esse sono anguane, sirene, arpie. Se “anguis” significa serpente, allora vi rientra pure Estrellita, l’Iguana di Anna Maria Ortese (e accenno appena all’assonanza tra iguana e anguana, più che suggestiva).
    ilgiocodelletazzecubo3-3Quali “poteri”? Quelli legati all’ignoto e al suo fascino. A ciò che non è a portata dell’umano. Sono una forma di intelligenza vestita di chiaroveggenza che, una volta acquista, non si può perdere. Penso a Gisella o a Zoe quando, ciascuna a suo modo, fa ritorno in paese.

  • Il tuo romanzo ha una forte componente femminile, come mai hai scelto delle protagoniste donne?
  • Il romanzo esigeva una scelta del genere. Se si pensa che da una parte c’è la natura personificata dalla Vivena e dall’altra la storia degli uomini, la cosa è più che comprensibile. Ci sono volontà talmente forti e radicate da essere in grado di prendere il destino per le briglie e addomesticarlo, fino al punto da dare un volto alla Vivena. La Vivena è Gisella, è Marlena, è Zoe. Difficilmente un ruolo del genere sarebbe stato giocato da un uomo. Il corrispettivo maschile della Vivena sarebbe stato, non so, un Silvàn. Ma la storia sarebbe stata completamente diversa e con altre simbologie. Un uomo combatte le guerre, quelle che con un tratto di penna cancellano regni, mutano le frontiere, insegue imperterrito il proprio personale desiderio di conquista affrontando pericoli mortali. Chissà se è questo il discrimine tra la fiaba e un racconto fantasy. Nella fiaba sono le donne, con il loro intuito, a tenere le fila della storia. Nel racconto fantasy avviene decisamente il contrario. All’autore del Signore degli Anelli si contesta un mondo decisamente maschile, le figure femminili sono poste ai margini: è il genere letterario ad imporlo, non è colpa di Tolkien. Sarebbe interessante approfondire la questione.
    Il discorso si allargherebbe molto se ci mettessimo a fare il punto e il contrappunto alle origini delle fiabe popolari e di come esse siano giunte a noi letteralizzate, adulterate. Basti segnalare il libro di Jack Zipes, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Qui per esempio si legge una cosa interessante. Spesso le storie originali sono state ribaltate nel senso che la dea, la strega o le giovani e fattive principesse sono state trasformate in baldi giovanotti, principi e via dicendo. Col rischio di perderne per sempre il significato originario. Si pensi poi allo studio di Yvonne Verdier L’ago e la spilla – le versioni dimenticate di Cappuccetto Rosso…

  • Gisella, Marlena, Zoe tre donne diverse che saranno profondamente legate alla Vivena, parlami di loro.
  • Se non ci fosse stata la Vivena queste tre donne sarebbero state le protagoniste di un romanzo distinto. Gisella è attratta nell’alveo del Castello prima della Rivoluzione Francese. Marlena e Zoe si legheranno alla Vivena in un’epoca di fermenti risorgimentali. Nei tre i casi opera uno sradicamento. È volontario quello di Gisella che, una volta entrata nel Castello per sfuggire a un marito manesco, non ha alcuna intenzione di tornare in paese. È una donna adulta, dal carattere definito, non priva di una volontà che darà filo da torcere alla Vivena.vivena-4-le-tazzine-di-yoko
    Diverso è il caso di Marlena, la cui stessa nascita deriva da una grazia concessa a chi l’ha domandata con ostinazione. Non c’è la mediazione di una scelta. Il suo destino è segnato sin dall’inizio. Non è in grado di opporre alcuna volontà di segno contrario a quella sigillata dal patto tra sua madre e lo spirito.
    Più drammatica è la sorte di Zoe, il cui sradicamento avviene in modo violento. Il suo è un rapimento vero e proprio. È troppo piccola quando viene sottratta a sua madre per capire cosa le sia capitato.
    Sono, in fondo, tutte storie di sradicamento, compresa quella di Giuseppina che abbandona le campagne trevigiane giungendo a Valchiusa e confrontandosi con un ignoto prima geografico, poi di altro genere.

  • Parlami del legame tra Marlena e Zoe.
  • Marlena è una madre che ha rinunciato a un figlio. Un figlio che non era oggetto del patto e che, al fine di onorare quello che la riguarda, ha dovuto lasciare a Giuseppina. Zoe a sua volta è stata strappata a una madre: per impulso, per rabbia, da un essere che Marlena incarna e al quale ha dato gli occhi, il volto, la voce, le gambe e le braccia. Ha tessuto con le sue mani il destino di qualcun altro e non può che esserne responsabile.

  • Che cosa desidera, veramente, la Vivena?
  • Per sua natura non dovrebbe desiderare nulla. Nata con il mondo, è destinata a durare quanto esso. La Vivena in quanto tale non è né una creatura delle tenebre, né una creatura della luce. È ambigua e oscillante, feroce e solenne, impenetrabile.
    Desidera uscire da se stessa, da ciò che la imprigiona e in parte ci riesce. Assaggia la precarietà, l’effimero. Ma non abbandona il suo ruolo, che è quello di essere una guardiana.
    Ha subito l’incanto degli dei antichi, a cui forse appartiene, i quali mettevano mano sulle questioni degli uomini. Ha desiderato (e osato) occupare un posto non suo, abitare un luogo in cui potesse essere trovata. Priva di nome, si è impossessata di quello delle donne che la impersonavano. O, secondo il punto di vista, è stata posseduta da costoro.

  • Stai lavorando a qualche nuovo progetto letterario?
  • Sto raccogliendo del materiale per un romanzo che vorrei ambientare nella Treviso tra il ’43 e il ’45. Si tratta di una pagina di storia di cui si è sempre meno consapevoli.

    Grazie per la tua disponibilità.
    Grazie a te.

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11 Comments
  • Gaia
    15 Novembre, 2016

    Bella intervista 🙂 queste Vivene mi attirano molto.
    Per il gioco dico Bitten, non so assolutamente se è biondo ma mi butto ahah

  • Memi.
    15 Novembre, 2016

    Intervista molto interessante, non avevo mai sentito parlare delle Vivène e della storia legata ad esse e alle loro origini. Questo particolare e la caratterizzazione delle protagonista mi incuriosisce moltossimo.♡

    Per quanto riguarda l’indizio.. mi porta ad abbandonare la mia idea iniziale e stavolta provo con ‘Antiche voci da Salem’ di Adriana Mather.

  • Alicia Limi
    15 Novembre, 2016

    In effetti un uomo tende ad avere protagonisti maschili, nel suo libro troviamo -a quanto mi pare di capire- ben tre donne, non deve essere stato facile immedesimarsi in tre caratteri così diversi.

    • tazzine e zollette - strega del crepuscolo
      strega del crepuscolo (Chiari)
      15 Novembre, 2016

      Sì le protagoniste principali sono tre donne molto diverse tra loro e tutte davvero ben tratteggiate.

  • gina
    15 Novembre, 2016

    Bella l’intervista, tanto quanto il romanzo che ho già letto e consiglio. Quello che mi ha colpito è proprio questo mondo dove le donne sono le protagoniste. Il loro carattere è sviscerato con profondità e piacevolezza. La Vivena le porta dentro tutte, a volte con lotte interiori, sempre diversa ma sempre pronta a vegliare su Valchiusa. E’ un bel narrare, non solo di fiabe o leggende, ma di un mondo di solitudine.

    • tazzine e zollette - strega del crepuscolo
      strega del crepuscolo (Chiari)
      15 Novembre, 2016

      Concordo Gina ^_^

  • cinzia catalucci
    16 Novembre, 2016

    Bellissima l’intervista molto accattivante!
    Cambio di nuovo e stavolta dico Il bacio della sirena di Tera Lynn Childs

  • Luigi Dinardo
    16 Novembre, 2016

    la lettrice della chee dico sempre

  • Dory A.
    16 Novembre, 2016

    Bell’intervista! Molto interessante è la figura della Vivena che essendo molto misteriosa mi affascina tantissimo.
    Per il gioco delle tazze dico ancora La cacciatrice di fate di Elizabeth May!

  • Michela Martorelli
    17 Novembre, 2016

    Indizio #3 Antiche voci da Salem” di Adriana Mather

  • Mya Kahlan Davislance
    18 Novembre, 2016

    Continuo con Striges per quanto riguarda l’indizio!

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